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 2025  aprile 17 Giovedì calendario

Intervista a Edoardo Leo

Un tipo ultra-ansioso, maniaco del controllo, si divide tra il lavoro di consulente finanziario e la figlia adolescente ribelle. Cosa succede se l’ex moglie, ricoverata da tempo per disturbi della personalità, viene spedita dagli psichiatri per un mese a casa sua dove dovrebbe recuperare la stabilità mentale ma invece, incapace di contenere gli slanci emotivi, ne combinerà di tutti i colori scombinando la vita dell’ex marito? Parte da qui 30 notti con la mia ex, il film di Guido Chiesa interpretato da Edoardo Leo e Micaela Ramazzotti, in sala oggi. Commedia romantica sul disagio mentale, la famiglia, la coppia e insieme invito ad affrontare la vita con più leggerezza e spontaneità, il film (remake di un successo argentino) ruota intorno alla godibilissima interpretazione dei due protagonisti.
Quanto si rispecchia, Leo, nel suo personaggio troppo preciso?
«Nemmeno un po’. Non sono ordinato e tantomeno ho l’ansia del controllo. In comune con il mio ruolo ho semmai la disciplina nel lavoro. Mi è piaciuto interpretarlo proprio perché è il mio opposto. Ma non solo per questo».
Per quale altro motivo?
«Da anni volevo lavorare con Chiesa e Micaela, ne abbiamo parlato tante volte e finalmente si è presentata l’occasione giusta. E poi credo che temi come il disturbo mentale vadano affrontati anche nell’ambito di una commedia romantica come questa. Il film parla inoltre dell’incomunicabilità di tante coppie che si amano ma non riescono a dirselo nel modo giusto».
Lei ha mai conosciuto la malattia mentale?
«Non direttamente, né in famiglia o tra le amicizie. Sono entrato in contatto con il disagio psichico grazie al Teatto Patologico di Dario D’Ambrosi. Con i suoi fantastici attori ho lavorato anche nel film Io sono un po’ matto e tu? È stata un’esperienza formidabile».
Teatro, cinema, tv, regia, una posizione consolidata nello star system nazionale: cosa vuole ancora?
«Mi accontenterei di continuare a fare le cose che faccio. Con la stessa curiosità e con quell’onestà che porta il pubblico a fidarsi di me, a venirmi a vedere spesso a scatola chiusa. Spero anche di non perdere la voglia di essere originale, a costo di rischiare».
Cosa sta facendo?
«Continuo a rappresentare in teatro Ti racconto una storia, lo spettacolo che porto in scena da 10 anni aggiornandolo stagione dopo stagione. Sta per uscire Due cuori e due capanne, il film di Massimiliano Bruno che ho appena girato. Poi farò la nuova commedia di Alessandro Aronadio».
Che effetto le fa essere il protagonista di”FolleMente”, il film di Paolo Genovese che sta sbancando il box office?
«Sono felicissimo anche per il regista e la produzione. Quel film ha avuto tanto successo perché parla di tutti noi con ironia e insieme profondità. E nel personaggio di Piero mi riconosco del tutto».
Perché?
«Come me ha fatto studi universitari, riempie i discorsi di citazioni, sembra imbranato ma al tempo stesso è sicuro. Tra i miei personaggi, è quello che mi somiglia di più».
Quale considera il suo successo più grande?
«Dal punto di vista degli incassi Perfetti sconosciuti e FolleMente, sui numeri non si discute. Ma amo molto anche la trilogia Smetto quando voglio e Noi e la Giulia».
Ci sono errori di cui si pente?
«Qualche film brutto l’ho fatto, ma all’inizio: dovevo lavorare e non potevo scegliere. A dire la verità non ho molto da rimproverarmi: non ho avuto paura di sperimentare nuove strade, ho lasciato il cinema un anno per fare teatro, ho sempre privilegiato le cose che mi piacevano. Mi riconosco la coerenza».