il Fatto Quotidiano, 17 aprile 2025
Siri, la destra se ne frega della Consulta: al macero le intercettazioni del leghista
Le intercettazioni che inguaiano l’attuale consigliere di Matteo Salvini, Armando Siri, accusato di essersi dato da fare dietro lauto compenso per favorire l’imprenditore dell’eolico Paolo Arata, andranno al macero. Lo ha deciso ieri il centrodestra al Senato che, per la seconda volta, ha negato ai magistrati di Roma l’autorizzazione a utilizzarle. Anche a costo di smentire la Corte Costituzionale che aveva sonoramente bocciato lo scudo dell’immunità accordato nel 2022 all’allora senatore e sottosegretario leghista in barba ai giudici: ora Palazzo Madama ha fatto il bis, con tanti saluti alla Consulta.
Ma riavvolgiamo il nastro della vicenda che segna un altro colpo di scena. La Corte infatti aveva risolto il conflitto di attribuzione sollevato dai magistrati di Roma accogliendo le loro doglianze nei confronti del Senato. Che aveva negato 2 intercettazioni più risalenti, ritenendole non necessarie, decisione questa annullata dalla Corte Costituzionale. Che invece ha rinviato per una nuova valutazione le restanti 6 ritenute (a dispetto di quanto stabilito al Senato) del tutto occasionali non sussistendo “alcuno degli elementi sintomatici che inducono a ritenere che il reale obiettivo delle autorità preposte alle indagini fosse quello di accedere indirettamente alle comunicazioni che questi (Siri, ndr) ha avuto, nel periodo in considerazione, con l’altro imputato” Arata.
Epperò, nonostante il rinvio accompagnato dall’appello a conformarsi ai canoni di “leale collaborazione”, la maggioranza in Senato ha tirato dritto stabilendo, ancora una volta, l’inutilizzabilità delle captazioni. Con argomenti per certi versi spiazzanti. Per la leghista Erika Stefani prima ancora che Siri venisse intercettato, c’era “la consapevolezza delle autorità inquirenti che nel disegno criminoso sarebbe potuto rientrare un parlamentare” visto che Arata, già ad aprile 2018 auspicava “la formazione di una maggioranza formata da esponenti della Lega”, che gli avrebbe consentito un aumento degli incentivi per le rinnovabili. E Fratelli d’Italia? Paola Ambrogio – relatrice del caso in Giunta per le Immunità – ha sostenuto che “era prevedibile che il parlamentare ascoltato stesse cooperando in modo poco chiaro alla proposizione e approvazione dell’emendamento concordato”. E ancora: siccome per Arata veniva configurata “un’associazione a delinquere capace di estendersi alla partecipazione altrui, era prevedibile per gli inquirenti che (Siri) potesse entrare in contatto con tale associazione per cooperare a realizzarne i fini criminosi”. Sulla stessa linea l’altro meloniano Sergio Rastrelli. “Nel caso di specie l’autorità giudiziaria ha continuato le intercettazioni nonostante fosse già emersa una embrionale compravendita di emendamenti, che lasciava intravedere l’eventualità di un possibile coinvolgimento penale di Siri”. Tradotto: gli inquirenti avrebbero accettato “il rischio del suo coinvolgimento in situazioni penalmente rilevanti, rendendo in tal modo configurabile un mutamento di direzione dell’atto di indagine, a seguito del quale le successive intercettazioni perdevano il carattere dell’occasionalità e fortuità”. Dal mondo al contrario, è tutto.