La Stampa, 19 aprile 2025
Sigourney Weaver entra nella saga di Star Wars: “Sono una guerriera, come tutte le donne”
«Non vedo l’ora che tutti possano godersi le incredibili sorprese che ci sono in quello che è il più grande film d’avventura mai fatto. Ne sono convinto»: Pedro Pascal ha presentato con queste parole The Mandalorian & Grogu, film che continua le avventure del suo personaggio, Din Djarin, un Mandaloriano, e Grogu, creatura aliena in grado di usare la Forza, che per anni abbiamo chiamato «baby Yoda». Certo, alla Star Wars Celebration, che quest’anno si è tenuta a Tokyo, tutti devono dare la migliore versione di sé. Ma quando sul palco è salita anche Sigourney Weaver allora abbiamo cominciato a credere che questo diretto da Jon Favreau possa essere davvero il più grande film di avventura mai realizzato.
L’attrice è infatti la regina delle saghe: è la leggendaria tenente Ripley di Alien, la dottoressa Grace Augustine in Avatar e Dana Andrews in Ghostbusters. Non le mancava che Star Wars. Il film, che continua la storia della serie tv, uscirà in sala il 22 maggio 2026. Il primo in 7 anni, da Star Wars – Episodio IX – L’ascesa di Skywalker. Il suo personaggio è una pilota, il cui nome dovrebbe essere Colonnello Bishop, in omaggio all’androide di Alien. Ovviamente è una dei ribelli, come ci ha detto lei stessa: «Oggi è importante esserlo: abbiamo bisogno di ribelli».
Perché?
«Perché c’è bisogno di speranza».
Ci si può credere ancora?
«Si può sempre avere speranza. E penso che l’universo di Star Wars sia il luogo perfetto per evadere dalla realtà in cui ci troviamo oggi. Se ne può trarre ispirazione. Queste specie diverse stanno tutte combattendo per un mondo migliore: più sicuro, più giusto. Quindi per me questa saga è molto rilevante. Sicuramente quest’anno ha aiutato tutti noi che eravamo sul set».
Che tipo è questa Colonnello Bishop?
«È una pilota da combattimento. Ha fatto parte della Ribellione e ora sta cercando di proteggere la Nuove Repubblica. È molto razionale, quindi ha pensato a lungo prima di trovare la giusta persona in grado di aiutarla. Ha scelto Din Djarin, un cacciatore di taglie, anche se non sa se sia totalmente affidabile: soprattutto perché si accompagna a questa creatura che fa strani rumori e mangia tutto».
Insomma un altro personaggio tosto nella sua carriera.
«Sono attirata da personaggi che sono combattenti. E penso che il Colonnello Bishop lo sia. Ha una visione del mondo molto appassionata. Penso che lei sia esattamente dove vuole essere, a fare quello che vuole fare: è una pilota, vola ancora. È una persona molto responsabile, che crede nei propri ideali».
Lo sa che lei ha ispirato tante donne grazie a questi personaggi?
«È un onore. Io stessa prendo ispirazione da donne reali, che sanno fronteggiare momenti di crisi e allo stesso tempo esserci per i propri cari. Abbiamo sempre saputo fare tutto, solo che era più difficile arrivarci. O non ci veniva riconosciuto. Le donne sono forti, lo sono sempre state. Semplicemente, per esempio al cinema, come ruoli ci veniva lasciata solo una fetta di tutta la torta. Adesso per fortuna ci stiamo prendendo anche il resto».
Non è facile però.
«L’importante è non arrendersi. E sa perché non lo facciamo? Perché non possiamo se vogliamo farcela».
Quindi anche il Colonnello Bishop non si arrende?
«No. È stato un sogno inaspettato: lavorare con Jon Favreau, il regista, con Pedro Pascal e Grogu. Quando Jon mi ha chiamato su Zoom gli ho detto che non avevo mai visto la serie. Mi sono vergognata a dirlo. Lui però mi ha detto: dai un’occhiata e fammi sapere. Me ne sono innamorata: mi ha ricordato le serie che amavo quando ero piccola».
È vero che ha accettato soprattutto perché avrebbe avuto a che fare con Grogu?
«È adorabile! Il mio personaggio è come se prendesse sotto la sua ala questa piccola creatura. E Grogu piano piano si trasforma, diventa un suo partner. È bellissimo averlo attorno. Anche se, posso dirlo perché ci ho lavorato sul set, è molto dispettoso. Bisogna tenerlo d’occhio tutto il tempo. Specialmente quando i burattinai se ne vanno. È molto disobbediente».
L’ha riconciliata con gli alieni?«Non proprio. Però, voglio dire: anche semplicemente a guardali, ovviamente sceglierei Grogu rispetto agli xenomorfi di Alien! Anche considerando tutte le saghe a cui ho partecipato: tra xenomorfi, Slimer di Ghostbusters e Grogu non c’è gara. Sceglierei sempre lui».
Pascal qui a Tokyo l’ha definita un’icona e una dei suoi punti di riferimento: come ci si sente a essere un’icona?
«L’ho pagato per dirlo! È stato bello lavorare con Pedro. Essere accolta in questa serie, con persone che lavorano insieme e si conoscono da anni, è stato come entrare in una famiglia».
La fantascienza ha un posto speciale nel suo cuore?
«Sì, infatti ci sono tornata spesso. Parla di futuro, di che cosa significhi essere umani, permette di esplorare talmente tante cose diverse. È un potenziale senza fine. Penso che la fantascienza sia molto importante e chi la ama lo capisce».