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 2025  aprile 23 Mercoledì calendario

Il manuale per i medici militanti: "Non mandate nei Cpr chi sbarca"

Il centro di Gjader in Albania per il rimpatrio dei migranti sta entrando in piena operatività: il premier Giorgia Meloni aveva promesso che il sistema messo a punto dal suo esecutivo avrebbe funzionato, anche se non sarebbe stato facile. Il primo migrante è stato rimpatriato qualche giorno prima di Pasqua ma se da un lato la soluzione sta iniziando a prendere piede, con il pieno appoggio anche dell’Unione europea, dall’altro la magistratura, così come la politica attiva e quella militante, stanno cercando di mettere i bastoni tra le ruote. Ed è proprio dagli ambienti antagonisti che arriva una delle iniziative che in linea teorica potrebbe causare qualche problema e che si basa sul diritto garantito a ogni migrante di essere sottoposto a una visita medica di idoneità prima di essere trasferito in un centro per il rimpatrio.
Una delle associazioni clandestine, che ha già prodotto materiali su come partecipare alle manifestazioni in modo “sicuro”, eludendo le forze dell’ordine, ha redatto una “guida minima per sanitari” per spiegare ai professionisti che si occupano delle certificazioni in che modo possono evitare che gli irregolari vengano portati nei centri per il rimpatrio. “Al momento della richiesta puoi firmare il modulo per la valutazione di non idoneità alla vita nei Cpr”, si legge nel piegabile che è stato diffuso tramite un archivio online e che presenta anche una bozza di un modulo di “non ideoneità” che è stato preparato dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione.
Si tratta di un modulo fac-simile che i medici sono invitati a compilare per ogni migrante che viene sottoposto alla valutazione medica, in modo tale che nessuno venga ritenuto idoneo al trasferimento. Dai gruppi antagonisti è partito l’appello per far girare il più possibile questo piegabile: “Mandalo alle tue conoscenze in ospedale”. Il volantino fa parte di una più ampia operazione di sabotaggio del sistema dei rimpatri e del patto Italia-Albania. “L’ospedale è il luogo di passaggio intermedio tra il fermo e la detenzione amministrativa, quindi la possibile espulsione”, si legge nel documento in cui viene spiegato come agire per “fermare l’ingranaggio”, perché “in quel frangente il personale medico può impedire l’accesso alle strutture con una semplice firma”. Ed è proprio usando gli articoli di legge che garantiscono la tutela della salute dei migranti che dall’associazionismo militante antagonista vogliono agire per far saltare il sistema dei rimpatri perché, nella narrazione che cercano di diffondere, le persone migranti che vengono destinati ai Cpr “vengono prelevate in situazioni pressoché casuali con presupposti razzializzanti” la cui unica colpa, dicono, “è quella di non avere un documento riconosciuto come valido”.
La parola d’ordine è solo una: “Nessuno è idoneo alla vita nei Cpr. Tu, nel pieno rispetto della legge, dei tuoi diritti come professionista della salute, hai la possibilità di certificarlo”. Il manuale, dove sono riportati i codici che permettono ai medici di non fornire alcuna indicazione sui pazienti, soprattutto quando la stesura di un referto potrebbe esporre l’assistito a una procedura penale, è accompagnato dal proclama ormai ben noto: “I Cpr si chiudono col fuoco”.
La propaganda anti-rimpatrio è attraversata da un certo fervore da quando si è capito che i centri in Albania possono funzionare in tal senso e dalle opposizioni, tanto politiche quanto militanti, è tornato di moda il parallelismo “Cpr = Lager”, che ha una forza notevole nella propaganda per le immagini che evoca, nonostante non abbia attinenza con la realtà.