Corriere della Sera, 17 aprile 2025
Kiev, accordo sui minerali imminente
Spiragli stretti ma che danno qualche speranza a Kiev. Gli Stati Uniti hanno rivisto in modo significativo le loro stime sull’ammontare degli aiuti forniti all’Ucraina dall’inizio del conflitto con la Russia. Secondo Bloomberg, la cifra è passata da 300 a circa 100 miliardi di dollari, in linea con le valutazioni ucraine, che parlavano di 90 miliardi. Il ricalcolo sarebbe emerso durante i recenti negoziati bilaterali sullo sfruttamento delle risorse minerarie ucraine, iniziati dopo lo scontro alla Casa Bianca tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e lo statunitense Donald Trump.
A confermare che almeno sull’accordo per le terre rare sono stati fatti passi in avanti è lo stesso presidente Volodymyr Zelensky che parla di «buoni progressi». Secondo il leader ucraino i funzionari hanno «aggiustato diversi punti della bozza di accordo» e le due parti firmeranno presto un «memorandum d’intenti» che sarà votato dal Parlamento ucraino. In un’intervista sempre a Bloomberg, il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha spiegato come l’accordo potrebbe essere finalizzato «già questa settimana».
A far sperare anche l’arrivo del segretario di Stato americano Marco Rubio e l’inviato presidenziale per il Medio Oriente Robert Witkoff (quest’ultimo reduce da un lungo incontro con Vladimir Putin) ieri a Parigi. Secondo Le Monde che cita fonti diplomatiche francesi, è previsto per oggi un incontro tra la delegazione statunitense e il presidente francese Emmanuel Macron. L’incontro, secondo fonti europee, dovrebbe avvenire nell’ambito di colloqui multilaterali sul sostegno all’Ucraina, ma anche per affrontare le divergenze tra Usa e Ue su export di tecnologie strategiche e difesa europea autonoma. In una nota diffusa prima della missione, Rubio, che resterà a Parigi fino a domani, ha dichiarato che «qualsiasi concessione a Putin rafforza le autocrazie globali», mentre Witkoff ha sottolineato l’importanza di «proteggere il flusso di tecnologie e armamenti strategici verso Kiev».
Spiragli, dunque. In un articolo che dettaglia i malumori dell’amministrazione Trump sulle crescenti difficoltà a negoziare un cessate il fuoco per l’Ucraina, l’Economist riferisce però che «diversi funzionari statunitensi si dicono stanchi degli sforzi unilaterali europei per rafforzare militarmente e finanziariamente l’Ucraina. A loro avviso, queste iniziative indeboliscono la leva negoziale di Washington nei confronti di Mosca». L’articolo intitolato «Il cessate il fuoco di Trump sta scivolando via» rileva che Washington teme come il sostegno europeo a Kiev – non coordinato con gli Stati Uniti – renda più difficile ottenere concessioni da parte russa, ostacolando la strategia di Trump, che punta a una de-escalation controllata e a un cessate il fuoco negoziato. Le divisioni tra Washington e le capitali europee (soprattutto Parigi e Berlino) si stanno dunque approfondendo. E questo, mentre le truppe russe stanno consolidando posizioni e mentre cresce la frustrazione ucraina per i ritardi nei rifornimenti. L’amministrazione americana avrebbe cercato di convincere l’Ucraina ad accettare una tregua negoziata, ma l’offensiva russa su Donetsk e Kharkiv ha ridotto la credibilità di qualsiasi intesa. Inoltre, l’Iran, la Cina e altri attori regionali stanno spingendo per soluzioni parallele, minando la centralità di Washington nei negoziati.