la Repubblica, 22 aprile 2025
Intervista a Gigi D’Alessio
“È stato il Papa di tutti. Una persona eccezionale che ha fatto cose eccezionali. Per me è stato un onore averlo incontrato tante volte e averci potuto parlare anche da solo”. Gigi D’Alessio è profondamente colpito dalla morte di Francesco. La notizia arriva mentre è nel pieno dei preparativi per una serie di grandi eventi live nei prossimi mesi: due date allo stadio Maradona di Napoli (2 e 3 giugno), due allo stadio Barbera di Palermo intitolate Gigi and friends con tanti ospiti (confermati finora Fiorella Mannoia, Geolier, Clementino e il figlio LDA); uno show allo stadio Bari il 23 e uno al Circo Massimo il 25; e poi il ritorno a Piazza del Plebiscito a Napoli con tre concerti il 19, 20 e 21 settembre.
Anche quest’anno tanti stadi. Le viene mai voglia di posti più intimi?
“L’ho fatto, è un’esperienza molto bella. Ci sono periodi in cui senti il bisogno di cose più intime, ma tutta quella folla è motivo di soddisfazione e la gente viene a fare festa. A teatro è un pubblico che privilegia l’ascolto”.
Gli stadi sembrano diventati un traguardo indispensabile anche per gli artisti più giovani.
“Bisogna essere consapevoli del proprio status, capire il momento che si sta vivendo ma con onestà. Se sai di non avere la forza per reggere quell’urto, quando ti fai la barba capisci che ti sei preso in giro da solo. Oggi cercano di spremerti subito, perché la paura è quella di finire presto. È meglio arrivare a certi traguardi gradualmente. Non è un caso che questi ragazzi sempre più spesso vadano in depressione. Una volta, quando mi chiamavano per le feste private, sono andato in una casa così piccola che io suonavo in cucina e gli ospiti stavano in sala da pranzo. Mi è servito per apprezzare le volte in cui ho cantato in un posto più largo, fosse anche un salone. Bluffare nel nostro mondo serve a poco”.
Che altre differenze vede rispetto agli anni dei suoi esordi?
“Oggi fai uscire un disco e dopo un’ora sai già come va. Prima ci volevano mesi, anni per fare un bilancio. Io mi sono dovuto aggiornare, se il mondo va così bisogna capire. Ma le macchine vanno usate e non bisogna farsi usare da loro, come succede con i social. Forse chi ha 25 anni la vede in modo diverso, noi serviamo a questo: diamo consigli, come i genitori”.
A proposito, lei è andato a Bruxelles a parlare di Intelligenza Artificiale.
“L’IA è il come frigorifero di casa. Non crea, non ha anima. Ovvio che se la usiamo per scopi importanti, scientifici, medici, è di enorme aiuto. Ma se per creare arte serve questo, significa che gli artisti non sono in grado di fare musica. Non lo dico per me, ma per chi verrà dopo. Molti giovani artisti non sanno più che cos’è la noia, ignorando che proprio grazie alla noia sono nati capolavori”.
Nonostante tutto lei è uno degli artisti che manifesta più curiosità verso i colleghi più giovani. Anche in “Gigi and friends” ha invitato Geolier, Clementino e suo figlio Luca, in arte LDA. Non tutti lo fanno.
“Molti hanno voluto lasciare le cose come stanno. Credo che ci sia anche paura di perdere quello che si è costruito. Quando parlo con i colleghi giovani ci dialogo a fondo, cerco di dare loro dei consigli”.
Ha spesso detto che considera Geolier una sorta di figlio. Che rapporto ha invece con il suo, LDA?
“Oggi dialogare con artisti giovani è più facile, ci sono meno preconcetti. Con Geolier siamo davvero molto legati. A mio figlio Luca non rendo certo la vita facile, come “figlio di”, ma deve fare la sua strada. Ci confrontiamo ma la scelta definitiva la lascio sempre a lui”.
Napoli è tornata centrale nella musica italiana. Che rapporto aveva con Pino Daniele?”
"L’ho vissuto gli ultimi anni, era spesso da me con la famiglia. Prima ero fan, andavo a vedere tutti i concerti. Mi dimostrava affetto e rispetto, anche se le “tifoserie” si erano scontrate. Artisticamente ha lasciato un’eredità enorme, umanamente mi ha lasciato tanta tristezza. Soffriva tanto, è morto solo, era un orso buono anche se era duro. Noi siamo nati a 20 metri di distanza, i nostri genitori giocavano a carte insieme”.
A “The voice senior” ha vinto Patrizia Conte, della sua squadra.
“Non è che chi non ha successo non è bravo, lei è forte e al pubblico è arrivata. Ho cercato di capire quale fosse il suo centro, ma la pianta era già formata. Il pubblico a casa non è scemo”.