Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  aprile 21 Lunedì calendario

Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum, lascia dopo 55 anni. Nel 2024 le accuse di molestie e mobbing

Il World Economic Forum ha annunciato lunedì 21 aprile che il suo fondatore, Klaus Schwab, ha lasciato il consiglio di amministrazione. È la fine di un’era per l’organizzazione che ogni anno riunisce l’élite globale nel lussuoso resort svizzero di Davos. Schwab ha comunicato al cda la sua decisione di lasciare il suo posto di presidente e membro con effetto immediato “mentre entro nel mio 88esimo anno di vita”. Il Wef ha nominato il vicepresidente Peter Brabeck-Letmathe presidente ad interim del consiglio e ha istituito un comitato per la selezione del successore.
Il cda ha parlato di “straordinari risultati” raggiunti da Schwab nei suoi 55 anni alla guida dell’organizzazione. Ma l’anno scorso anno un’inchiesta del Wall Street Journal, che ha raccolto testimonianze di oltre 80 ex dipendenti, ha svelato molti comportamenti inappropriati avvenuti sotto la sua gestione: donne offese, abusate, licenziate dopo avere rivelato di essere incinte, dipendenti cacciati senza giusta causa, lavoratori insultati per il colore della pelle. Schwab aveva lasciato la presidenza del Wef restando solo nel board. La gestione operativa era passata all’ex ministro degli Esteri norvegese Børge Brende.
Klaus Schwab è nato a Ravensburg, in Germania, il 30 marzo 1938. Ha studiato in università svizzere e ad Harvard negli Stati Uniti, conseguendo dottorati in ingegneria ed economia, oltre a numerosi dottorati honoris causa. Era un professore poco noto all’Università di Ginevra quando, nel 1971, fondò il precursore del Wef, l’European Management Forum. Il primo incontro raccolse meno di 500 partecipanti, ma negli anni l’evento è cresciuto fino ad attrarre migliaia di persone.
Schwab allargò progressivamente il vertice, coinvolgendo leader politici, imprenditori, ong, sindacati e rappresentanti della società civile, trasformandolo in un potente spazio di networking e scambio di idee. Al successo iniziale si aggiunsero poi incontri regionali e l’apertura di centri di studio su temi chiave come catene di approvvigionamento, cybersicurezza, clima, energia e sistemi finanziari e monetari. Il Wef rivendica un ruolo globale, imparziale e no-profit: sotto il motto di “migliorare lo stato del mondo” si propone come una piattaforma per costruire fiducia, cooperazione e progresso.
Il Forum svizzero ha spesso attirato critiche, accusato di offrire alle élite economiche un luogo protetto dove influenzare i governi al riparo da ogni controllo democratico. È nato così il concetto di “Davos Man“: individui potenti, spesso ultra-ricchi, con una visione e un’influenza globali. Questo ha portato il Wef e lo stesso Schwab a essere uno dei bersagli preferiti dei complottisti. Nel suo ultimo rapporto globale sui rischi, il Wef ha identificato la disinformazione come la minaccia più grave nel breve termine. Dopo aver definito il primo summit post-pandemia “The Great Reset”, espressione condivisa da alcune teorie cospirazioniste tra le più estreme, alcuni lo hanno dipinto come il simbolo di un’élite globalista che ambirebbe a sottomettere o addirittura eliminare parte dell’umanità. Sui social circolano disinformazioni su presunti complotti pianificati a Davos, da epidemie artificiali a campagne per la pedofilia o la fame di massa. Elon Musk, patron di Tesla, SpaceX e membro del governo statunitense, ha persino dichiarato che Schwab “vuole essere imperatore della Terra”.