Specchio, 20 aprile 2025
“Voglio un Louvre dove i visitatori possano sentirsi soli con Monna Lisa”
Laurence des Cars è una curatrice museale e storica dell’arte francese, nominata nel settembre 2021 dal presidente Macron come presidente e direttrice del Louvre, prima donna a occupare questa carica nei 228 anni di esistenza del museo.
Pare che lei all’inizio non fosse entusiasta delle condizioni del Louvre?
«Non è un museo come gli altri. Non solo è il più grande al mondo, ma è molto importante nella storia dei musei, è una ex residenza reale, e le sue fondamenta risalgono ad almeno nove secoli fa. È stato trasformato in un museo dalla rivoluzione francese, 230 anni fa, come simbolo di democratizzazione e di cittadinanza. Quando sono entrata in carica ho riscontrato però diversi problemi, e il principale era che il Louvre gode di un successo fantastico».
Ricevete davvero circa 9 milioni di visitatori l’anno?
«Sì, perché ho posto il limite giornaliero a 30.000. Prima del Covid, erano più di 10 milioni ogni anno! Quando sono arrivata, il team della sicurezza mi ha supplicato di non tornare a quei numeri, difficili per chi ci lavora, disagevoli per i visitatori e non salutari per le opere d’arte. Il problema nasce dal progetto del “Grande Louvre” voluto negli anni ’80 dal presidente Mitterrand, con un unico ingresso dalla piramide progettata da I. M. Pei».
Che al momento sembrava avere un senso?
«Sì, era un’ottima idea, un simbolo di modernità che aveva suscitato molte polemiche, come sempre in Francia rispetto alle novità. Ma era il 1989: metà dell’Europa non viaggiava ancora, e nemmeno la Cina. Progettata per accogliere al massimo 4 milioni di visitatori l’anno, la piramide è troppo piccola per 10 milioni di persone».
Quali altri problemi ha incontrato?
«Il secondo problema, molto bello, è la nostra amica Monna Lisa, il cuore della collezione del Louvre».
Molti vengono al Louvre solo per vedere Monna Lisa?
«Più del 70% dei visitatori vogliono vederla, anche se non vengono solo per lei. Era un dipinto molto famoso già nell’ Ottocento, ma la sua fama moderna nasce con il suo furto, alla vigilia della Prima guerra mondiale, quando sparì per due anni sotto il letto di un italiano pazzo. Come Greta Garbo, divenne più famosa perché era sparita. Non è più un dipinto come gli altri, è unico, anche se per anni il Louvre ha insistito che era un Leonardo uguale agli altri quattro che abbiamo. Oggi, Monna Lisa si trova nella Salle des États, la più grande galleria del Louvre, e non basta. Abbiamo ingorghi alla piramide, ingorghi intorno a Monna Lisa, mentre metà del Louvre rimane quasi deserta. Metà del Louvre non è stata modernizzata dal Grande Louvre, che è incentrato sulla Cour Napoleon, la prima grande corte della piramide, dimenticando completamente la bellissima Cour Carrée e la Colonnade, l’ingresso progettato per Luigi XIV prima che lasciasse Parigi per Versailles».
Dove collocherete Monna Lisa?
«Creeremo un altro ingresso sul lato est, sotterraneo, perché non si può costruire di fronte al Louvre. Scaveremo sotto la Cour Carrée, collegata con il Louvre medievale. Possiamo dedicare una galleria a Monna Lisa, un’altra alle mostre temporanee e una all’educazione, perché dobbiamo accogliere più scuole. Il nuovo Louvre partirà dal 2031».
Chiuderete nel frattempo?
«La parte intorno alla Cour Napoleon rimarrà aperta, le mostre continueranno e si potranno sempre vedere la Monna Lisa, la Nike di Samotracia, la Venere di Milo e le altre meraviglie».
L’ingresso è a pagamento?
«Metà dei visitatori francesi entrano gratis. Gli europei sotto i 18 anni e i ragazzi dal resto del mondo sotto i 18 non pagano».
Volete dare alla visita una nuova qualità?
«Esatto. Una galleria dedicata a Monna Lisa permetterà di prenotare uno slot temporale per godersela. Per comprendere il genio di Leonardo bisogna restare di fronte al dipinto, non si può osservarlo per due secondi».
Con tutti questi capolavori, il suo è un lavoro di enorme organizzazione?
«Si tratta di un grande museo, che ospita anche arti sceniche e musica. Non si ferma mai. Al Louvre lavorano 2.300 persone, è una città nella città».
Qualcuno dice che i giovani non amano i vecchi maestri?
«Completamente falso. Abbiamo parecchi under 25 al Louvre, in una continuità creativa, e proprio ora i vecchi maestri sono quelli che vanno più di moda. Tornare alle origini, a un certo primitivismo, è estremamente interessante, e la gente oggi è ossessionata dal tempo e dalla storia. Viviamo un momento molto complesso e cerchiamo luoghi dove confrontarci con una prospettiva storica lunga. Abbiamo fatto una meravigliosa mostra su un pezzo di Van Eyck fatta da un curatore trentenne di grande talento. Anche il curatore della mostra su Cimabue ha 30 anni. Rispecchiano la preoccupazione della loro generazione riguardo al senso, allo scopo di quello che fanno».
Sono in molti a visitare il Louvre su Internet?
«Tutte le nostre opere sono disponibili nel database. Ma andare a vederle dal vivo è un’altra cosa, perché la gente vuole avere dei ricordi propri».
Quanto tempo si trascorre al Louvre?
«Quasi 3 ore di visita media, un numero unico: quando dirigevo il Musée d’Orsay, il tempo medio era di 45 minuti, la gente correva alla galleria degli impressionisti, guardava Monet e Van Gogh e basta. Io vorrei che i visitatori potessero trascorrere una giornata intera al Louvre, rilassarsi a pranzo, fare pause. Al momento non offriamo una visita confortevole. Il museo sfinisce fisicamente, vi servono un buon paio di scarpe e un caffè di tanto in tanto. Non credo che ammirare l’arte debba essere doloroso, noioso e faticoso».
La infastidisce che la gente voglia farsi i selfie davanti a Monna Lisa?
«Non sono contraria, come potrei essere contraria alla mia epoca? Il senso della cosa è: “Sono qui, ora, e per due secondi la Monna Lisa è mia, e voglio conservarmi questo ricordo”. Ma oggi si fa la fila per trascorrere pochi secondi con Monna Lisa, senza avere il tempo di guardare questo quadro straordinario. Presto potrete andare al Louvre per un’ora e per un’opera, per poi tornare per un’altra ora il giorno dopo».