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 2025  aprile 17 Giovedì calendario

Dal serbo Vucic ai sudamericani Maduro e Lula: filoputiniani in parata a Mosca per il 9 maggio. Attesi nella piazza Rossa

Nel nuovo “disordine mondiale” descritto da Ursula von der Leyen nella sua intervista al settimanale Die Zeit, Vladimir Putin cerca di solidificare i suoi punti d’appoggio e punta a trasformare le celebrazioni della Giornata della Vittoria in una vetrina per dimostrare al mondo che ha ancora molti amici su cui contare. Nelle ex repubbliche sovietiche dell’Asia Centrale, ma anche in Sudamerica, in Cina e pure in Europa. Persino all’interno della stessa Unione europea, dove la lista degli invitati per la parata del 9 maggio – che festeggia la vittoria dell’esercito sovietico sulla Germania nazista – sta provocando parecchia agitazione e ha messo in moto una macchina organizzativa per provare a organizzare un contro-evento a Kiev per lo stesso giorno. Tra chi ha già confermato la propria presenza a Mosca figurano leader di Paesi candidati, come il presidente serbo Aleksandar Vucic, e il premier di uno Stato membro: lo slovacco Robert Fico. Nei giorni scorsi l’Alta Rappresentante per la politica estera Ue, Kaja Kallas, aveva lanciato un avvertimento a Vucic. «Non vogliamo che alcun Paese candidato partecipi a questi eventi – questo il messaggio dell’ex premier estone al termine del Consiglio Affari Esteri -. Qualsiasi partecipazione alle celebrazioni a Mosca non sarà presa alla leggera da parte europea».
Parole che le erano valse l’accusa di “euro-nazismo” da parte della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Ma che soprattutto hanno provocato la dura reazione dello slovacco Fico, che ha attaccato aspramente la presa di posizione di Kallas, cioè la figura che rappresenta la politica estera dell’Ue (di cui la Slovacchia è membro). «Nessuno può dirmi dove posso o non posso viaggiare: io andrò a Mosca per rendere omaggio alle migliaia di soldati dell’Armata Rossa morti per liberare la Repubblica Slovacca» ha replicato a muso duro il premier, che un anno fa è sopravvissuto a un attentato. «Il suo avvertimento è una forma di ricatto oppure il segnale che al mio ritorno sarò punito – ha aggiunto -. Siamo nel 2025 e non nel 1939. L’avvertimento di Kallas conferma che è necessaria una discussione all’interno dell’Ue sull’essenza della democrazia, su ciò che è successo in Romania e in Francia in occasione delle elezioni presidenziali e riguardo alle tante “Maidan” organizzate dall’Occidente in Georgia e in Serbia», accusando in sostanza l’Ue di fomentare le piazze europeiste.
Ma ieri Bruxelles ha ribadito la linea espressa da Kallas. «La Russia sta utilizzando la commemorazione della fine della Seconda guerra mondiale per giustificare la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina» ha premesso una portavoce della Commissione, salvo poi aggiungere: «È importante non legittimare tutto questo partecipando a eventi» come la parata del 9 maggio. Ovviamente non ci sarà alcuna misura “punitiva” da parte dell’esecutivo europeo, il quale però ricorda che «c’è una decisione del Consiglio con la quale gli Stati membri, inclusa la Slovacchia, nel 2022 avevano concordato di rifiutare tali inviti».
I toni della disputa potrebbero accendersi ancor di più se dovesse andare in porto l’idea avanzata da Zelensky: il presidente ucraino ha chiesto ai partner europei di organizzare una riunione della coalizione dei volenterosi a Kiev proprio per il 9 maggio. La proposta interessa in modo particolare al prossimo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, che punta a un viaggio in Ucraina per l’inizio del suo mandato. A ottocento chilometri di distanza, dall’altra parte della frontiera, dovrebbero invece radunarsi «una ventina di leader» secondo le informazioni fatte filtrare dal Cremlino. Sono attesi, tra gli altri, il cinese Xi Jinping, il brasiliano Lula, il venezuelano Nicolas Maduro e il bielorusso Alexander Lukashenko. Secondo fonti di stampa russe, gli inviti sarebbero stati estesi anche a India e Israele, ma non ci sono conferme ufficiali.