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 2025  aprile 22 Martedì calendario

Mai così tanti italiani hanno detto no alla donazione di organi: “Trapianti a rischio”

Nonostante la Rete nazionale trapianti sia un’eccellenza del nostro servizio sanitario, e che gli italiani negli anni si siano dimostrati estremamente generosi con le donazioni, la propensione a donare i propri organi non è mai stata così bassa negli ultimi 10 anni come lo è adesso. Nei primi tre mesi del 2025, infatti, su 950mila persone che hanno rinnovato la carta d’identità, il 40% si è esplicitamente opposto alla donazione degli organi. Mai così tante opposizione da quando vengono raccolti i dati delle dichiarazioni di volontà sottoposte alle persone al momento del rinnovo dei documenti. Non stupisce la preoccupazione del Centro Nazionale Trapianti, che coordina la distribuzione degli organi donati in tutti gli ospedali italiani in seguito alla morte di una persona, il quale teme un calo della disponibilità di organi e, quindi, della possibilità di salvare la vita di migliaia di persone in lista d’attesa
Il nodo del consenso
Dopo la morte si possono donare, tra gli organi, il cuore, i polmoni, i reni, il fegato, il pancreas e l’intestino; tra i tessuti, la pelle, le ossa, i tendini, le cartilagini, le cornee, le valvole cardiache e i vasi sanguigni. Questo tipo di donazione avviene sempre e solo dopo che è stato dichiarato il decesso per morte cerebrale o cardiaca dei donatori, che rimangono collegati alle macchine in modo che siano mantenute in equilibrio le funzioni vitali degli organi e dei tessuti fino al prelievo. I cittadini e le cittadine maggiorenni possono esprimere il proprio consenso o dissenso alla donazione di organi e tessuti dopo la morte attraverso diverse modalità. È possibile indicare la propria volontà presso l’ufficio anagrafe del proprio comune al momento del rilascio o del rinnovo della carta d’identità, compilando il modulo dell’Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule (AIDO). Oppure è possibile rivolgendosi alla propria azienda sanitaria locale. O ancora, si può esprimere semplicemente il proprio consenso alla donazione di organi e tessuti su un foglio bianco (con data e firma) da custodire tra i propri documenti personali. Se in vita non viene rilasciata alcuna dichiarazione, il prelievo di organi e tessuti è consentito solo se i familiari sono favorevoli alla donazione.
Le propensioni
Dai dati del report del Centro nazionale trapianti emerge che, da gennaio a marzo, 570mila persone hanno dato il proprio consenso al prelievo degli organi dopo la morte (60,3%) mentre in 380mila hanno scelto di opporsi (39,7%). I cittadini che si sono astenuti, invece, sono stati 680mila, il 41,6% di quanti hanno rinnovato il documento nei primi 90 giorni dell’anno. Complessivamente in questo momento nel Sistema informativo trapianti sono depositati 22,3 milioni di dichiarazioni: 15,5 milioni di consensi e 6,8 milioni di opposizioni. Nel primo trimestre di quest’anno i “no” alla donazione sono saliti del 3,4% rispetto al 2024 mentre le astensioni sono diminuite dello 0,6%. I più propensi davanti all’ipotesi di donare gli organi dopo la morte sono i 40-50enni, tra i quali si registra quest’anno il 68,6% di consensi e il 31,4% di opposizioni. I più dubbiosi sono soprattutto gli over 60 (48,4% di “no”, erano il 45,5% nel 2024), ma anche i 18-30enni, tra i quali le opposizioni sono passate dal 33,6% del 2024 al 37,9% del primo trimestre 2025.
Paradosso all’italiana
“Negli ospedali del nostro Paese non sono mai stati realizzati tanti trapianti e prelievi di organi come nell’ultimo anno, grazie alla generosità dei tanti donatori, mentre nei Comuni non accennano a diminuire i nostri concittadini che scelgono di dire ‘no’ alla donazione”, dichiara il direttore del Centro nazionale trapianti Giuseppe Feltrin. “Da un lato, la nostra rete trapiantologica migliora dal punto di vista clinico-scientifico e sotto il profilo organizzativo, ed è in grado di individuare un numero crescente di donatori potenziali, anche grazie alla donazione a cuore fermo. D’ì’altro canto, però, soprattutto in alcune fasce d’età, tante persone – continua – faticano a dichiarare la propria volontà di donare mentre rinnovano il documento e finiscono per registrare un ‘no’ che, pur revocabile, potrebbe in futuro rischiare di condizionare in negativo la nostra capacità di trovare organi compatibili per i tantissimi pazienti in attesa di trapianto. Un dato sul quale dobbiamo lavorare è quello dei perplessi, persone alle quali probabilmente non è arrivato correttamente il messaggio sul valore del dono. E sarà questo uno dei nostri impegni”.
I comuni più generosi
La propensione alla donazione differisce in base al comune considerato. “C’è un’Italia generosa che sceglie di dire ‘sì’ alla donazione senza timore”, continua Feltrin. Come gli abitanti di Verceia, piccolo borgo della Valchiavenna in provincia di Sondrio, che nel 2024 è risultato essere il Comune più generoso d’Italia in tema di donazione. Su 158 cittadini che hanno rinnovato la CIE si sono espressi in 139 (19 astenuti): 138 sì e un solo no. Sul podio della generosità dopo Verceia quest’anno ci sono Cinte Tesino (TN) e Longano (IS), mentre dopo tre anni in testa alla classifica si attesta al quarto posto Geraci Siculo (PA), dove su 205 carte d’identità emesse sono stati raccolti 152 “sì”, nessun no, ma con le astensioni al 26%. Tra le città con oltre 100mila abitanti, invece, Trento conferma ancora una volta il primato (73,6% sì, 22,4% no, astenuti 32,4%) davanti a Sassari e Verona. Guardando alle Regioni e Province autonome, è sempre Trento a guidare la classifica davanti alla Valle d’Aosta e alla Sardegna. “I dati che arrivano dai Comuni più virtuosi dimostrano che fare meglio è possibile”, sottolinea il direttore del CNT. “Grazie al supporto del ministero della Salute, stiamo per avviare un’indagine demoscopica su larga scala per capire le ragioni di questi dati e trovare nuove strategie per guadagnare la fiducia di un numero maggiore di cittadini”, conclude