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 2025  aprile 21 Lunedì calendario

Andrea Presti: «Al compleanno della mia ragazza? Lei pizza, io merluzzo e broccoli. Ora mangio un chilo di pasta e tanto pollo al giorno. Niente acqua, solo tè e Coca Cola zero»

Il culturista della Valle Camonica Andrea Presti pesa le parole e solleva l’attenzione con il suo intervento al Porrecast, il podcast di Giacomo Porretti (membro del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo). «Il bodybuilding è una l’unica strada che ti permette di modificare quello che mamma natura ti ha dato. A volte quando parli di sport in relazione al bodybuilding la gente si stranisce perché non percepisce la prestazione che viene compiuta. Il bodybuilding è lo strumento con cui tu riesci a modificare il tuo stato: inizi perché il fine è proprio quello. Quando tu vai a fare una gara o quando ti mostri, le persone indubbiamente vedono la fisicità e a nessuno frega nulla di quanto sollevi o quanto ti alleni: vedono solo risultato perché quello è il fine. Siamo l’unica attività dove l’obiettivo non è tanto quello prestazionale ma è quello estetico» dichiara Presti.
Sono molteplici fattori che concorrono alla forgiatura del proprio fisico, non soltanto l’alimentazione o la perseveranza in sala pesi. «Subentrano tantissimi fattori, essere nati geneticamente fortunati come avviene anche in altre attività sportive. Per esempio, se gioco a basket posso avere un’elevazione pazzesca ma, se mi becco Wembanyama che alto 2,26 m, posso saltare quanto voglio ma mi trovo di fronte a un mostro di 2,26. Nel body building questo è ancora più accentuato perché ripeto tante volte non c’è una correlazione tra la tua prestazione e il risultato finale: devi arrenderti a questo fatto. Io credo che il 99% delle persone che comincia a fare questo sport, lo faccia per una forma di insoddisfazione verso il suo stato fisico».
Il culturista, che ha partecipato per tre edizioni consecutive a Mister Olympia, definisce la propria struttura fisica. «Io addirittura la chiamo anomalia, non lo dico in senso negativo, perché è indubbio che noi siamo uno ogni centomila persone ed, essendo riconosciuti come un’anomalia, troviamo il nostro spazio, la nostra configurazione nel mondo. Ma non importa se a volte si viene insultati per la nostra originalità. Siamo un po’ bizzarri».
Presti non perde la propria umiltà. «Io non penso di essere migliore degli altri, ad esempio, io da bodybuilder una cosa che non ho mai avuto, è la classificazione delle persone in funzione del loro fisico. Non mi interessa assolutamente nulla. Anche questa è una battaglia che porto avanti perché io ho sempre voluto che il bodybuilding diventasse il più mainstream possibile. La ritengo una disciplina meravigliosa» afferma Presti. La passione per il proprio sport traspare da ogni vocabolo pronunciato dal trentasettenne: «È una disciplina che tocca l’ambito estetico che, al netto di qualsiasi ipocrisia, condiziona tutti. Tutti hanno uno specchio in bagno perché ognuno si guarda la mattina per avere un riscontro». L’estetica ha una certa rilevanza agli occhi di Presti ma «questo non significa che tutto si basi su quella»; non ritenerla un fattore fondamentale «è ipocrisia». Di conseguenza il bodybuilding «è una disciplina che permette di vederti un pochettino meglio e di star bene» dice Presti.
La strada che porta alla definizione del proprio corpo è impervia. «Alcuni estremismi magari ti portano a condotte di vita troppo dure, a diete troppo estreme e ad allenamenti allucinanti. Si arriva all’eccesso quando ci si sente in colpa per aver saltato un solo allenamento. Bisogna trovare un equilibrio».
Prima di approdare al bodybuilding, Andrea Presti si è cimentato nel judo. «L’ho fatto per tanti anni a livello agonistico, ero anche un discreto atleta ma non un fenomeno. Tecnicamente non ero valido però ero molto forte fisicamente. Già a quel tempo consideravo fondamentale la componente fisica quindi mi allenavo tantissimo in palestra e stavo delle ore. Questo suscitava la rabbia di mio padre che invece da buon marzialista (ed era anche mio maestro fino a quando ho avuto 16 anni) non concepiva questa cosa dei pesi della palestra. Secondo lui le vecchie arti marziali erano solo tatami, materassina e agilità. Ma non me ne fregava niente della mobilità, Io volevo essere il più grosso possibile perché, non essendo forte tecnicamente, la mia mole spaventava l’avversario. Quando è mancato mio padre, non avevo più quella spinta da parte sua e ho capito che il judo era stato più un retaggio suo. Non che non mi piacesse il judo – mi ha dato tantissimo ed è una disciplina meravigliosa – però non era per me, mi piaceva fare pesi e mi piaceva avere quel tipo di fisico» dice Presti.
Quindi il culturista cita un passaggio del proprio libro: «Ho descritto la mia disciplina come la più grande forma di amore verso se stessi perché è l’unica componente che sei tu a determinare quanto sia presente nella tua vita. Non sempre sei super-motivato ma la disciplina te la imponi ed è l’unico strumento con cui tu puoi pensare di perseguire un obiettivo. Io non credo che uno studente di medicina, per quanto ami la medicina, ogni giorno si sia alzato con la voglia incredibile di stare 20 ore sui libri: se lo impone. L’unico strumento che ha per arrivare al suo obiettivo, è studiare. Qui te lo imponi, ci sta il giorno che invece devi dire: “Mi fermo completamente perché il corpo la testa me lo richiede”. Ma se non ti imponi un percorso da seguire, come fai a raggiungere un risultato? È impossibile».
E ancora: «La passione può essere la componente che ti fa cominciare a fare qualcosa, se ti affidi solo alla motivazione, devi essere consapevole che un giorno sarà altissima e per 3 giorni potrebbe essere bassa. Certe cose te le devi imporre, non c’è nulla da fare. Non è una mentalità dittatoriale, è la verità. Qualsiasi sportivo si deve imporre di fare delle cose che non ha voglia di fare in quel momento, ma sa che sono necessarie. Se non agisci in questo modo, non puoi pretendere di avere dei risultati di un certo tipo». La disciplina è l’aspetto determinante per ogni bodybuilder: «Ci sono dei giorni in cui mi alzo e penso: “Una carbonara me la mangerei volentieri”. Ma so che non posso quindi non la mangio e archivio il pensiero. Ma il pensiero è ovvio che si presenti. Oppure quando sei a tre settimane da una gara e la tua compagna compie gli anni, la tieni a casa a mangiare merluzzo e broccoli in un Tupperware o la porti fuori e tu mangi Merluzzo e broccoli in un Tupperware e la guardi mentre mangia la pizza? A 3 settimana dalla gara piuttosto che mangiare la pizza mi uccido. Ci sono delle situazioni in cui devi essere tu a determinare le tue azioni, non può farlo nessun altro se non te stesso».
Dall’adolescenza, il camuno ha trovato la leva per spingere il proprio riscatto. «Il bodybuilding ha abbracciato tanti aspetti della mia vita negli ultimi anni. All’inizio è nato come un bisogno per esprimere quello che sentivo dentro. A livello di realizzazione fisica, volevo distinguermi per un aspetto che gli altri non avevano e perché io ho avuto un bruttissimo rapporto con la mia adolescenza. Tutto è legato alla scuola, mi sentivo legato obbligatoriamente a un ambiente che in realtà non volevo frequentare, a persone con cui magari non per colpa loro, non mi trovavo ma con cui dovevo stare a contatto per forza. Anche le classiche gite, che erano il sogno di tutti, per me erano una rottura di palle. Non le sopportavo, mi davo finto malato per non andare in gita. È una cosa folle. Io quest’anno vado per i 38 anni e sento alcuni miei coetanei che dicono: “Ah che bello il periodo delle scuole”. Ve lo lascio, io sto benissimo ora che posso decidere da solo senza nessun obbligo».
A dare fastidio all’adolescente Andrea Presti erano proprio i suoi coscritti. «Ero già il più grosso di tutti a 14 anni: ero alto 1,80 per 85 kg quindi non c’era sta voglia di rompermi le scatole. Ma vedevo gli altri lontani dalle mie passioni, dai miei interessi. Quindi mi sentivo veramente da solo e stranito, io passavo la vita a far lo sportivo, prima con il judo e poi con la palestra, loro avevano tutt’altro modo di passare il tempo libero. Non c’erano punti di contatto». Sotto le aspettative anche la sua esperienza in colonia: «È stato un evento disastroso. La colonia è quel luogo magico dove i tuoi genitori ti mandano pensando che tu ti diverta, e invece vorresti scappare il prima possibile. Mio padre (che era sociopatico come me) non voleva mandarmi, prevalse mia madre che invece è una che vorrebbe che io stessi a contatto con tutti. Una volta mi disse: “Perché non esci mai, Andrea? Perché non vai a mangiare una pizza?”. Io le risposi: “Perché gareggio domani mamma. Dove c***o vado il giorno prima della gara?”. Mia madre non ha ancora ben capito le dinamiche del mio sport». E così, finita la scuola dell’obbligo: «Ho fatto tre anni di università a Scienze Motorie ma non mi sono laureato perché sono un pirla. Ho cercato la facoltà più facile».
E poi si affronta lo spinoso tema dell’alimentazione. «Il cibo nel bodybuilding è fondamentale. Per assurdo la parte più difficile è in questo periodo ovvero quando devi mangiare tanto. Mangio tre etti di pollo a pasto per sette volte al giorno». Quindi si scandaglia la dieta: «La mia colazione tipo attualmente sono mezzo litro di albume, lo cuocio in padella senza olio. La parte buona è il rosso ma il bianco ha le proteine. Ma il bianco non sai di un c***o, quello è il problema. Però poi io invento qualcosa. Perché mi sono evoluto anche in cucina, una volta facevo il bianco d’uovo e ci mangiavo delle gallette e del pane non tostato perché non avevo voglia di scaldarlo, quindi lo mangiavo la parte alcolica». Infatti, Presti spiega che «il pane andrebbe sempre tostato» e poi rivela la sua routine: «Cucino il bianco d’uovo (mezzo litro) con 150 g di farina d’avena aromatizzata, mischiandole, esce un bellissimo pancake. Buonissimo se lo cucina la mia ragazza, se lo cucino io diventa una roba tipo disco volante che se lo lanci contro il muro rompe l’intonaco». Pranzo: «300 g di pollo, 200 g di pasta e due cucchiai di olio. Quando sei nella fase in cui devi costruire muscoli, i carboidrati sono altissimi e Io mangio 1 kg di carboidrati al giorno». E ancora: «Io un metabolismo velocissimo. Condisco la pasta con quello che voglio, con il sugo di pomodoro, con il ragù, con il parmigiano. Quando arriva la gara, diventi molto più stretto togli il parmigiano, togli tutto e mangi le cose proprio super-clean». Ma non c’è spazio per i vegetali: «Per la verdura vado a periodi, alcune volte mangio talmente tanto che se devo aggiungere anche la verdura non riesco più a mangiare. Allora prendo dei multivitaminici, prendo degli integratori». I pasti sono tutti uguali. La monotonia a tavola è dettata principalmente dalla pigrizia: «Gli alimenti sono più o meno sempre quelli perché in realtà io sono pigro. Ci potrebbe essere più varietà, una volta mangi il salmone, una volta mangi il pesce bianco. Ma io con sette pasti al giorno non posso permettermi di fare Cracco a ogni pasto e inventarmi il pollo al Curry e altre cose». Anche per quanto riguarda i liquidi ci sono delle novità: «Io non bevo acqua. Faccio questa confessione, bevo tè zero, Coca Cola zero. Tutto quello che introduco nel mio corpo deve avere un gusto, deve avere un sapore altrimenti non sopravvivo ma niente alcol». Quindi anche i parenti sono allenati: «I suoceri sono addestrati in funzione della fase dell’anno in cui mi trovo. Sanno quanto possono spaziare».
Questa è la formula del successo che gli ha permesso di partecipare per tre edizioni consecutive (nel 2021, 2022 e 2023) alla più importante manifestazione di culturismo, Mister Olympia. «È la massima competizione del mio sport, si fa una volta l’anno – storicamente sempre nel periodo autunnale tra settembre e ottobre -, in via eccezionale durante il Covid è stata fatta a dicembre. Molti anni fa era itinerante, c’è stata anche un’edizione a Rimini nell’89. Adesso invece fa tappa a Orlando o Las Vegas però la sede storica Las Vegas. Io ho fatto due edizioni a Orlando e un’edizione a Las Vegas. Nel 2021 nella categoria Open (che è la categoria dei più grossi) erano 28 anni che non si qualificava un italiano, l’ultimo fu Mauro Sarni di Milano. Tra l’altro, in vita mia non avrei mai pensato di fare Mister Olympia, m’hanno chiamato quando vinsi la gara in Portogallo».
Partito dal nulla, Presti si è conquistato il successo. «Nessuno ha mai puntato su di me, solo il mio attuale preparatore ci ha creduto. Non me ne frega niente di fare quella figura, ma è stato proprio così. Come se tu prendessi un giocatore di calcio mediocre e gli dici: “Tu arriverai in finale di Champions League”. Nessuno ci punterebbe. Io sono sempre stato un culturista mediocre ma negli anni sono riuscito a diventare qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato. Il primo anno al Mister Olympia sono arrivato ultimo, ho fatto 16esimo su 16; il secondo anno sono arrivato 21esimo su 25; il terzo anno sono arrivato 12esimo. Nella mia testa penso sempre: “Io sono dei primi 25 atleti al mondo”. Cioè in qualsiasi palestra io possa andare, io sono tra i primi 25 atleti al mondo. Io non so voi che parametri abbiate per dire di aver raggiunto un sogno, io il mio l’ho raggiunto».
Originario della Valle Camonica rivendica le proprie radici: «Io sono fiero delle mie origini, fierissimo. Anche se io sono camuno quindi Bresciano però io non ho mai capito la rivalità Bergamo-Brescia che tra l’altro è molto fittizia ed è solo in termini calcistici perché siamo veramente cugini e simili modi di fare simili».
Un professionista e divulgatore della propria disciplina: «Ho sempre una telecamera che mi filma, anche quando non mi filava nessuno perché rappresenta il mio modo di fare bodybuilding. Mi alleno allo stesso modo, con la stessa intensità e con la stessa voglia. Quando calerà quella, smetterò. Ma quando cominci a fare le cose in funzione del guadagno, magicamente la prestazione cala. Io faccio le cose a prescindere dal risultato che otterrò».
Insomma, la grande visibilità sui social e la credibilità nel proprio settore hanno reso Andrea Presti un punto di riferimento per tanti ragazzi anche quelli in difficoltà nell’accettazione di sé. «Racconto un episodio che m’ha scosso tantissimo. Ho incontrato una ragazza che soffriva di anoressia che voleva esclusivamente parlare solo con me. Lei disse a sua madre: “Io devo parlare con una persona che ha il mio stesso problema in modalità diametralmente opposte”. Lei non si vedeva mai magra abbastanza e io non mi vedo mai grosso abbastanza. Quindi secondo questa ragazza, io avevo gli strumenti per capire la sua condizione. Venne a parlare con me ma era in condizioni fisiche devastanti, non riusciva neanche a camminare da sola, giunse nel mio studio in carrozzina. Mi ricorderò per sempre la faccia della madre mentre ci ascoltava perché era scioccata di come sua figlia si fosse rilassata e di come si stesse lasciando andare. Purtroppo, tempo dopo il nostro incontro, la madre mi chiamò e disse che la ragazza era morta perché la condizione fisica in cui stava non le ha permesso di sopravvivere. Sono convinto che il bodybuilding sia stato il rifugio di moltissime persone con disturbi simili».