La Stampa, 23 aprile 2025
La Lega vuole vietare il burqa ma FdI frena: "Altre priorità"
Divieto di burqa e niqab nei luoghi pubblici. Il capogruppo della Lega Fabrizio Ricca ci prova anche in Regione, ma FdI frena: «Le priorità sono altre». Dopo aver depositato una mozione (a prima firma della parlamentare Elena Maccanti) in Consiglio comunale, dove il centrodestra non ha i voti sufficienti per far approvare il documento, il partito del Carroccio ha fatto bis a Palazzo Lascaris. L’ordine del giorno specifica come «la libertà religiosa» sia un «diritto inviolabile», ma come il suo esercizio possa essere «soggetto a limitazioni quando entra in conflitto con altri diritti e valori di pari rango, come la sicurezza pubblica»; fatta questa premessa, il partito di Salvini chiede alla giunta Cirio di «emanare i provvedimenti di propria competenza al fine di vietare la copertura del volto nei luoghi pubblici» e invita il governo Meloni a «valutare l’estensione del divieto a tutti gli ambienti scolastici, garantendo che tale misura non solo preservi la sicurezza, ma favorisca anche l’integrazione degli studenti di minore età».
Il burqa copre l’intero corpo, compreso il viso, ma ha una retina davanti agli occhi per consentire di vedere. Il niqab copre tutto il corpo tranne gli occhi, lasciando una fessura per la vista. In Italia non esiste una legge specifica che vieti il velo integrale nelle scuole, ma è vietato l’uso «di caschi protettivi o qualsiasi altro mezzo che renda difficile il riconoscimento della persona in luoghi pubblici o aperti al pubblico», a meno che vi sia un giustificato motivo. Secondo la Lega, però, questo «giustificato motivo» verrebbe usato «per eludere la legge» e collegato «al credo religioso» per portare avanti «condotte dettate dal radicamento culturale ai danni delle donne», quale l’uso appunto dei due indumenti tipici della religione islamica.
Ricca vorrebbe replicare quanto fatto in Lombardia nel 2015, quando la Regione vietò l’ingresso nelle strutture sanitarie con il burqa; il documento presentato in Consiglio regionale, quindi, parla di «motivi di sicurezza», ma anche di «atteggiamenti inconciliabili con i principi della Costituzione di rispetto della dignità e a difesa della donna che può essere costretta dall’uomo a comportamenti e ad abbigliamenti per la sua sottomissione». La mozione fa poi riferimento a una proposta di modifica della legge, a livello nazionale, che eliminerebbe ogni riferimento ai giustificati motivi e introdurrebbe nel codice penale il «reato di costrizione all’occultamento del volto con l’aggravante se il fatto è commesso a danno di una donna, di un minore o di persona disabile»; una condanna ostativa all’ottenimento della cittadinanza politica.
«Si tratta di un atto politico», sottolinea Ricca. Un atto che però non sembra avere, almeno per ora, i voti dei suoi alleati – soprattutto dopo gli ultimi scontri su sanità e intramoenia. Se Forza Italia rimane silente, il capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Riva Vercelotti è tranchant: «Non ho ancora letto il documento della Lega, ogni settimana vengono caricate parecchie mozioni e odg, e ne abbiamo ferme quaiche decina. Con la ripresa dei lavori del Consiglio regionale – sottolinea – la priorità sarà la gestione della calamità che ha colpito mezzo Piemonte e la legge riordino». Insomma, le priorità dei piemontesi, ad oggi, sono altre: «Solito a atto di propaganda per toccare la pancia delle persone nel tentativo di raccattare qualche voto – attacca la capogruppo del M5S Sarah Disabato –. Esiste già una legge, e in ogni caso il percorso per garantire i diritti delle donne non passa da questi atti di facciata su cui la Regione non ha competenza diretta. Ricordo, in ogni caso, che sono loro ad essere al governo».