il Fatto Quotidiano, 23 aprile 2025
Bucci e Rixi senza soldi e tempo: pure la diga sarà ‘opera militare’
Non solo mercantili e navi da crociera, ma fregate e portaerei: come il ponte sullo Stretto, anche la nuova diga del porto di Genova non servirà solo al traffico civile del primo scalo commerciale del Paese, ma anche alla difesa italiana ed europea.
È di questo che, secondo quanto appreso dal Fatto, l’Autorità portuale di Genova e Marco Bucci, governatore ligure e commissario alla maxiopera da 1,3 miliardi – coperti da 830 milioni di fondo complementare al Pnrr e 270 milioni di prestito della Banca europea degli investimenti – stanno cercando di convincere i ministeri di Infrastrutture e Difesa. La valenza militare di un’opera finora presentata unicamente come strumento di potenziamento mercantile è spiegata da un passaggio dell’allegato infrastrutture al Documento di finanza pubblica, che per la prima volta contiene un paragrafo sulla “mobilità militare”: “Con l’obiettivo di prioritizzare, stante le esigue risorse finanziarie, gli investimenti sulla rete duale (…), in vista del negoziato sul nuovo Bilancio dell’Unione europea 2028-2034, gli sforzi sono oggi indirizzati nel definire un elenco di rilevanti progetti infrastrutturali nazionali” a doppio uso. Se per il ponte, cioè, il paravento mimetico serve a bypassare i limiti ambientali, per l’infrastruttura genovese il problema da aggirare è di soldi (e tempi). La diga doveva essere realizzata in due fasi, la prima, entro il 2026, da 950 milioni, coperta da 500 milioni del fondo complementare; la seconda da 350 nel 2030. Aggiudicata a un consorzio guidato da Webuild la prima tranche, Bucci ha ottenuto dal governo altri 330 milioni del fondo per la seconda, promettendo di accorpare i lavori e terminare tutto alla scadenza della fase A. Mentre sulla prima parte emergevano problematiche tecniche, incidenti, ritardi e richieste dall’appaltatore di riserve per 300 milioni, Bucci un mese fa confermava, presente il concittadino, e vice di Matteo Salvini, Edoardo Rixi, che al massimo si sarebbe arrivati a metà 2027. Pochi giorni prima, però, commissario e Autorità portuale approvavano il progetto esecutivo della seconda tranche di lavori: secondo i documenti Webuild ora visionati dal Fatto occorreranno 39 mesi dall’aggiudicazione di una gara nemmeno bandita. Considerato che una simile procedura richiede almeno sei mesi, significa 2029 inoltrato. Il quadro economico per questa seconda parte è poi già lievitato a 470 milioni. E la Bei non ha confermato il prestito, perché sta “esaminando le procedure di appalto relative al contratto di costruzione” di fase A. Oggetto di un’inchiesta della Procura europea che vede indagati l’ex presidente del porto Paolo Signorini per turbativa d’asta e due rappresentanti dell’appaltatore per indebita percezione di erogazioni pubbliche e malversazione. Insomma, mentre a Roma va in scena il confronto-scontro fra Economia e Difesa sui piani di riarmo Ue, a Genova si sono portati avanti e hanno scoperto la vocazione militare della diga che potrebbe togliere le castagne dal fuoco a Bucci e Rixi.