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 2025  aprile 21 Lunedì calendario

La Cina mette in guardia sui dazi: “Chi fa accordi con gli Usa che ci danneggiano avrà contromisure”

Chi farà accordi con gli Stati Uniti che danneggino gli interessi della Cina ne pagherà le conseguenze. Pechino mette dunque in guardia, quasi minaccia, quei Paesi che con Washington si apprestano a negoziare sui dazi, ennesimo capitolo della guerra commerciale tra le due superpotenze che si allarga al resto del mondo.
Pur rispettando le nazioni che risolvono le loro controversie commerciali con gli Stati Uniti “attraverso consultazioni paritarie”, Pechino “si oppone fermamente a qualsiasi accordo raggiunto a scapito degli interessi della Cina”, ha affermato il Ministero del Commercio. Se ciò dovesse accadere, “adotteremo con determinazione contromisure reciproche”, prosegue il Ministero nella sua nota, lanciando contemporaneamente un appello agli altri Paesi per “resistere agli atti di bullismo unilaterali”, tradotto: quelli di Donald Trump.
L’avvertimento cinese arriva mentre vari Paesi si preparano ai colloqui (o li hanno già iniziati) con gli Stati Uniti per cercare riduzioni o esenzioni dai dazi che l’inquilino della Casa Bianca ha prima imposto e poi sospeso temporaneamente ai partner commerciali degli Usa (con l’eccezione della Cina). E come scriveva il Wall Street Journal la settimana scorsa l’amministrazione Trump avrebbe intenzione di esercitare pressioni su diversi Paesi affinché limitino le loro relazioni commerciali con Pechino, “isolando” la Cina, in cambio di sconti sui dazi (alla premier Giorgia Meloni nel colloquio alla Casa Bianca è stato chiesto di ridurre l’influenza dei colossi tecnologici cinesi).
“Perseguire interessi egoistici a breve termine danneggiando gli interessi altrui in cambio di cosiddette ‘esenzioni’ è come stringere un patto con la tigre per ottenere la sua pelle: alla fine tutte le parti rimarranno a mani vuote. L’appeasement non può portare la pace. Se il commercio internazionale tornerà alla legge della giungla, tutti i Paesi ne soffriranno”, afferma Pechino.
A Washington si discute la “possibilità di chiedere ad alcuni Paesi di imporre i cosiddetti dazi secondari – essenzialmente una sanzione monetaria – sulle importazioni provenienti da alcune nazioni con stretti legami con la Cina, e anche la possibilità che i partner commerciali degli Usa si astengano dall’assorbire le eccedenze di merci provenienti dalla Cina”, come riporta Bloomberg.
I vicini di casa di Pechino si stanno muovendo. Il Giappone ha già avviato discussioni commerciali con Washington e ulteriori incontri sono in programma, stessa cosa per Taiwan, Thailandia e Indonesia, in settimana due ministri sudcoreani (del Commercio e delle Finanze) saranno in America per dare il via ai negoziati, mentre in India è arrivato il vicepresidente statunitense J.D. Vance per una visita di quattro giorni.
Ai dazi Usa del 145% contro la Cina, Pechino ha reagito arrivando al 125%, inserendo aziende americane alla sua lista di controllo delle esportazioni, bloccando l’export di terre rare e vietando l’acquisto di nuovi Boeing: almeno due aerei destinati alle compagnie cinesi sono stati rispediti negli Usa negli ultimi giorni.