repubblica.it, 20 aprile 2025
Rientri dall’estero in aumento del 40% nel 2023: oltre 41 mila. Ma è già partita la stretta
Oltre 41 mila lavoratori dipendenti rientrati grazie al regime fiscale agevolato, e oltre 4.100 tra docenti e ricercatori. A giudicare i dati sulle dichiarazioni dei redditi del 2023 le norme in vigore dal 2017 per favorire i rimpatri funzionano, o almeno funzionavano, visto che il decreto legislativo 209/2023 ha introdotto una stretta molto consistente alle agevolazioni. È più difficile adesso avere i requisiti, visto che viene richiesto un numero maggiore di anni di residenza all’estero, in particolare per i lavoratori che si trasferiscono in Italia rimanendo però nello stesso gruppo, pur cambiando azienda. Meno appetibili inoltre le agevolazioni, previsto un abbattimento della base imponibile Irfpef del 50%, e non più del 70%, e solo per cinque anni, mentre prima era possibile aggiungerne altri cinque.
In realtà nel 2024 valeva ancora un regime misto, perché le nuove norme non si applicavano, solo per quell’anno, a chi aveva trasferito la propria residenza in Italia già nel 2023, o aveva già acquistato in Italia un immobile, destinandolo a prima casa. Ecco perché il Gruppo Controesodo, che da tempo monitora gli andamenti del “rientro dei cervelli” in Italia, e che si è battuto per limitare la stretta varata dal governo nel 2023, ritiene che il 2024 possa essere ancora un anno di dati positivi, mentre dal 2025 non potrà che esserci un crollo.
"Nel 2023 c’è già stato un rallentamento – spiega Francesco Rossi, coordinatore del Gruppo Controesodo – perché è vero che sono rientrate 9.500 persone, con un aumento del 40% rispetto all’anno precedente, ma nel 2021 e nel 2022 i tassi di crescita erano del 150%. Inoltre stiamo perdendo alcuni vecchi rimpatriati: il 14% non ha esercitato l’opzione dell’estensione dell’agevolazione per altri cinque anni, e quindi è tornato a lavorare all’estero”.
I docenti e ricercatori rientrati con il regime agevolato a partire dal 2017 dichiarano un reddito medio di 55.366 euro annui lordi, mentre per la media dei lavoratori dipendenti si arriva a 112.443 euro, redditi decisamente superiori rispetto alle medie italiane. Inoltre dall’analisi dei dati del Gruppo Controesodo emerge che l’età media di chi rientra è di 35 anni, “una fascia chiave per le politiche sulla natalità e sugli investimenti”.
La legge prevede inoltre un’agevolazione fiscale ad hoc (imposta sostitutiva con aliquota del 7%) dal 2019 per i pensionati che si trasferiscono dall’estero in un comune delle regioni Sicilia, Calabria, Sardegna, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia, con popolazione non superiore a 20 mila abitanti. Si sono avvalsi di questa misura nel 2023 672 persone, che dichiarano un reddito da pensione estera di 37.053 euro in media. L’imposta sostituiva dichiarata in complesso è di 2,8 milioni.