Il Messaggero, 17 aprile 2025
Spazio: la fabbrica italiana vola, crescono le Space Factory
Un’economia che, in Italia, oggi si presenta così al mondo anche grazie ai fondi del Pnrr che hanno permesso di pigiare il piede sull’acceleratore.
Chissà cosa penserebbe ora di tutto questo un uomo come Galileo Galilei, che giusto quattro secoli fa guardava Luna e stelle da un cannocchiale, e chissà in quei momenti quanto si sarà sentito infinitamente piccolo davanti a un universo così infinitamente grande. Oggi, invece, la corsa allo Spazio è molto più semplice e concreta e l’infinitamente lontano può anche aiutare l’infinitamente vicino, la Terra e il suo fragile equilibrio. Infatti, servono a monitorare il pianeta alcuni dei satelliti che escono dalla Space Factory di Sitael, a Mola di Bari, inaugurata proprio di recente. La prima struttura a uscire dal centro pugliese è Platino-1 (sviluppata per Asi da Sitael insieme a Leonardo, Thales Alenia Space Italia e Airbus Italia), una piattaforma satellitare a propulsione elettrica che servirà per missioni di diverso genere, tra cui l’osservazione della Terra e le telecomunicazioni. Sempre a Mola di Bari nasceranno poi Platino-2 Maia (frutto di una missione tra Nasa e Asi per il monitoraggio della qualità dell’aria), Platino Iperspettrale (cinque satelliti a bassa orbita parte della costellazione Iride) e Eagle-1 (la missione Esa delle comunicazioni quantistiche).
«I satelliti nello Spazio forse sono più vicino a noi di quanto comunemente si possa in qualche modo immaginare – dice il presidente dell’Asi, Teodoro Valente, all’inaugurazione della Space Factory pugliese – Tutto ciò ha una portata scientifica e tecnologica. La Factory può incrementare la numerosità dei satelliti che sono prodotti settimanalmente o mensilmente». Ma non c’è solo tanta Puglia nella corsa allo Spazio. A San Mauro Torinese, alle porte di Torino, c’è lo Space Park. È il quartier generale di Argotec, azienda torinese specializzata nella produzione di satelliti, realizzato con un investimento di 25 milioni di euro. Realizzato su un’area di 60.000 metri quadrati è in grado, a regime, di produrre oltre 50 satelliti l’anno e di ridurne fino al 32% i tempi di produzione rispetto a quelli attuali. Alle porte di Roma c’è poi la Space Factory del Tecnopolo Tiburtino. L’impianto specializzato nella realizzazione di piccoli satelliti vede un investimento di oltre 100 milioni di euro da parte di Thales Alenia Space e il co-finanziamento dell’Agenzia spaziale italiana attraverso i fondi del Pnrr. Anche qui si punterà molto al segmento dei micro e dei piccoli satelliti (come i Platino e Nimbus), costellazioni satellitari e più in generale le piattaforme modulari di Thales Alenia Space per programmi commerciali e istituzionali.
Grande è l’attenzione sulla bassa orbita. La società vicentina Officina Stellare ha ricevuto una commessa da 1,4 milioni da un player internazionale per realizzare un innovativo payload ottico multispettrale ad alta risoluzione capace di operare sulle lunghezze d’onda del visibile e vicino infrarosso, per la ripresa dall’orbita bassa e destinato a un satellite che garantirà una risoluzione a terra di circa 50 centimetri: la consegna è prevista entro il primo semestre del 2026. Anche Milano rientra nel programma Space Factory 4.0 grazie a un finanziamento che sostiene i nuovi laboratori di Cesi (il Centro elettrotecnico sperimentale italiano): il gruppo ha inaugurato la nuova linea di produzione che consentirà un incremento della capacità produttiva delle celle solari del 200%.
LUNGA DISTANZA
Non si abbandona però l’esplorazione dello spazio. In Italia sarà costruita la sonda europea per Venere: proprio di recente l’Agenzia spaziale europea ha firmato con Thales Alenia Space un contratto da 367 milioni di euro per realizzare la sonda Envision, con il lancio già previsto per il 2031. In sostanza, un mercato che sta offrendo grandi certezze (e non solo per il futuro). Le commesse, infatti, sono già firmate.
IL SETTORE
Allo Space Symposium, che si è tenuto in questi giorni in Colorado, si è parlato in italiano grazie a una missione guidata dall’Istituto per il commercio con l’estero e che ha visto la partecipazione di 31 imprese della penisola. Il settore aerospaziale nazionale ha registrato risultati importanti nel 2024, con un fatturato di 18 miliardi di euro e un contributo all’export di circa 8 miliardi. Una sfida, dunque, sono i dazi voluti dal presidente Usa Donald Trump. Le esportazioni italiane di prodotti aerospaziali verso gli Stati Uniti hanno registrato lo scorso anno un’accelerazione senza precedenti, raggiungendo un valore complessivo di 3,17 miliardi di dollari, con un incremento del 27,37% rispetto ai 2,49 miliardi di dollari del 2023 (secondo i dati di Trade Data Monitor che sono stati elaborati dall’Ufficio Ice di Houston). Questo tasso di crescita è più che doppio rispetto alla crescita complessiva delle importazioni aerospaziali degli Stati Uniti dal mondo che si è attestata al 10,15%. Parallelamente, le esportazioni statunitensi verso l’Italia sono aumentate del 18,31%, toccando 1,28 miliardi di dollari.