La Stampa, 20 aprile 2025
Andrée Ruth Shammah: "Io da sempre milanese e riformista Dico no a La Russa, ma Meloni è capace"
«Ho sempre votato socialista, ma oggi dico che Giorgia Meloni mi ha sorpresa: si sta dimostrando capace. Più del suo governo». L’opinione sorprende, soprattutto perché è quella di Andrée Ruth Shammah, classe ‘48, regista milanese direttrice del Teatro Franco Parenti di Milano, esponente della borghesia riformista della città e amica di Matteo Renzi. Figlia di una famiglia ebrea sefardita originaria di Aleppo, ha iniziato la sua carriera alla fine degli anni Sessanta come assistente alla regia al Piccolo Teatro di Giorgio Strehler e Paolo Grassi. Ma in questi giorni si è parlato di lei – «un sacco di pettegolezzi e malelingue», racconta al telefono tra una prova e l’altra del suo nuovo spettacolo “Lezioni d’amore” che andrà in scena dal 23 aprile – non tanto per la sua attività di regista, quanto perché il presidente del Senato e Daniela Santanchè, in una cena a casa La Russa, avevano fatto il suo nome per le amministrative milanesi del 2027 in tandem con il possibile candidato sindaco del centrodestra Maurizio Lupi. La notizia del ticket elettorale ha scatenato una ridda di polemiche. «Inutili, non c’era nessuna ambiguità».
Com’è nata l’idea della sua candidatura?
«Me l’ha proposta La Russa, ma gli ho detto di no fin da subito. Mi onora ma non fa per me».
Perché ha declinato?
«Ho troppo rispetto per la politica, quella fatta bene, per pensare che sia un mestiere in cui si possa improvvisare. Deve farlo chi ne ha le competenze, e io non le ho. Poi vorrei fare una precisazione».
Prego.
«Voglio allontanare l’idea di essere la tipica intellettuale che snobba la politica. Non è disprezzo, al contrario. Per la politica serve dedizione. E io faccio altro nella vita».
Non è un problema neanche la parte politica che le ha chiesto di candidarsi?
«No, assolutamente: non lo avrei fatto neanche se me lo avesse chiesto il mio amato Renzi».
Ma lei non ha certo idee vicine a Fratelli d’Italia…
«Ho sempre votato socialista, una volta il terzo polo. Ma sono sempre stata riformista. Per questo hanno pensato a me: ritengono che a Milano non si possa non tener conto di quella componente».
Cosa pensa di Lupi?
«Lo conosco bene perché il mio teatro esiste grazie a lui. Sarebbe un bravo sindaco perché ama Milano».
A proposito di Milano, come la vede?
«È una città in cui c’è molto da fare. E va fatto bene. Bisogna prestare molta attenzione a cosa accade nelle periferie. E questo può farlo solo chi conosce la cosa pubblica, chi può consultare esperti e tecnici».
Quindi niente politica ?
«A mio modo, la politica la faccio da donna libera. Partecipo all’anima della città con il mio teatro che è indubbiamente un punto di riferimento per il dibattito, senza slogan e senza conformismi».
Cosa pensa della premier?
«Se guardo i giornali vedo che Meloni si sta dando da fare, va negli Usa, in Europa. Si sta rivelando migliore di come la gente pensava. Da parte sua vedo molto impegno».
E del governo?
«Credo che la premier sia cosa diversa dal suo governo. Migliore, direi. Eravamo tutti perplessi perché non sapevamo cosa avrebbe fatto. E invece…».
Il suo amico Renzi però è molto critico. Lo dice anche nel suo ultimo libro. Lo ha letto?
«No, non ancora. Ma non mi interessano i giudizi. Mi interessa che di certi temi si occupino persone che sappiano rimboccarsi le maniche e lei lo sta facendo».
Il 23 aprile debutta il suo “Lezioni d’amore. Sinfonia di un incontro”, con Milena Vukotic. Che spettacolo sarà?
«Il testo è ispirato al romanzo “Madame Pylinska e il segreto di Chopin” di Éric-Emmanuel Schmitt: la protagonista, donna matura, un tempo grande musicista, guida il suo giovane allievo verso una nuova consapevolezza. È l’incontro tra due generazioni, inquietudini del passato e inadeguatezza del presente. Per me era una necessità scrivere quel testo proprio quando avevo deciso e annunciato che mi ritiravo dal palcoscenico. Ma così è la vita: prendere o lasciare. E io prendo».