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 2025  aprile 22 Martedì calendario

"Mi disse: sono vecchio, morirò Continua tu le nostre battaglie"

Un rapporto inaspettato e solido quello tra Emma Bonino e papa Francesco, un’alleanza fondata su alcuni pilastri come le battaglie per cerca rifugio in un Paese straniero, per chi è in carcere, per tutti i diseredati della Terra e capace di superare le differenze di idee su altri temi come l’aborto o l’eutanasia. Un rapporto che, dopo la morte del pontefice, le fa scrivere una nota ufficiale con parole piene di affetto, molto lontane dalle condoglianze formali che spesso si tributano in questi casi. La spontaneità, la naturalezza di questo rapporto la svela lei stessa attraverso alcuni dettagli ancora non raccontati dei loro incontri.
Quando è stata la prima volta che vi siete incontrati?
«Ero da poco ministro degli Esteri, il governo Letta fu ricevuto in Vaticano per una visita formale. Il Papa si avvicinò e mi disse ’Cerea’, il saluto piemontese. Era un modo per farmi capire che mi conosceva».
Da quel momento in poi ci sono stati molte occasioni per vedervi o anche sentirvi al telefono. E molti apprezzamenti.
«Il secondo incontro risale al 4 novembre del 2015, quando il governo Letta era già caduto e io non ero più ministro degli Esteri, avevo preso parte però all’udienza generale del mercoledì nell’Aula Paolo VI. Ero insieme al procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino e a Maria Rita Parsi, Avevo presentato le nuove iniziative a favore dei bambini profughi da parte della fondazione “La fabbrica della pace"».
Prima ancora, il primo maggio di quell’anno, papa Francesco aveva saputo della sua malattia e le aveva telefonato per incoraggiarla «a tenere duro». Po. l’anno successivo, un incontro a Santa Marta, in cui l’aveva definita una «grande dell’Italia di oggi» in quanto «persona che conosce meglio l’Africa». Prima ancora di questi incontri però, era stata lei a chiamare papa Francesco per chiedergli un aiuto. Ci racconta com’era andata?
«Era il 2014, anche allora erano i giorni di Pasqua. Marco era in ospedale in sciopero della fame e della sete. Eravamo tutti molto preoccupati perché era appena uscito dalla terapia intensiva dopo un’operazione all’aorta addominale ed era subito tornato in prima fila a combattere la sua battaglia per una giustizia più giusta e per denunciare la disumana situazione carceraria con lo sciopero della fame e della sete. Era pericoloso ed eravamo davvero disperati, non sapevo più che fare per convincerlo a smettere. A quel punto mi è venuto in mente il Santo Padre e ho chiamato santa Marta».
E che cosa ha detto?
«Che volevo parlare con il Papa. La suora che mi ha risposto mi ha chiesto di mandare un fax e mi ha assicurato che la mattina successiva glielo avrebbe consegnato. Ancora adesso mi viene da ridere se penso che con Marco Cappato e Filomena Gallo abbiamo impiegato due ore per capire come si scrive un fax al Papa, quali titoli usare per non commettere errori. Il giorno dopo la suora di Santa Marta mi ha chiamato e mi ha detto che mi stava cercando ma il telefono era sempre occupato e che comunque il Papa avrebbe richiamato alle cinque».
E ha chiamato?
«Sì, e quando gli ho spiegato che cosa volevo mi ha chiesto di dargli il numero di Marco. ’Me lo scrivo e più tardi lo chiamo’, mi disse. A quel punto telefonai a Rita Bernardini che era con Marco in ospedale per avvertirli: se vi chiama il Papa non è uno scherzo, vuole parlare davvero con Marco. Mi hanno poi raccontato che tra di loro c’è stata una telefonata di una ventina di minuti».
Ci sono stati anche altri incontri ma il più importante e il più inatteso è forse quello di novembre scorso, quando papa Francesco è venuto a trovarla a casa. Che cosa vi siete detti quella volta?
«Abbiamo entrambi ammesso che su molti temi non andavamo d’accordo».
Aborto e eutanasia, innanzitutto. E su quali invece andavate d’accordo?
«Carcere, immigrati e tutti i diseredati della terra anche se non siamo scesi nei dettagli dei tanti drammi che provocano carestie, crisi umanitarie, conflitti di cui quasi per nulla si parla. Ricordo, però, che a un certo punto papa Francesco ha detto a me che ho 77 anni: io sono vecchio e sto per morire ma tu sei giovane, sbrigati a guarire e a portare avanti le nostre idee. E poi ha detto anche che quando la si pensa diversamente bisogna poi arrivare a un punto di incontro».