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 2025  aprile 17 Giovedì calendario

Intervista a Marco Predolin

«Scriva: uno dei migliori presentatori della storia della tv italiana». Marco Predolin ha la battuta pronta e la velocità di parola allenata dalla gavetta in radio. Ha vissuto un decennio d’oro e poi ha abbandonato tutto, forse per questo poteva essere di più di quello che è stato.
Decise lei di lasciare: a leggerla oggi come sintetizzerebbe quella decisione?
«Con una sola parola: folle. Ci sono treni su cui si sale una volta nella vita e anche solo per il risvolto economico avrei dovuto continuare per almeno altri 10 anni».

Si sentiva invincibile?
«Sì. Non avevo un agente che mi gestiva, mi sentivo onnipotente, immortale: l’arroganza del successo ti porta a credere che non possono fare a meno di te e se te ne vai ci sarà subito qualcuno a cercarti».
Era partito dalle radio.
«La vera gavetta alla scuola di Radio Monte Carlo, ho fatto sei mesi di nastri prima di andare in onda: significava che registravo una trasmissione, il direttore Noel Coutisson ascoltava tutto e poi mi diceva: bene, domani ne fai un’altra. Per 24 settimane di fila».
Come arriva a «M’ama non m’ama»?
«Ero in un programma di Memo Remigi, tra gli autori c’era Paolo Limiti che apprezzava la mia verve simpatica e spiritosa. Così siccome sapeva che a Rete4 (allora ancora di Mondadori) cercavano un conduttore, mi presentò ai dirigenti: feci un’estate di provini, conditi da tanti “le faremo sapere”. Il format del programma era di Steve Carlin che mi voleva a tutti i costi, mentre a Rete4 non mi calcolavano perché preferivano un volto conosciuto. Ma lui si impuntò e allora decisero di affiancarmi Sabina Ciuffini, la valletta di Mike, per dare un’immagine più riconoscibile al programma».
In sostanza era lei il valletto?
Ride: «La trasmissione era divisa esattamente a metà, avevamo parti uguali con lo stesso ruolo. È stato il primo programma quotidiano a striscia in Italia: fu un successo strepitoso».
Com’era Sabina Ciuffini?
«Come me. Un’antidiva, con la testa per aria, simpatica, anti-televisiva, nel senso che le piace fare questo lavoro ma non l’ambiente: la sua è anche la mia storia».
Dopo due anni arriva «Il gioco delle coppie».
«Carlin voleva un sacco di soldi per i diritti di M’ama non m’ama e così i dirigenti – decisamente miopi – presero Il gioco delle coppie che costava molto meno».
Ma fu ugualmente un’altalena di successo, da cui lei all’improvviso scese. Perché?
«Registravamo tre o quattro puntate al giorno e via via diventava come una catena di montaggio, ripetitivo: ero un vigile urbano che regolava il traffico, dietro le quinte poi avvertivo tensioni che non capivo».
Era all’apice, le avevano dato anche una prima serata: «Una rotonda sul mare».
«Pensavo di essere stato promosso in prime time con un programma tutto mio, ma poi sono venuto a sapere che c’era Red Ronnie che intervistava i cantanti, che Teocoli e Boldi avevano la parte comica, e di nuovo mi sono ritrovato a fare una sorta di valletto».
Berlusconi bocciò pure la prima puntata.
«Indossavo una giacca da smoking bianca, alla Love Boat: Berlusconi arrivò per vedere il girato e chiese: cosa fa Predolin vestito come un barman?
Abbiamo buttato la puntata e rifatto tutto da capo».
Se non è Mediaset, è la Rai: andò alla tv di Stato.
«E in Rai presi un bel bidone. Al palinsesto mi presentarono come il conduttore di Serata a sorpresa con Gabriella Carlucci, da un’idea di Japino. Solo che poi decidono di cancellarmi, io lo prendo in quel posto e il programma lo fa la Carrà: era Carràmba! Che sorpresa. Da lì in poi ho fatto cosette, ma roba da Serie B, Serie C».
Anche 12 anni di televendite, che serie sono quelle?
«Non hanno niente a che fare con lo spettacolo, devi solo essere simpatico e preciso. Per me le televendite erano il modo di avere una rendita, non certo un lavoro che ti fa sentire gratificato a vendere poltrone, divani, pentole o materassi. Poi anche lì a un certo punto, dall’oggi al domani, sono spariti. E allora ecco il piano B».
Il piano B sono i ristoranti.
«Avevo già avuto un ristorante a Santo Domingo: sulla spiaggia, tavoli nella sabbia, facevo un po’ io, cucina italiana: con la cotoletta alla milanese e le trenette al pesto ai Caraibi conquisti gli italiani. Andavo e venivo, mentre registravo Il gioco delle coppie. Mi ha dato tanto a livello personale, ma a livello professionale mi ha penalizzato, registravo e partivo, non usufruendo dei benefit della popolarità: inviti, conoscenze, frequentazioni. Ma dopo 5 anni ho lasciato perdere, l’isola era diventata un casino: peccato mi vedevo già come un Marlon Brando dei poveri».
Un ristorante l’ha ripreso nel 2010.
«A Porto Rotondo ho il Caffè della Marina, quando non avevo il cuoco facevo io – hamburger, club sandwich, cose così – ma oggi c’è uno chef bravissimo, io metto bocca per dare suggerimenti e aggiungere fantasia, creare l’effetto wow quando escono i piatti. Mia moglie si occupa della parte amministrativa – cioè, sta alla cassa —, e io mi occupo della sala: tutte le sere canto, gioco con i clienti, vado ai tavoli, faccio la mignotta del ristorante».
La spesa più folle che si è concesso?
«C’è chi si mangia tutto con le donne o con le droghe, ma non è il caso mio. Io ci ho rimesso un bel po’ di soldi con le barche, con due in particolare, una a vela da 19 metri e un’altra da 18».

Quanto ci ha rimesso?
«Lasciamo stare. Erano una voragine aperta. Ora mi sono ridimensionato a 10 metri, la barca è il mio ufficio davanti al ristorante».
L’amore?
«Mi hanno appioppato un sacco di storielle, solo perché ero il cupido del Gioco delle coppie... Oggi sono sposato e ho una vita sentimentale bella e risolta».

La tv oggi?
«Mi fa schifo».
Apprezzo il giro di parole.
«La tv mi fa incazzare.
Uno dice: certo, sei invidioso perché sei fuori. Non è così, il fatto è che io penso sempre a cosa farei se fossi in quel programma, il problema non è del conduttore, ma di chi l’ha scelto. I direttori artistici e gli autori non esistono più, oggi tutto è in mano a produttori mediocri».
Chi salva?
«Stefano De Martino ha pathos, buca il video, mi piace, merita il ruolo che ha. Tutti pensavano che i pacchi naufragassero, invece ce l’ha fatta, è un tipo simpatico, in una tv piena di gente che pensa di essere Nunzio Filogamo».
Cosa la manda in bestia?
«Non puoi prendere un’opinionista come Vladimir Luxuria – niente contro di lei – e metterla come presentatrice in prima serata. Infatti all’Isola dei Famosi è durata un anno. Adesso si sono inventati Veronica Gentili, ma è una giornalista, che senso ha. La tv è veramente triste, i pomeriggi sono tutti uguali, la sera i talk tutti identici, il varietà senza autori: poche idee e confuse. Ho guardato Ne vedremo delle belle di Carlo Conti, se l’avessi visto ad Antenna tre avrei pensato: beh dai, poverini, si sono impegnati».
I reality?
«Oggi ho chiuso. Avevo fatto La talpa come possibilità di rilancio, Grande Fratello e Isola per denaro: mi offri dei soldi per farmi vedere mentre mi calo le braghe e mentre muoio di fame? Ok, ci vado. Per me i reality – inutile negarlo – sono stati un bancomat».