il Fatto Quotidiano, 16 aprile 2025
«Vorrei cancellare Trump dal mio film»
“Vorrei poter tagliare la scena del mio film dove appare Donald Trump”. Il 66enne regista Chris Columbus non ci dorme la notte. Intervistato dal San Francisco Chronicle, l’autore di Mamma ho riperso l’aereo – Mi sono smarrito a New York (1992), sequel (non fortunatissimo) del celebre Mamma ho perso l’aereo, ha commentato il cameo di Donald Trump nel suo film come fosse un stigmata apocalittica: “È diventata una maledizione, una cosa che vorrei non ci fosse, un fardello. Vorrei non fosse mai accaduta”. Pensate un po’. Kevin (Macaulay Culkin) entra nell’hotel di proprietà di Trump, osserva stucchi, lampadari, tappeti e ricchezze penzolanti varie sotto i giorni di Natale, poi incrocia un tizio col cappotto nero e già una zazzera strana color arancione in testa e gli chiede: “Scusi la portineria?”. E Trump: “In fondo al corridoio a sinistra”. Tempo di fare due passi poi Trump si volta, fa per guardare Kevin e mima un’espressione modello “ma io questo tipo l’ho già visto”.
Buffo, perfino ben riuscito, per l’epoca un successone. Poi 32 anni dopo Trump diventa per la seconda volta presidente degli Stati Uniti e Columbus sbotta. “Vorrei tagliare quella scena (in tutte le copie in commercio? E come farebbe? Ndr), ma non posso. Se lo facessi sarei probabilmente espulso dalla nazione. Non sarei considerato adatto a vivere negli Stati Uniti, quindi dovrei tornare in Italia o da qualche altra parte”. Un dramma artistico insomma che ha alcuni antefatti. In primis quello del fatto storico legato alle riprese.
A quanto pare la produzione voleva girare la scena al Plaza e Trump, furbone già all’epoca, aveva proposto l’affare: girate pure, ma voglio apparire nel film. Affare fatto e con risultati positivi, tanto che poi Columbus rivelò che durante la prima proiezione prova gli spettatori avevano applaudito e reagito in modo entusiastico all’apparizione di Trump. Insomma, Columbus lascia ovviamente tutto com’è e ci fa i suoi bei soldini al box office. Nel 2020, però, Columbus in un’intervista a Business Insider ricorda che Trump fece quella richiesta con “prepotenza”. Atteggiamento che poi nel telefono senza fili della rete è diventato “bullismo”. Eppure Trump con la sua consueta sfacciataggine ha spiegato nel 2023 che invece era stata la produzione ad “implorarlo”: “Ero molto impegnato e non volevo farlo. Sono stati molto gentili, ma soprattutto insistenti. Accettai, e il resto è storia! Quel piccolo cameo decollò come un razzo e il film fu un grande successo, e lo è ancora, soprattutto nel periodo natalizio. La gente mi chiama ogni volta che va in onda. Se si sentivano presi in giro o non mi volevano, perché mi hanno messo dentro e mi hanno tenuto lì per oltre 30 anni? Perché ero, e sono ancora, un grande attore per il film, ecco perché!”.
Columbus ha infine commentato questa affermazione: “Ha detto che l’ho implorato di apparire, ma non avrei mai implorato qualcuno che non è un attore per coinvolgerlo in un film. Comunque eravamo disperati nel tentativo di ottenere le riprese al Plaza Hotel”.