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 2025  aprile 17 Giovedì calendario

L’università vaticana e quel convegno che nega gli armeni

Il 10 aprile scorso la Pontificia università Gregoriana di Roma ha ospitato un convegno dal titolo Christianity in Azerbaijan: History and Modernity, organizzato dall’ambasciata dell’Azerbaigian presso la Santa Sede. A questo incontro a porte chiuse, tenuto segreto, sono stati invitati vari rappresentanti del mondo accademico, ma nessuno studioso armeno né ricercatori esperti di cose armene. Da ciò che è trapelato dalla sala del convegno, gli intervenuti hanno del tutto ignorato la presenza storica armena in Azerbaigian e hanno “stabilito” che l’esistenza delle chiese e dei segni di cristianità erano dovuti ad altre etnie, cosa palesemente assurda e mai sostenuta dagli studiosi e dai ricercatori di tutto il mondo.
È paradossale che uno Stato autoritario, guidato dal 1993 da una famiglia di autocrati e accusato dalle organizzazioni internazionali di ripetute violazioni dei diritti umani e civili e di repressione politica, organizzi a pagamento negli spazi di un’istituzione universitaria cattolica romana un convegno in cui si nega la storia culturale e la presenza millenaria degli armeni cristiani in Azerbaigian.
La cosa suona quantomeno bizzarra se si pensa che recentemente nel territorio del Nagorno Karabakh è stata compiuta dagli azeri, con la complicità dei loro alleati turchi, una sistematica distruzione di chiese antiche e luoghi sacri degli armeni, mentre la popolazione armena residente (circa 120 mila persone) è stata forzata a riparare nella vicina repubblica d’Armenia per avere salva la vita.
Ma del resto una pulizia etnica perché sia completa ed efficace deve anche prevedere la cancellazione della memoria storica, o perlomeno la sua falsificazione sistematica. Ed è quello che da diversi anni in giro per il mondo e anche nel nostro Paese le istituzioni azere si sforzano di fare, con l’aiuto non trascurabile dei loro petrodollari.
I responsabili della Gregoriana hanno giustificato, non senza qualche imbarazzo, l’ospitalità data alla conferenza spiegando che hanno solo affittato un’aula e non hanno partecipato in alcun modo alla stessa, né erano a conoscenza di quanto si sarebbe discusso in un’aula dove gli organizzatori e gli invitati si sono barricati nascondendosi “come sorci”, secondo la pittoresca espressione romana.
Si resta davvero sorpresi da questa condotta pilatesca e colpisce il fatto che il manifesto del convegno recasse in primo piano proprio l’immagine di una chiesa tradizionale armena.
È inoltre trapelato il contenuto del saluto di S.E. Mons. Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali della Santa Sede, che pare si sia espresso con favore a proposito di una conferenza che “si presenta quale un’opportunità eminente di riflessione, in cui il sapere scientifico si intreccia alla memoria e la ricerca, onesta e spensierata e spassionata, si fa ponte tra presente e futuro”.
Tutto chiaro, dunque. Resta solo una curiosità: sarebbe interessante a questo punto sapere dai diretti interessati quanti denari hanno ricevuto per questa ospitalità incongrua. Trenta, per caso?