corriere.it, 17 aprile 2025
Trump progetta il Golden Dome, lo scudo spaziale antimissili. E Musk è il favorito per costruirlo
Golden Dome è il nome in codice del nuovo ambizioso programma di difesa missilistica voluto da Trump.
Ispirato vagamente al concetto dell’Iron Dome israeliano, ma con uno scopo molto più vasto e futuristico, consisterebbe in uno scudo spaziale con centinaia di satelliti in orbita capaci di rilevare il lancio di missili da qualsiasi punto sulla terra, tracciarne la traiettoria in tempo reale ed eliminarli con altri missili o raggi laser prima che raggiungano il territorio degli Stati Uniti.
Nonostante il progetto del Golden Dome sia ancora alle fasi iniziali e ci sia la necessità normativa di una gara per un contratto federale di questa portata (il costo sarà di centinaia di miliardi di dollari, dicono gli esperti), Space X di Elon Musk, insieme al produttore di software Palantir e al costruttore di droni Anduril (i cui fondatori hanno sostenuto economicamente la campagna elettorale di Trump), è emersa come il principale candidato per aggiudicarselo, secondo quanto rivela in una sua esclusiva l’agenzia Reuters.
Space X (con Palantir e Anduril) avrebbe già presentato il proprio progetto che prevede la costruzione e il lancio di 400 satelliti (fino a più di mille) ricevendo segnali positivi dal Pentagono. «Una deviazione dal normale processo di approvazione – ha fatto sapere alla Reuters una fonte vicina ai colloqui -, sembra che la comunità della sicurezza nazionale e della difesa debba essere deferente nei confronti di Elon Musk a causa del suo ruolo nel governo».
Space X e Musk hanno rifiutato qualsiasi commento sul coinvolgimento del titolare del Doge (il dipartimento dell’Efficienza Governativa) nelle negoziazioni riguardanti un contratto federale; mentre il Pentagono si è limitato a dire che fornirà «opzioni al Presidente per la sua decisione in linea con l’ordine esecutivo e secondo le direttive e le tempistiche della Casa Bianca».
E le opzioni per la Casa Bianca sarebbero almeno 180, come il numero di aziende, incluse startup Epirus, Ursa Major e Armadache o la potente Lockheed Martin che ha addirittura lanciato una pagina web per promuovere la sua offerta, che avrebbero manifestato il proprio interesse al Pentagono, e ad alcuni membri del Consiglio di Sicurezza Nazionale, per poter contribuire allo sviluppo del Golden Dome.
Il vantaggio di Space X
Ottenendo il contratto per il Golden Dome, Space X registrerebbe il maggior successo della Silicon Valley nel settore redditizio dei contratti per la difesa, ma non siamo nemmeno alle scartoffie e sono stati sollevati forti dubbi sull’effettiva capacità del gruppo di costruire un sistema completamente nuovo in modo efficiente e conveniente, capace di proteggere gli Stati Uniti da un attacco.
Space X, però, punterebbe prevalentemente alla parte del progetto denominato «custody layer», lo strato di custodia che consisterebbe nella costellazione di satelliti incaricati di rilevare i missili, il cui costo preliminare di ingegneria e progettazione si aggirerebbe tra i 6 e i 10 miliardi di dollari, e avendo lanciato negli ultimi cinque anni centinaia di satelliti spia operativi e di recente diversi prototipi, che potrebbero essere riconvertiti per il progetto, ha già un notevole vantaggio temporale sui concorrenti.
Servizio in abbonamento
Una delle idee di Space X sarebbe quella di strutturare il Golden Dome come un servizio in abbonamento, in cui il governo Usa pagherebbe una quota associativa per poter usufruire della tecnologia invece di possederla direttamente. Uno stratagemma che consentirebbe una distribuzione più rapida del sistema, evitando le regole di approvvigionamento del Pentagono, ma che non permetterebbe allo Stato di mantenere il controllo di un meccanismo di difesa tanto complesso e critico suscitando la preoccupazione di alti funzionari della Difesa.