Avvenire, 24 aprile 2025
In Indonesia le ruspe sono già al lavoro per la più grande deforestazione al mondo
Gli ambientalisti non usano mezze parole: siamo davanti «alla più grande operazione di deforestazione pianificata al mondo», un progetto che minaccia di infliggere un colpo mortale a un ecosistema ancora incontaminato. Non solo: come riporta il Giakarta Post, «gli attivisti temono che il mastodontico progetto lanciato dal governo indonesiano alimenterà le violazioni dei diritti umani in una regione a lungo afflitta da presunti abusi militari e dalla presenza di forze separatiste. Una inevitabile conseguenza sarà, poi, lo sfollamento dei gruppi indigeni che dipendono dalla terra per sopravvivere». L’obiettivo delle autorità di Giacarta è ambizioso: piantare diversi milioni di ettari di riso e canna da zucchero – dalla quale si ricava bioetanolo, utilizzato principalmente come carburante per motori nella provincia di Merauke, nella Papua Meridionale. E, così, guadagnare una doppia “indipendenza”: alimentare ed energetica.
«Sono fiducioso che entro quattro o cinque anni al massimo raggiungeremo l’autosufficienza alimentare», ha dichiarato il presidente indonesiano Prabowo Subianto nell’ottobre 2024. «Dobbiamo essere autosufficienti dal punto di vista energetico e abbiamo la capacità di farlo», ha incalzato. La deforestazione legata al piano è già in corso.
Alla fine dello scorso anno, risultavano “bruciati” oltre 11mila ettari di piante, vale a dire un’area più grande della città di Parigi, secondo la denuncia di Franky Samperante dell’Ong per l’ambiente e i diritti delle popolazioni indigene “Yayasan Pusaka Bentala Rakyat”. La cifra, fanno sapere gli attivisti, è destinata ad aumentata.
Vertiginosamente. A quale prezzo? Quali saranno le conseguenze ambientali e umane?
«Di solito, la deforestazione è il risultato di un governo che non fa il suo lavoro – ha dichiarato Glenn Hurowitz, amministratore delegato di Mighty Earth, un’organizzazione globale che lavora per difendere il Pianeta –. Ma in questo caso, è in realtà il governo indonesiano a dire di voler disboscare alcune delle ultime foreste rimaste. Immaginate che ogni traccia di vegetazione in quell’area venga completamente distrutta, con tutti gli alberi e la fauna selvatica cancellati dal paesaggio e sostituiti da una monocoltura. Si sta creando una zona di morte in uno dei luoghi più vitali della Terra. La tragedia di questo progetto – ha concluso Hurowitz – è che l’Indonesia ha compiuto così tanti progressi nello spezzare il legame tra espansione agricola e deforestazione.
Purtroppo, questo singolo progetto minaccia di minare ogni progresso». Non si tratta di un’occorrenza solitaria. L’Indonesia ha uno dei tassi di deforestazione più alti al mondo. Il disboscamento è “ripartito” dopo diversi anni di rallentamento, con il 2024 che ha segnato il tasso più alto dal 2021. I dati mostrano anche, come sottolinea il sito Mongabay, «che la stragrande maggioranza della perdita di foreste è legale, una differenza netta rispetto ai periodi precedenti dominati dalla deforestazione illegale». Secondo i dati della Ong ambientale Auriga Nusantara, che monitora la copertura forestale del Paese da anni, l’Indonesia ha perso 261.575 ettari (646.366 acri) di foreste, un’area quattro volte più grande di Giacarta. Si tratta di un aumento dell’1,6% rispetto al 2023. «L’aumento dimostra come il governo non sia riuscito a proteggere le foreste rimanenti del Paese, stimate a meno di 90 milioni di ettari (222 milioni di acri)». E il peggio deve ancora arrivare.