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 2025  aprile 20 Domenica calendario

Intervista a Marisa Laurito

Ha festeggiato proprio ieri 74 anni, Marisa Laurito, si divide fra teatro e tv – dal 2020 dirige il Trianon Viviani di Napoli e proprio due giorni fa ha dato il via a un doppio ricordo di Nino Taranto, mentre fino a poche settimane fa era su Rai1 con Serena Rossi in “Mina Settembre” – e almeno al telefono sembra che il tempo con lei sia più gentile.
Come se la passa?
«Ogni anno rispondo sempre allo stesso modo: benissimo.
L’età non esiste per me. Ci sono la mente e il cuore. E finché si ha curiosità, vitalità, voglia di imparare e amare, gli anni non sono mai un problema».
E come ha fatto ad arrivare fin qui così saggia e positiva?
«Non so dirlo esattamente. Credo con il carattere e la passione per il mio lavoro. E poi credo che mi abbia aiutato la leggerezza, dote che ho imparato a far mia perché la verità è che non nasco così. Da piccola ero molto noiosa, poi a 12-13 anni sono cambiata e ho scelto il sorriso. L’arma migliore che abbiamo».
E cosa le è successo?
«Mi sono svegliata. Guardandomi intorno ho capito che c’era chi stava peggio di me. Così ho iniziato a guardare sempre il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto. E con un po’ di coraggio ho provato a seguire la mia strada».
Coraggio o incoscienza?
«Forse più coraggio. Chi è artista, parola abusatissima, si porta dentro la voglia di sperimentare, cosa che io ho fatto in teatro, tv e cinema. E da qualche tempo anche nella pittura, la visual art, la fotografia... Insomma, di fronte a una novità, io mi lancio sempre. Un’artista vera non deve muoversi sul sicuro».
Per capire, l’ultima volta che lei l’ha fatto quando è stato?
«Mi sono data molto da fare per il sociale. Due giorni fa ho partecipato a un’ennesima manifestazione contro quello che sta succedendo a Gaza. Non sa quanti colleghi mi hanno sconsigliato di farlo. “Poi ti etichettano e te la fanno pagare”. Io però me ne frego. Meglio essere liberi. “Informati, studia e fatti una tua coscienza”, mi diceva mio padre, “L’importante è essere liberi”».
Oggi, a sinistra o destra, si sente rappresentata da qualcuno?
«No. E siamo in tanti a pensarla così. Questa prima donna presidente del Consiglio viene dalla gavetta ed è brava, ma non fa per me. Il problema è che dall’altra parte c’è il nulla. Guardando il panorama nazionale e internazionale c’è da rabbrividire. Fa paura anche l’America, adesso».
Cosa le è venuto meglio?
«La tv. Cosa che devo esclusivamente al mio amico fraterno Renzo Arbore. Lui mi ha insegnato tutto. Ha aperto una celletta nel mio cervello e mi ha fatto capire che potevo improvvisare. Io sono nata e cresciuta in teatro con Eduardo De Filippo, dove imparavo tutto a memoria. Quando nel 1985 Renzo mi chiese di fare “Quelli della notte” per me fu un salto nel buio: non avevo copione e non sapevo come affrontare e sviluppare il mio personaggio. Non avevo mai fatto una cosa del genere. E poi in teatro facevo ruoli da primadonna, con Renzo ero solo parte di un gruppo. Eppure...».
Mai avuto ripensamenti?
«No, mai. Iniziai a divertirmi come mai avevo fatto prima. Da allora scelgo sempre ciò che mi piace e anche se va male, pazienza. Anche gli insuccessi servono».
Il flop più istruttivo qual è stato?
«“Caro Bebè” del 1995, varietà con i Trettré che accettai di fare per salvare il sabato sera di Rai1 dopo che Pippo Baudo all’ultimo momento si era tirato indietro. I dirigenti mi chiesero un aiuto ma poi sparirono quando le cose si misero male. Una lezione preziosa: mai fare qualcosa controvoglia. Sbagliai io».
La disponibilità e la gentilezza in tv si pagano?
«Sì, ma non sempre, per fortuna. Comportarsi bene è sempre la cosa migliore da fare, Primo o poi torna tutto indietro. Io, infatti, sono sempre allegra e contenta».
A proposito, lei crede nella reincarnazione ed è convinta di aver avuto altre tre vite: conferma?
«Certo. La prima l’ho vissuta nel Settecento, ero francese, ero ricchissima ed ero sposata a un uomo che non amavo. Mi innamorai – ricambiata – di un capitano di Marina dal quale ebbi due gemelli che mio marito dopo il parto affidò a una famiglia di contadini. Io scappai di casa e trascorsi tutta la vita a cercarli, senza trovarli, morendo povera ma felice con l’uomo che amavo».

Però. E nelle altre due chi è stata?
«Nella seconda una donna dell’Ottocento testimone di un omicidio e nella terza un pemangku, un sacerdote di un tempio induista a Bali, isola che adoro e in cui mi sento da anni totalmente a casa mia».

Come sa oggi di queste vite?
«Grazie a sedute di regressione, in parte con ipnosi. Fatte con i professionisti giusti. Le consiglio a tutti».
Come e perché ha iniziato?
«Diciamo che sono da sempre attenta ai segnali che la vita mi dà. Soprattutto quelli un po’ esoterici. Dopo la morte di mia mamma ho avuto una cosiddetta esperienza extracorporea. Ero disperata, un mio amico venne a trovarmi, mi mise una mano sulla spalla e io, all’improvviso, sentii la mia anima staccarsi dal corpo e volare in alto. Non so come sia potuto accadere, ma andò così. Credo ci siano pareti sottili fra noi e quelli che non ci sono più».
Se lo dice lei.
«Lo so, sembra assurdo. Non ho certezze, ma ci credo. D’altra parte rispetto a queste cose certezze nessuno ce l’ha, neanche le religioni più seguite. L’idea della reincarnazione mi piace perché altrimenti sarebbe tutto qui. Invece la vita è un’esperienza meravigliosa che serve per imparare cose che sarebbe bello ritrovare in altre forme».

La sua quinta vita come la vede?
«Vorrei diventare un medico premio Nobel che salva la vita a tanta gente oppure essere una rockstar».

Tipo?
«Non lo so. Vorrei essere sempre donna, però».
E se domani si sveglia uomo, la prima cosa che fa qual è?
«Aiuto le donne. Per fortuna, uomini perbene ce ne sono tanti».

Nel 2001 sposò l’ex calciatore Ciccio Cordova, dal quale si separò dopo tre mesi. Subito dopo lei diede vita a una specie di Club delle prime mogli con alcune amiche dai matrimoni naufragati come il suo: cosa facevate precisamente?
«Convocai una psicanalista per sedute di gruppo che ci aiutò a mettere a fuoco gli sbagli commessi. E a farci riflettere sul fatto che di uomini non avevamo mai capito niente. Quante risate...».

E adesso?
«Da allora c’è Piero Pedrini, stiamo insieme da 24 anni. L’amore è una cosa facile, bastava semplicemente incontrare la persona giusta. Non è una cosa geniale da dire, ma alla fine è così».
È vero che Luciano De Crescenzo e Renzo Arbore, i suoi più grandi amici, si rifiutarono di fare i testimoni alle sue nozze?
«Sì. Un po’ rimasi sorpresa, ma in realtà da veri amici avevano capito tutto, Luciano per gioco mi disse anche che avrebbe voluto indietro il regalo... Renzo, invece, poco prima, mi disse che ero ancora in tempo...».
È vero che giocando con Luciano De Crescenzo, ha barato a carte?
«Sì. A gin rummy. Vinceva sempre lui, e così mi organizzai con un altro mazzo. A lui non l’ho mai detto: mi avrebbe uccisa».
Ora lo sfizio da togliersi qual è?
«Assistere al crollo di Trump. Questo mi piacerebbe tantissimo».

Da anni dirige il Teatro Trianon: che Napoli si vede da quel palco?
«Una città bellissima, che ha voglia di fare e fa. E un’altra, minoritaria, che mette i bastoni fra le ruote e fa un dispetto soprattutto alla città».
La magagna della Laurito qual è?
«Sono impulsiva, ma ho imparato a contare non dico fino a dieci, ma a cinque sì. Prima manco a due arrivavo... Sono più paziente però quando vedo che... m’incazzo».
Il meglio deve ancora venire?
«Si, sempre. Non sono una che guarda al passato. Penso solo a quello che farò in futuro».
E cosa vorrebbe fare?
«Rafting in Colorado, l’ho già fatto in Indonesia e mi è piaciuto tantissimo
. Ma devo sbrigarmi: va bene tutto ma ormai ho una certa età».
E nella “sua” Bali non va più?
«Non vado da tempo. Il mio compagno ama la Croazia e non ama andare lontano dall’Italia perché ha viaggiato tutta la vita. Tornerò in tempi brevi a Bali per starci almeno due-tre mesi, è la mia terra. Qui sono stata una sacerdotessa. Una volta sono entrata in un tempio e dopo un po’, prima di uscire, ho detto d’istinto: “Ciao mamma”. Senza saperlo ero nel tempio che è la sede di tutti gli avi del mondo. Capito?».