la Repubblica, 17 aprile 2025
Rivolta dei governatori sul decreto liste d’attesa “No commissariamenti”
È il tema più caldo della sanità. Prima di tutto per i cittadini, costretti spesso ad aspettare troppo a lungo visite ed esami, e poi anche per il ministero alla Salute e le Regioni, che da settimane hanno trasformato in un terreno di scontro la discussione sulle politiche necessarie a ridurre le liste di attesa. Oggi la Conferenza delle Regioni potrebbe sancire una rottura con il governo dall’alto valore simbolico, anche perché il presidente che guida l’istituzione è il leghista Massimiliano Fedriga del Friuli Venezia Giulia. C’è da decidere se dare il via libera al dpcm sui cosiddetti “poteri sostitutivi” voluto dal ministro alla Salute Orazio Schillaci e dai governatori potrebbe arrivare un no. L’esecutivo ha la possibilità di approvare il testo anche senza l’accordo, ma si tratterebbe di uno strappo rumoroso.
Per spiegare cosa sta succedendo è necessario un passo indietro. Poco prima delle elezioni europee, l’estate scorsa, Schillaci ha presentato una legge con una serie di misure anti liste di attesa. Un mix di idee già attuate in molte Regioni, come l’apertura nel weekend degli ambulatori o l’obbligo di disdetta per il cittadino che non si presenta all’appuntamento, ma anche innovative, come la piattaforma unica nazionale dalla quale controllare i tempi di risposta delle varie strutture delle realtà locali. Poi, ad esempio, si sono promossi Centri di prenotazione (Cup) unici regionali. Un’altra novità indicata dalla norma è quella che sta facendo alzare la tensione. Si tratta dell’“Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria”, una struttura del ministero in grado di esercitare i famigerati “poteri sostitutivi”. Può, cioè, sostituirsi alla Regione quando le liste di attesa vanno male.E qui, con le amministrazioni locali in mano alla Lega come lo stesso Friuli Venezia Giulia ma anche il Veneto e la Lombardia, che credono fermamente nell’autonomia differenziata approvata dal governo di centrodestra, sono scintille. «Ormai anche i presidenti di destra accusano il governo di non aver stanziato risorse adeguate e di non avere un piano concreto, come dimostra il litigio tra il ministro Schillaci e il presidente Fedriga», ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein riferendosi anche al fatto che la quota di fondo sanitario destinata a misure anti attese è inferiore all’anno scorso: «Dopo quasi un anno dal decreto fuffa di Giorgia Meloni, che avrebbe dovuto abolire le liste d’attesa, la situazione per la sanità pubblica è sempre più drammatica». Schillaci ribatte che «non c’è stato alcun litigio con Fedriga, anzi la collaborazione è massima».
Ieri c’è stata la riunione degli assessori alla Salute della Conferenza delle Regioni, dopo la quale è stata inviata una lettera al ministero firmata dal coordinatore, l’emiliano Massimo Fabi, che invita a una mediazione per definire insieme i poteri sostitutivi e spiega bene cosa non va: «Bisogna individuare degli indicatori puntuali per le procedure di entrata e uscita dalla ipotesi di commissariamento, indicatori tesi a dare certezza all’intera procedura anche nello spirito di quanto più volte richiamato dalla Corte costituzionale sul tema delle procedure commissariali». Insomma, nel dpcm non sarebbe illustrato bene cosa fa scattare i poteri sostitutivi e anche la durata e la fine del commissariamento.
Il ministero alla Salute pare intenzionato ad andare avanti, ma oggi potrebbe arrivare un no al dpcm della Conferenza delle Regioni. Se mancasse l’intesa, la procedura prevede 30 giorni per arrivare a una conciliazione. Se non si riesce, il governo può emanare comunque l’atto, attraverso una delibera motivata. A quel punto le Regioni potrebbero rivolgersi al Tar.
Il ministro alla Salute Orazio Schillaci in queste settimane ha avuto una posizione piuttosto netta. Ha pure scritto ai presidenti per dire che in troppi casi non si rispettano le regole della legge sulle misure per abbattere le attese, parlando di «situazioni indegne e pratiche inaccettabili» e portando ad esempio il Lazio come realtà virtuosa. Ieri ha risposto agli attacchi di una decina di esponenti del Pd, da Francesco Boccia a Beatrice Lorenzin che hanno parlato anche di «fallimento sulla pelle dei cittadini». Per Schillaci, tra l’altro «l’opposizione nel passato non ha vigilato, non ha programmato ma ha solo distribuito pochi soldi, senza controllo e continua a chiederne altri senza obiettivi specifici».