corriere.it, 17 aprile 2025
«Devo fare una legione di figli prima dell’apocalisse»: così Musk va a caccia di donne per ripopolare la Terra (e Marte)
Il primo obiettivo è quello di assicurare la sopravvivenza dell’umanità. Il secondo di arrivare su Marte. E per raggiungere entrambi i traguardi bisogna mettere al mondo più figli. «Vorrei che l’umanità di espandesse e si potesse creare un futuro brillante per il mondo ma poterlo fare è necessario avere esseri umani», aveva detto Elon Musk ad Atreju, la manifestazione di Fratelli d’Italia, nel 2023. «Il mio consiglio ai leader di governo e alle persone è quello di assicurasi di avere bambini».
Insomma, sembra esserci fretta di salvare il genere umano. E per questo ha messo al mondo una «legione» di bambini, per l’esattezza 14 figli. O almeno, questo è il numero e l’identità di quelli che conosciamo con certezza. Per l’ultimo di questi la certezza è arrivata venerdì scorso, con un test di paternità che Musk ha ostacolato. Adesso Ashley St. Clair, che a febbraio era uscita allo scoperto sulla propria relazione con l’uomo più ricco al mondo, ha il coltello della verità dalla parte del manico. E, dopo mesi costretta al silenzio, ha cominciato a raccontare la propria storia.
La relazione di St. Clair con Musk
Primavera 2023. Il primo approccio di Musk è avvenuto sul social di sua proprietà, quando ha cominciato a interagire con i post della giovane donna – c’è quasi un quarto di secolo di differenza fra i due – e a scriverle tramite messaggi privati. La relazione è cominciata presto. E, come riporta il Wall Street Journal, sin dal primo rapporto Musk ha suggerito che i due dovessero «scegliere un nome» per un eventuale figlio. Non è passato molto tempo prima che effettivamente venisse concepito il bambino chiamato poi Romulus.
La relazione fra i due sembrava andare a gonfie vele. Tanto che una volta aveva detto di volere almeno dieci figli da lei. O almeno tutto sembrava andare bene fino al momento del parto. In quel momento sono emerse le prime divergenze. A partire da come dovesse essere partorito il bambino. Per Musk, St. Clair doveva scegliere il cesareo – in passato ha sostenuto che i parti naturali sono collegati alla riduzione della dimensione del cervello – e rinunciare alla circoncisione del bambino. La donna, di fede ebraica, non era disposta a rinunciare a quest’ultima. E alla fine ha optato anche per il parto naturale.
I primi problemi
A settembre il parto. Ma, proprio mentre si trovava in ospedale per l’induzione del travaglio, la donna ha ricevuto un messaggio da Jared Birchall, il braccio destro del miliardario che negli anni si è occupato di gestire anche le complicate relazioni para-familiari del capo. Più che una comunicazione, un ordine: il nome di Musk non doveva comparire nel certificato di nascita come padre del bambino. Una richiesta portata avanti anche subito dopo il parto. Situazioni complicate come questa non si gestiscono con la sola fiducia ma con veri e propri contratti di non divulgazione. Così Birchal ha chiesto a St. Clair di firmare un documento in cui si impegnava a non rivelare dettagli sulla paternità di Musk. In gioco ci sarebbe stata la sicurezza di quest’ultimo, che in un messaggio alla donna avrebbe detto di essere un obiettivo per un possibile assassinio, cioè «al secondo posto dopo Trump per un omicidio» e che «solo i paranoici sopravvivono».
In cambio, la madre e il bambino 15 milioni di dollari dati sull’unghia e un assegno di mantenimento da 100 mila dollari al mese finché Romulus non avesse raggiunto la maggiore età (cioè i 21 anni negli Usa).
Il grande rifiuto
St. Clair ha deciso però di non firmare l’accordo. Fra le ragioni principali c’è il fatto che il documento la faceva sentire come se suo figlio fosse illegittimo. Inoltre, in caso di scomparsa di Musk, nulla avrebbe garantito che il supporto a Romulus continui.
La vera rottura ha una data: 15 febbraio 2025. «Alea iacta est», aveva scritto St. Clair in un post su X, dove ha conosciuto il padre di suo figlio. Il dado è tratto. «Cinque mesi fa ho dato la luce a un bambino. Elon Musk è il padre. Non ne ho parlato prima per proteggere la privacy e la sicurezza di nostro figlio». Riservatezza infranta dai tabloid, che avrebbero cominciato a fiutare la storia sul nuovo figlio di Musk. Poco importano le ragioni: l’accordo di segretezza – fino ad allora informale, visto che il contratto non è mai stato firmato – è saltato. E così anche i soldi messi sul piatto per il mantenimento del figlio. La nuova offerta, da cui sono spariti i 15 milioni di dollari, riduceva l’assegno mensile a 40 mila dollari. Diventati poi 20 mila quando il Wall Street Journal ha contattato Musk per commentare le dichiarazioni di St. Clair, poco prima che il test di paternità ordinato da una corte di New York tornasse indietro con un risultato. La probabilità che il miliardario sia il genitore di Romulus è del 99,9999%.
Le altre relazioni
La storia di St. Clair si interseca con quella di altre donne che, come lei, hanno partecipato al progetto di “ripopolamento” della Terra. Una di queste è Shivon Zilis, la manager di Neuralink con il quale Musk ha quattro figli, l’ultimo dei quali nato proprio il mese scorso. «Vuole davvero che le persone intelligenti facciano figli, così mi ha incoraggiato a farne», aveva detto Zilis in un’intervista con il biografo Walter Isaacson.
La pressione di creare un esercito di bambini che condividano il suo materiale genetico sembra quasi un’ossessione per Musk. Anzi, bisogna «raggiungere il livello della legione», come l’aveva definita con la stessa St. Clair, «prima dell’apocalisse». E per questo avrebbe detto con sincerità alla donna che avrebbero bisogno di «usare madri surrogate», si leggerebbe in un messaggio consultato dal Wall Street Journal. E non si sarebbe fatto problemi a “connettersi” con altre donne proprio durante la relazione con St. Clair (e con Zilis, sempre al suo fianco anche nelle occasioni ufficiali). «Vogliono che io faccia da donatore di sperma. Nessuna relazione o altro», avrebbe scritto a St. Clair, spiegando come fosse stato contattato da alcuni «ufficiali giapponesi» che volevano presentargli una «donna di alto profilo».
Anche Tiffany Fong – influencer legata al mondo delle cryptovalute – sarebbe stata contattata da Musk su X per lo stesso motivo. In un messaggio privato le avrebbe chiesto se fosse interessata ad avere un figlio con lui. Ma i due non sono arrivati a conoscersi dal vivo. Dopo il rifiuto della donna, che si sarebbe confidata anche con la stessa St. Clair (sua amica), Musk avrebbe fatto un passo indietro rispetto all’offerta. Privandola al tempo stesso tutte le interazioni virtuali che fino a quel momento l’avevano aiutata a raccogliere engagement online e, di conseguenza, guadagni.
L’harem di Musk, insomma, potrebbe essere più grande di quello che fino a ora è stato reso pubblico. Così come il numero dei figli che condividono con lui il Dna. Oggi, oltre a Romulus, si conoscono i nomi e le identità di quelli riconosciuti. I primi cinque li ha avuti con l’ex moglie Justine Wilson: Nevada Alexander (morto a dieci settimane), i gemelli Griffin e Vivian (la figlia transgender che ha scelto di disconoscere il padre), Kai, Saxon e Damian (nati da parto trigemellare). Poi è arrivata la cantante Grimes (pseudonimo di Claire Elise Boucher), con la quale ha avuto X AE A-XII (oggi protagonista di molte foto pubbliche e non solo), Exa Dark Sideræl e Techno Mechanicus. E da Shivon Zilis ne ha avuti quattro: Strider, Azure, Arcadia e, infine, Seldon Lycurgus. Un esercito di bambini pronto a colonizzare Marte. O, se proprio dovesse andare male, anche solo la Terra.