repubblica.it, 17 aprile 2025
Pedofilia, Delpini: “Il comportamento scandaloso di alcuni preti è una ferita per tutta la Chiesa”
“La nostra Chiesa è ferita, il nostro presbiterio è ferito. Il comportamento scandaloso di alcuni di noi preti diventa una ferita per tutto il presbiterio, e tutti ne siamo umiliati e in qualche modo avvertiamo che è incrinata la fiducia verso tutti noi. Anche se non ogni comportamento scandaloso, che riguardi il potere, il sesso, l’uso del denaro, è un delitto perseguito dall’ordinamento canonico o civile, è però sempre una ferita per la gente che si aspetta una parola e una vita di vangelo, è una ferita per tutto il presbiterio, per tutto il clero, per le comunità”. Durissimo l’arcivescovo Mario Delpini, stamattina in Duomo, durante l’omelia della messa crismale, contro i sacerdoti ambrosiani accusati di molestie sessuali nei confronti di ragazzi dei loro oratori.
Nessun riferimento con nome e cognome, ma è chiaro che il pensiero dell’arcivescovo va a don Samuele Marelli, ex presidente della federazione oratori di Milano, sotto processo canonico e sotto inchiesta da parte della magistratura per fatti accaduti mentre era in servizio nella chiesa di Seregno. E a don Ciro Panigara, arrestato per molestie nei confronti di 6 ragazzi commesse quando era parroco in provincia di Brescia (si è dimesso a gennaio).
“L’abuso commesso da uno di noi preti è una ferita inguaribile in chi ne è vittima, perché è la smentita e la frantumazione di una fiducia che è diventata confidenza, condivisione, apertura all’intimità più profonda. Ci sono quindi ragioni perché in questo contesto la gente sia incline alla sfiducia, allo scetticismo, alla reazione scandalizzata – continua Delpini nella sua omelia –. E continuiamo a chiederci come sia possibile che uomini consacrati per portare il lieto annuncio della salvezza, diventino motivo di scandalo e diventino un argomento per screditare la Chiesa, i suoi preti, e quasi di conseguenza la parola che viene annunciata. Continuiamo a chiederci come sia possibile”.
In attesa che la giustizia canonica e quella penale facciano il loro corso, è già chiara la condanna che viene dagli alti vertici della chiesa milanese: “Continuiamo a proporre percorsi di formazione e di prevenzione. Continuiamo a richiamare a comportamenti prudenti, coscienziosi. Continuiamo a restare scandalizzati dalla leggerezza, dalla faciloneria che si autogiustifica, dalla mancanza di percezione del male che si compie verso persone che hanno dato fiducia, verso i confratelli e verso la Chiesa intera. Continuiamo a costatare il danno che ogni abuso rappresenta per le vittime, per le comunità. Continuiamo a prendere coscienza che il prete colpevole o anche semplicemente accusato di un abuso o di un comportamento inappropriato è segnato per tutta la vita”, denuncia l’arcivescovo nel Duomo gremito di fedeli.
Che cosa fare oggi? “La nostra Chiesa ha messo in atto proposte formative, occasioni di confronto, pubblicazioni di indicazioni per comportamenti corretti e per una vigilanza condivisa”, ricorda l’arcivescovo. A giorni è atteso il verdetto del processo canonico dopo l’allontanamento di don Marelli dalla comunità religiosa e dal contatto con i fedeli, giovani ed adulti.