repubblica.it, 22 aprile 2025
Lotito e le esigenze spirituali, i sospetti della Juve: in serie A i rinvii della discordia
Nessuno, ovviamente, ha osato polemizzare sulla decisione di annullare tutte le manifestazioni sportive, a cominciare dalle partite di calcio, nella Pasquetta di lutto per la morte di papa Francesco. Ma poi in molti hanno brontolato, più o meno silenziosamente, più o meno ufficialmente. In definitiva, la Lazio è stizzita perché deve fare su e giù tra Roma e Genova due volte nel giro di tre giorni, la Fiorentina perché ha saputo della data del recupero con il charter di ritorno da Cagliari già in pista e ha dovuto organizzare al volo il prolungamento del soggiorno in Sardegna, il Genoa perché avrà pochissimo tempo per rifiatare tra la partita con la Lazio alle 18.30 di mercoledì e quella di sabato alle 15 in casa del Como, la Juventus perché pensa che in questa faccenda di rinvii e recuperi ci guadagni la Lazio (a proposito, slitta a lunedì la gara con il Parma prevista per sabato), rivale per la corsa Champions, che avrà due giorni in più per smaltire lo spossante e infelice giovedì di Europa League, prolungatosi fino ai rigori, e sarà l’unica tra le squadre “rinviate” ad affrontarne un’altra, il Parma, quindi senza svantaggi dal punto di vista della freschezza.
La protesta ufficiale della Lazio
Come sempre, dunque, ognuno ha pensato al proprio orticello e squadrato la situazione dal suo punto di vista, anche se alla fine a protestare ufficialmente ha provveduto solamente la Lazio, che ha scritto una lettera alla Lega, inviata per conoscenza anche a Coni e Figc, per “manifestare il proprio disappunto per la decisione unilaterale riguardante la programmazione della partita di recupero tra Genoa e Lazio”. Lotito avrà parlato di stanchezza, di calendari ingolfati, di giocatori da recuperare, di preferenza per tornare a Genova qualche settimana più in là? Macché, ha tirato in ballo “gli impegni istituzionali che coinvolgono direttamente il nostro club”. In pratica, la Lazio, “squadra storica della Capitale”, in questi giorni preferirebbe stare a Roma a piangere il Papa, avendo “infatti espresso la volontà e il desiderio unanime di partecipare con una rappresentanza ufficiale al doveroso omaggio nei confronti di Sua Santità”. Perciò Lotito ha chiesto un’altra data per disputare Genoa-Lazio, “una soluzione alternativa condivisa, rispettosa non soltanto delle esigenze sportive ma anche di quelle (ci si permetta, prioritarie e prevalenti) istituzionali, spirituali e sociali della nostra città”. È l’anima che lo chiede.
La risposta della Lega e il caos organizzativo
La Lega non ha dato corda a Lotito, ma ha risposto a stretto giro che il recupero del rinvio era e resta fissato per mercoledì 23 aprile alle 18.30. Anche la Lega, però, ha contribuito a fomentare l’insoddisfazione dei club. La chiusura del campionato per lutto è stata comunicata ufficialmente attorno alle 10.30 del mattino e in un primo momento ai club è stato suggerito di rientrare nelle rispettive città, perché i recuperi non sarebbero stati fissati a breve. L’Udinese, che avrebbe dovuto scendere in campo a Torino alle 12.30 (dove migliaia di tifosi, all’oscuro del rinvio, sono andati lo stesso allo stadio), è stata la prima a partire, prima ancora che venisse presa qualunque decisione sulla riprogrammazione delle gare. La Juve se l’è cavata senza grossi problemi, visto che Parma non è così lontana, mentre Fiorentina e Lazio hanno dovuto organizzare in tutta fretta un charter per ripartire rispettivamente da Cagliari e Genova.
I disagi di Fiorentina e Lazio
Soltanto dopo pranzo la Lega, dopo aver esaminato con maggiore attenzione il calendario e i possibili rischi di rinvii sine die, ha deciso di far disputare nel primo giorno utile (come, d’altronde, recita il regolamento) le gare annullate, fissandole dunque per mercoledì, alle 18.30 e non in prima serata per non sovrapporsi alla finale di Coppa Italia tra Inter e Milan. L’annuncio ufficiale è arrivato alle 16, ma le società erano state avvertite un paio d’ore prima. Lazio e Fiorentina erano già in aeroporto, però i viola hanno fatto in tempo a disdire il volo, trovare un nuovo hotel a Cagliari (hanno dovuto spostarsi fuori città) e un posto dove allenarsi (il club rossoblù li ospiterà ad Assemini), mentre il piano di viaggio laziale era più avanzato per cui la squadra è rientrata a Roma e nel pomeriggio era già a Formello ad allenarsi. Prima di decidere quando tornare a Genova, Lotito s’è fatto sentire con tutti e ha dettato la lettera polemica, senza però ottenere risultati concreti. In quanto alla Fiorentina, un ulteriore disagio è dipeso dalla mancanza dell’equipaggiamento per allenarsi, che è stato fatto arrivare in tutta fretta da Firenze. Sul piano logistico, non è stata una giornata semplice.
Il nervosismo della Juventus
Nel frattempo, spuntava anche il nervosismo della Juve, che ritiene la Lazio favorita dal nuovo calendario, mentre la Lazio si ritiene la più sfavorita di tutte: punti di vista appunto. Ci sono stati illustri influencer bianconeri che hanno considerato il rinvio delle partite a mercoledì un dispetto al club bianconero, perché le fatiche di Parma condizioneranno la partita di domenica sera. Che, in teoria, è quella più facile della stagione intera: in casa contro l’ultima in classifica, il Monza.
Le ragioni della Lega
Ma perché la Lega ha cambiato idea nel giro di un paio d’ore? Perché in un primo momento aveva deciso di provare a riprogrammare il calendario con calma, incastrando date e partite. Ma poi s’è resa conto che si rischiava di creare un domino di rinvii che avrebbe potuto finire fuori controllo, anche ripensando al campionato scorso, quando Atalanta-Fiorentina, posticipata per la morte di Joe Barone, venne giocata a torneo finito. La settimana prossima, per esempio, né la Fiorentina né il Torino avrebbero potuto recuperare le loro partite, i viola perché impegnati in Conference (come anche nella settimana successiva) e i granata nell’anticipo di venerdì contro il Venezia. Il rischio è che ogni nuova data proposta avrebbe fatto storcere il naso ora a un club e ora all’altro e così si è deciso di non spezzettare il calendario e lasciare tutte le squadre sullo stesso piano. Eppure è bastato un cambio di programma di 48 ore per scatenare malumori e sospetti, naturale conseguenza di chi guarda soltanto al proprio ombelico. Siamo fatti così.