lastampa.it, 21 aprile 2025
Lo stop cinese ai Boeing apre nuove possibilità ad Airbus. Pechino al lavoro per sviluppare i C919
Dietro la sagoma dei Boeing 737-Max restituiti dalla Cina agli Stati Uniti, si stagliano altre due figure. La prima di queste potrebbe assomigliare a un jet di Airbus. In che modo? Non può sfuggire, e non sfugge a diversi blogger cinesi, il fatto che lo stop ordinato dal governo cinese sull’acquisto di nuovi aerei e componenti del colosso degli Stati Uniti, possa essere utilizzato come leva negoziale nella speranza di migliorare i rapporti con l’Europa. E in primis con la Francia, individuata in questa fase interlocutore privilegiato di Pechino nel continente. Basti guardare agli ultimi due anni: ad aprile 2023, Xi Jinping ha ospitato con tutti gli onori Emmanuel Macron, in una delle prime visite di un leader occidentale in Cina dopo la fine della pandemia di Covid-19.
Nella primavera del 2024, il presidente francese ha ricambiato ospitando quello cinese a Parigi, portandolo peraltro anche sul Tourmalet nei luoghi in cui trascorreva l’estate con l’adorata nonna. Ebbene, tra fine maggio e inizio giugno è prevista una nuova visita di Macron in Cina. Proprio in quell’occasione, Xi potrebbe mettere sul piatto un nuovo maxi ordine di Airbus. La Cina è diventata da tempo il più grande mercato nazionale di Airbus nel mondo. Ad oggi, la flotta Airbus in servizio nella Cina continentale ha superato i 2.200 aeromobili, con una quota di mercato del 55% circa. La cooperazione industriale tra Airbus e l’industria aeronautica cinese risale al 1985, quando la CAAC di Shanghai, oggi China Eastern Airlines, divenne il primo vettore in Cina a utilizzare gli aerei del consorzio europeo. Il valore totale della cooperazione industriale tra Airbus e l’industria aeronautica cinese ha raggiunto i 140 milioni di dollari nel 2009 ed è ora salito a oltre 1 miliardo di dollari. Nel marzo 2019, poche ore dopo la firma dell’accordo per l’ingresso dell’Italia nella Nuova Via della Seta a Roma col governo gialloverde di Giuseppe Conte, Xi firmò con Macron a Parigi l’intesa per l’acquisto per 30 miliardi di euro di Airbus.
La seconda sagoma a stagliarsi dietro ai jet Boeing bloccati e (in almeno due casi) restituiti dalla Cina agli Stati Uniti, è quella di un aereo cinese. Non può certo sfuggire il fatto che lo stop alla Boeing sia stato ordinato proprio nel giorno in cui il Vietnam firmava il primo accordo internazionale per l’acquisto di jet C919 della Comac, la compagnia con cui la Cina promette enfaticamente di competere con i colossi occidentali. La Cina definisce il C919, che può trasportare poco meno di 200 passeggeri, il suo primo grande jet passeggeri di produzione propria. È costato al suo finanziatore una cifra stimata in 40 miliardi di dollari. L’aereo ha effettuato il suo primo volo commerciale nel maggio 2023.
A dicembre 2023 ha effettuato un volo dimostrativo nel Victoria Harbour di Hong Kong, nel suo primo viaggio al di fuori della Cina continentale. Da lì l’approdo sul mercato internazionale, a partire dal Sud-Est asiatico, dove è stato presentato a febbraio 2024 al Singapore Airshow. La scorsa settimana l’intesa con Hanoi, annunciata proprio durante la visita di Xi Jinping. Comac investirà decine di miliardi di yuan nei prossimi 3-5 anni per espandere la capacità produttiva del C919, cercando anche il via libera delle autorità dell’aviazione dell’Unione Europea. Con una capacità di volo tra le cinque e le sei ore, il C919 è perfetto per i viaggi regionali, affermando che ha il potenziale per attrarre i Paesi del Sud-Est asiatico, dell’Africa e dell’Asia centrale. Ma Pechino, come sempre, non sembra volersi porre limiti e mira a insidiare il duopolio Airbus-Boeing nel medio-lungo periodo.
C’è però anche il rovescio della medaglia. Il C919 dipende ancora dalle forniture di tecnologia avionica di compagnie statunitensi come GE Aerospace, Honeywell e RTX. E lo stesso Xi viaggia ancora su un aereo presidenziale 747-8. Un dettaglio che potrebbe presto cambiare.