corriere.it, 18 aprile 2025
Milena Vukotic festeggia i 90 anni: «La festa più bella è essere sul palco. Rimpianti? Un film con Woody Allen»
La moglie più sottomessa del cinema italiano, Milena Vukotic, che ha sposato sul set Fantozzi- Villaggio ma anche Tognazzi in «Amici miei» e Banfi nel «Medico in famiglia», festeggia a Milano il 23 aprile 90 anni debuttando al Parenti in «Lezione d’amore» di Andrée Shammah. «Una bellissima data, il giorno di nascita è sacro e lo festeggio facendo ciò che amo». Cresciuta in una famiglia d’artisti, ha iniziato danzando: «Dicevano che ero troppo magra e avevo talento per la danza. Viaggiando, a Parigi ho studiato e ballato con importanti compagnie. Ma dopo tre anni, un giorno ho visto “La strada” di Fellini e la mia vita è cambiata, un’emozione mai sentita, che mi ha capovolto dentro. Ero nuova nell’ambiente e il regista Renato Castellani mi consigliò di cambiar strada perché ero brutta, anche se poi mi scritturò per “Verdi” in tv, ma non glielo ricordai». Quei suoi mariti? «Sono diversi, con Villaggio siamo stati amici, quando andavo a casa sua la cameriera annunciava alla signora che era arrivata la moglie di suo marito. Nel nostro mondo ci sono momenti di grande legame che poi svaniscono in fretta». E con Fellini? «Era unico, è stato il rapporto che ha colmato la mia vita, comunicava un’intensa energia poetica». Tre film di Buñuel, il record. «Lo dissi a Fellini, lui mi raccomandò di salutarlo e mi chiese quanti anni aveva. Quando arrivai da don Luis, lo stesso, mi disse salutami Fellini: ma quanti anni ha?».
Lo spettacolo di Shammah? «Un evento importante, con lei condivido la passione, complicità e vitalità su un tema che ci riguarda tutti, è l’incontro tra una vecchia signora di Parigi, un po’ bohème, con un ragazzo 16enne fragile e indeciso, borghese nel profondo. Il bisogno di parlare d’amore sento che mi appartiene molto». Travolta dalla nuova avventura, Milena si sente nomade: «Non ho avuto un’educazione, una vita, una carriera normali e neanche il matrimonio, avvenuto a 70 anni ma vissuto in due appartamenti diversi». In teatro esiste andare in pensione? «No, è solo una forma mentale, ci si sente in pensione da giovani quando non si trova il lavoro». Carriera difficile? «Era l’epoca delle maggiorate ed io ero svantaggiata. Non sono mai stata bella, adesso mi sistemo, allora ero slavata, non di moda, non lo sono mai stata». Rimpianti? «Avrei voluto lavorare con Woody Allen, con Amelio, Moretti, ma ho fatto una parte in un episodio di Bertolucci col Living Theatre».
Del nuovo spettacolo, «Lezione d’amore», come un film di Bergman, parla Shammah, che l’ha diretto ma anche scritto con Federica di Rosa. L’ambiente, creato da Gianni Carluccio, è una casa parigina da realismo magico, della vecchia Madame A. stravagante con la sua treccia di capelli bianchi. Dice Andreé: «Una regìa è un impegno che mette ogni volta in discussione tutta la tua storia, esige un tempo speciale di concentrazione. Questa ispirazione, da tempo è dentro di me nasce da due titoli, “Harold e Maude”, film di Ashby del ‘71 e dal romanzo di Schmitt, “M.me Pylinska e il segreto di Chopin”, che parla dell’incontro di due esistenze lontane che si incrociano tra la vita svogliata e il desiderio di una fine leggera. Debuttiamo il giorno dei 90 anni di Milena». Tutto un caso? Per di più il giovane è Federico de Giacomo ammirato in “Chi come me”, studente e nipote modello, felice di questo ruolo apatico che in scena, nella versione invecchiata, sarà narrato da Andrea Soffiantini. «Per me – dice Vukotic – questo testo è oggi un momento fondamentale sia per la storia sia per l’incontro profondo con Andrée che mi arricchisce di creazione e gioia: il teatro è tutto in questo.