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 2025  aprile 17 Giovedì calendario

Rai, lo stop della Lega alla nomina voluta da Fdi ma gradita a Pd-M5S

Sembrava fatta. La nomina di Silvia Calandrelli, professionista di lungo corso sempre schierata a sinistra, a presidente di Rai Pubblicità doveva essere varata dal Cda dell’azienda del servizio pubblico riunitosi ieri. Ma niente di fatto. Come mai? Perché la Lega si è messa di traverso. Perché il braccio di ferro tra i Fratelli d’Italia che hanno l’ad della Rai, Giampaolo Rossi, e i salviniani che a Viale Mazzini (ormai via Asiago, visto che ci sono i lavori di ristrutturazione del palazzo del cavallo morente in Prati) hanno il presidente pro-tempore Antonio Marano (ma occhio che in Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio), ormai riguarda ogni ambito e ogni nomina ed è un reciproco braccarsi a vicenda tra i due partiti del centrodestra per quanto riguarda il potere televisivo. Perché è un classico della Rai, dai tempi della Prima Repubblica, che tra il presidente e l’ad del servizio pubblico non ci sia sintonia ma lotta di potere. E ci risiamo. Con il centrodestra che si contende i posti e il Pd che – nella comodità del suo Aventino – si gode lo scontro e intanto incassa di tutto e di più e comanda come sempre in quello che per tradizione l’orto o il salotto di casa della sinistra con buona pace di ogni discorso sul cambio di egemonia culturale. La sinistra, o il partitone Rai ma le due entità coincidono più o meno, stava per incassare, per volere di Rossi, anche Rai Pubblicità – una corazzata – dopo avere avuto una casella nuova e pesante, praticamente la terza più importante in azienda, con Stefano Coletta al coordinamento dei generi, un super direttore della programmazione, per non dire di tutto il resto. Il Tg3 rimasto Tg3 a sinistra, con Pierluca Terzulli, Monica Maggioni lettian-gentiloniana non certo ascrivibile alla destra che da direttrice dell’offerta informativa si muove come una plenipotenziaria (e ha anche la cura di due programmi considerati di punta) più la conservazione di tanti posti nel bosco e nel sottobosco degli uffici e delle redazioni che contano, e per quanto riguarda la programmazione: Damilano più Gomez più Report, più Benigni super record d’ascolti sulla Costituzione più il film Io Capitano che è l’opposto della linea della destra sull’immigrazione più tanto altro e di più. Non doveva essere TeleMeloni? Chi ancora si attarda in questa caricatura ha capito poco non solo della Rai ma del momento culturale in corso, nel quale i promessi o minacciati ribaltoni nell’immaginario collettivo degli italiani non sono possibili, perché non sembra esistere alternativa alla solita cultura un po’ ecumenica e un po’ nazional-popolare tendente a sinistra che in Rai ha messo radici difficilmente estirpabili.
IL CORPO A CORPO
Ma il punto più dolente è un altro: la Lega vuole comandare e non accetta che a comandare sia l’ad vicino a Meloni ma soprattutto vicino all’idea che serve pluralismo più che arroccamento e trasversalità (e attenzione alla professionalità) più che rigida lottizzazione partitica per mandare avanti un’azienda molto complicata. Il bilancino di Rossi è quello per cui a Pd e M5S qualcosa o più di qualcosa va dato, magari anche nella speranza che emergano in commissione di Vigilanza i due voti mancanti per eleggere Simona Agnes, cara a Forza Italia e al resto della coalizione, come presidente vero e proprio al posto del Marano ad interim.
Di fatto la Lega ha bloccato la nomina di Calandrelli – che viene dalla direzione di Rai Cultura dove è andato Fabrizio Zappi, area Lega – e ci si è riusciti usando un espediente tecnico che non riesce però a mascherare la sostanza politicissima del niet almeno temporaneo. Qualche minuto di ritardo nell’invio, nella giornata di martedì, dei curricula dei vari candidati, rispetto alle 24 ore di anticipo previste dal regolamento, e questo è diventato il motivo di comodo, per tutti, per sospendere la nomina della discordia.
La comunicazione sull’impossibilità di procedere al voto ai sensi del regolamento, per evitare il rischio che la delibera potesse essere impugnata, è arrivata proprio dal presidente facente funzioni, in quanto consigliere anziano, Marano. Da qui, lo slittamento alla prossima seduta del Cda Rai, che dovrebbe tenersi il prossimo 22 maggio. Che cosa incasserà il Carroccio – già ultra rappresentato in Rai: per esempio con la corazzata della TgR oltre che del Prime Time con William Di Liberatore e con tanto altro – in cambio del futuro via libera a Calandrelli? Quel che è certo è che, mentre l’opposizione finge di opporsi o di disinteressarsi al netto del fatto che per ora non vuole Agnes, nella maggioranza si combatte corpo a corpo.