la Repubblica, 23 aprile 2025
Girelli, l’intervista: “La mia Juve sul trono, adesso dateci i grandi stadi”
La Signora dello scudetto è Cristiana Girelli: con la sua doppietta al Milan ha dato alla Juventus Women il sesto titolo in otto stagioni. Per lei, che oggi compie 35 anni, è il trofeo numero 29.
Girelli, il modo migliore per festeggiare?
«Lo scenario perfetto. Gli anni non li sento, per come sono fatta. Un attaccante viene valutato per i gol e per i risultati che ottiene la squadra».
Che posto riserva all’ultimo scudetto?
«Un posto speciale. Alla Juve devi vincere sempre, ma noi venivamo da due anni molto difficili. Non partivamo da favorite, ma con il lavoro e il sacrificio ce l’abbiamo fatta. I grandi giocatori fanno vincere le partite, ma è il gruppo che vince i campionati. Abbiamo superato insieme momenti difficili. Quando smetterò non mi rimarranno solo i gol, ma le emozioni dello spogliatoio e le risate».
Alle vostre spalle c’è l’Inter. C’è rivalità anche nel femminile?
«Per ora è meno sentita, tra poco forse crescerà (sorride). L’Inter ha fatto un campionato strepitoso, non mi stupisco, conoscendo l’allenatore Piovani. La Serie A femminile è diventata competitiva, penso alla Lazio, al Sassuolo, al Milan, alla Roma, alla Fiorentina».
In campionato avete giocato le gare casalinghe a Biella. Ma la festa scudetto sarà il 10 maggio all’Allianz Stadium, contro l’Inter.
«Non vedo l’ora, è straordinario. Ringraziamo la società, ci ha aperto per l’undicesima volta lo stadio».
Quanto aiuterebbe giocare nei grandi impianti italiani?
«Molto. In Inghilterra lo fanno già. Se si lavorasse nel modo giusto, potremmo offrire uno spettacolo all’altezza».
Ora l’attende l’Europeo in Svizzera con l’Italia.
«Chi inizia a giocare a calcio sogna un Mondiale o un Europeo con quella maglia. Per me potrebbe essere l’ultimo grande torneo con la Nazionale».
Nel girone ci saranno Spagna, Portogallo e Belgio. Dove può arrivare l’Italia?
«Passare il girone è l’obiettivo. Ci sono rivali molto tecniche, come Spagna e Portogallo. Il Belgio l’abbiamo già affrontato nell’ultimo Europeo, ci ha buttate fuori. Chi ha vissuto quell’esperienza avrà voglia di rivalsa».
Cosa manca per cambiare la mentalità del calcio italiano?
«Dopo il Mondiale del 2019 c’era stata grande risonanza mediatica. Gli ultimi risultati non ci hanno aiutato, avremmo potuto fare meglio: dobbiamo ottenerne di migliori per far parlare di noi».
Oggi lei commenta la Champions maschile su Prime.
«Mi diverto, parlo di calcio con altre persone esperte e competenti. Sono contenta che Prime abbia aperto le porte anche a noi ragazze, di aver fatto capire che anche noi siamo in grado di raccontare e commentare il calcio. C’è ancora molto da fare per abbattere stereotipi e ostacoli, nello sport come nella società. Spesso dipende anche dall’ambiente in cui si cresce».
Le arriveranno sicuramente anche delle critiche.
«Ci rimango male, le mie sono semplicemente opinioni e prima mi documento».
Quanti tatuaggi ha?
«Il primo me lo ha fatto Melania Gabbiadini quando giocavamo insieme, aveva appena cominciato. Sul braccio ho un quadrifoglio con le iniziali della mia famiglia, poi una riga rossa con la F in alfabeto Morse, l’iniziale di mia nipote Federica, ne arriverà un’altra con la A di Alessandro, un altro nipotino nato da poco. Poi la scritta Dare to shine, l’hashtag di Francia 2019 e dietro al braccio il numero 10. Sul petto la scritta It’s all about heart: qualsiasi cosa faccia, in me prevale il cuore più della testa. Poi una croce, con la scritta breathe: nei momenti difficili mi ricordo sempre che il respiro può aiutare la mente a calmarsi».
Le piace leggere?
«Molto, ieri sera non riuscivo a dormire e ho letto le prime 100 pagine di Quando inizia la felicità di Gianluca Gotto. Ogni capitolo è caratterizzato da una domanda che noi spesso ci poniamo».
Quattro anni fa lei è stata ospite a Sanremo: ambasciatrice del calcio femminile.
«Il giorno dopo era come se avessi giocato dieci partite, ero stanchissima. Avevo una paura incredibile di cadere tanto che ho chiesto di provare le scale. Mentre mi esercitavo, cantava Laura Pausini: immaginate la scena. In spogliatoio, quando facciamo il Fantasanremo, mi prendono ancora in giro».
Perché la chiamano chef?
«Sono molto attenta alla nutrizione, ma adoro cucinare, faccio corsi, ne ho finito uno sulla pasta fresca: plin, agnolotti. Adoro i risotti, spesso li preparo per le mie compagne: è il mio modo per esprimere affetto. E amo partecipare a degustazioni di vini, senza esagerare».