avvenire.it, 22 aprile 2025
Trump il primo a confermare la presenza. La Cina rompe il “silenzio”
Il primo a rompere il fronte dell’incertezza, nonostante la freddezza che è cresciuta negli ultimi dieci anni e in due mandati da parte della Casa Bianca “made in The Donald” e papa Francesco, è stato Donald Trump. “Melania e io andremo ai funerali di papa Francesco, a Roma. Non vediamo l’ora di esserci!”, ha annunciato il presidente americano Donald Trump, con un post su Truth Social. Poi via via sono arrivati l’ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente francese Emmanuel Maron. Tutte le cancellerie già fa ieri avevano espresso il cordoglio.
Tra tutte, però, ne è mancata una che per esattamente 24 ore ha taciuto. Suscitando anche facili illazioni che poi il governo di Pechino ha fugato con le parole del portavoce del ministero degli Esteri. “La Cina esprime le sue condoglianze per la morte di Papa Francesco”, ha dichiarato un portavoce del ministero in una conferenza stampa ieri mattina. “La Cina e il Vaticano hanno mantenuto contatti costruttivi e condotto scambi proficui”, ha affermato il portavoce Guo Jiakun. Che ha aggiunto: “La Cina è disposta a collaborare con il Vaticano per continuare a migliorare le relazioni bilaterali”, ha precisato con chiaro riferimento alla progressiva distensione nei rapporti diplomatici tra la Santa Sede e Pechino, relativi anche alle questioni legati ai rapporti religiosi e alla nomina dei vescovi nel Paese.
Una lettura laica, al limite quasi dell’irriverente, è già stata fatta in queste ore dai media internazionali. Dopo l’annuncio del presidente americano, inevitabilmente, qualcuno si è già inerpicato in ipotizzare vertici economici o di pace ai margini della cerimonia su dazi con l’Europa (sarà presente Ursula von der Leyen a fianco dei rappresentanti più alti dei 27), guerra in Ucraina con rappresentante di Mosca e Zelensky nella stessa piazza, o dipingendo scenari asiatici con la presenza di una nutrita delegazione di Taiwan (che raccoglie una forte comunità cattolica fedele a Roma) vicina a quella di Pechino dove il cattolicesimo è rimasto per decenni “sotterraneo”.
Oppure discussioni su Medio Oriente e Iran, con la presenza inevitabile del presidente israeliano Isaac Herzog (che ieri ha presentato le condoglianze dopo l’imparazzante silenzio – giustificatoi da qualcuno con il rispetto della gerarchia diplomatica – da parte di Benjamin Netanyahu, l’imprevedibile “cordoglio” di Hamas e quello istituzionale dell’Anp di Abu Mazen che con Francesco e Shimom Peres aveva piantato l’albero della pace dieci anni fa.