Corriere della Sera, 22 aprile 2025
Per i cugini era solo Giorgio: «I pranzi, le battute, i ricordi»
Per loro è sempre stato «Giorgio», il cugino con cui da ragazzi mangiavano sotto gli alberi. «Veniva a trovarci a Pratomorone, dove abitavo prima di sposarmi. I nostri nonni erano fratelli», racconta Delia Gai, classe 1937 come il marito, Franco Travo, nella cucina della loro cascina a Tigliole, nell’Astigiano. Qui Bergoglio venne a prendere il caffè il 19 novembre del 2022, dopo aver pranzato dall’altra cugina, Carla Rabezzani, a Portacomaro, poco meno di trenta chilometri da qui. «Per il pranzo ci adoperammo tutte per preparare qualcosa. Prima che Giorgio diventasse Papa, da Carla era il suo dormitorio, lì aveva la stanza dove poteva anche pregare, mentre qui da noi era la sua osteria», ricorda Delia con nostalgia, indicando il posto dove si era seduto Bergoglio in occasione di quella visita privata, ma anche pubblica, per la quale erano stati scomodati polizia, carabinieri, finanza, protezione civile, vescovo, compaesani e fedeli. Un evento che era rimasto impresso nella comunità locale, tanto che lo scorso novembre questa stradina, che prima si chiamava via della Stazione, è diventata via del Papa, con una statua dedicata santo padre proprio vicino alla rotonda.
«Non è che fosse d’accordo con l’idea della statua, ma poi se la fece andare bene», chiosa Delia, che del cugino conserva l’immagine di una persona semplice e divertente. Interviene il marito, Franco: «Due anni fa ad agosto io e mia moglie abbiamo compiuto 60 anni di matrimonio. Quando glielo dissi al telefono lui replicò: e non ti sei ancora stufato?». «Era così», va avanti la cugina: «Quando fece l’intervento al colon, nel 2021, con noi scherzò: “Ora in pancia ho 47 punti. Taglio cesareo, ma senza bambino!”». Uno spirito che non ha mai perso, come dimostra la telefonata a Carla Rabezzani, che dei cugini è stata l’ultima a sentirlo: «Qualche giorno fa mi aveva fatto gli auguri per la gamba ingessata e aveva detto: “Meno male che non ti sei rotta la testa!”. Ma la voce era flebile».
Per la nomina a cardinale, organizzarono un pranzo in famiglia per 28 persone nel salone qui accanto. È Delia a parlare: «Facemmo una bella festa e poi andammo a Roma. Dovevamo restare due giorni, e invece rimanemmo una settimana. Un giorno ci diede appuntamento in un ristorante. C’eravamo tutti, ma lui non arrivava, non arrivava. Finché comparve, a piedi, vestito di nero, come un semplice prete: noi ce lo aspettavamo già con il rosso porpora. Allora mio marito gli chiese dov’era l’autista. Ma quale autista?, gli rispose. Io gli domandai dove fosse l’anello, e lui dovette cercare nelle tasche per trovarlo».
Cardinale
«Organizzammo un pranzo per la nomina: lui arrivò vestito come un semplice prete»
In effetti gli aneddoti sono in linea con quel «Giorgio» che quando andava a trovarli, la sera lavava i calzini che avrebbe rimesso il mattino dopo. «Oppure scendeva nell’orto a prendersi i pomodori o l’insalata e li mangiava senza condirli». Non parlava mai di quello che faceva al servizio dei poveri. «Ma era molto attento alle nostre storie. Nostra figlia Emma, che ci ha lasciati cinque anni fa per un tumore al pancreas, nel 2019, quando già stava male, volle andare a trovarlo con una nostra vicina, Manuela, che fa l’ostetrica. Lei tornò a casa entusiasta perché a pranzo, a Santa Marta, il Papa le aveva versato da bere. E quando mai mi ricapita!, diceva a tutti».
Di Emma non si scordò mai. «Magari ci chiamava per dire che il 14 aprile, il giorno in cui nostra figlia è mancata, l’aveva ricordata nella messa». Franco ha in mente tutte le corone del rosario che mandava, benedette da lui, per i loro amici. «Ci sentivamo una volta al mese. Chiudeva ogni telefonata chiedendo di salutare i nostri amici perché erano anche suoi. E chiedendo di pregare per lui».
Delia aggiunge: «Il 13 marzo, quando fu eletto, il telefono cominciò a squillare e casa nostra fu assediata per due settimane. Il giorno dopo, vedendo la schiera dei giornalisti, uscii di casa dicendo che ero la governante e mio marito il giardiniere. Alla prima telefonata, Giorgio, al quale nostra nipote aveva già raccontato tutto, mi saluto allegramente dicendo: “Come sta la signora di servizio?”. Era diventato Papa, ma era rimasto il nostro Giorgio».