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 2025  aprile 16 Mercoledì calendario

Intervista a Whoopi Goldberg

 «Sono povera, sono negra, sono anche brutta ma, buon Dio, sono viva, sono viva!». Questa è l’ultima frase che il suo personaggio, Celie, pronuncia nel film «Il Colore Viola». È potente. Lei si sente libera?
«Sì, sono sempre stata libera. Il mio personaggio, Celie, non lo era. Nessuno mi ha mai detto che non lo ero. Mia madre mi diceva sempre: “Sei libera di fare tutto quello che vuoi. Ma non a tutti potrebbe piacere”. Ho capito che mi è stato dato il permesso, fin da quando ero una bambina, di essere esattamente chi voglio essere».
Cosa vuol dire, oggi, per una donna, essere libera?
«Le donne oggi sono più libere di quanto non lo siano mai state. Ma tutti i passi in avanti che abbiamo fatto ci fanno avere a che fare con uomini arrabbiati che vogliono che smettiamo. C’è qualcosa che li spaventa. Agli uomini non piace la parola no. Serve dimostrare loro che non c’è nulla da temere in questo, ma sono molto fragili».
Cosa pensa del movimento Me too?
«Penso che molte donne abbiano subito abusi da molti uomini. E qualcuno alla fine abbia detto basta. E quando le donne dicono basta, fanno gruppo».
Nella sua autobiografia, «Frammenti di memoria», parla di sua madre. Quanto era importante per lei?
«Mi ha fatto credere che potevo essere chiunque e fare qualsiasi cosa, se lo avessi voluto».
Si è mai sentita normale?
«Non sono mai stata normale. Sono sempre stata strana. Quando ho capito cosa volesse dire essere normale ho pensato: “Beh, magari no. Magari dovrei essere come sono. Mi piaccio: sono divertente, ridicola e sto bene”».
Che lezione le ha lasciato sua madre?
«Di rimanere sempre con me».
Lei porta un gioiello, lo indossa anche ora.
«Sì, ogni giorno. In questo ciondolo c’è la foto di me e mia madre. E dietro di me e mio fratello. Mi fa stare bene».
Chi è la sua famiglia, oggi?
«Il mio assistente Tom e suo marito sono la mia famiglia. Mia figlia Alex, il mio genero Bernard, i loro figli Amara, Jersey e Mason. E la loro figliastra, Chloe. E la mia pronipote che ha appena compiuto 11 anni. Mi piace molto, lei. È molto strana».
Pensa di essere meglio come mamma o come nonna?
«Penso di essere migliore come bisnonna, perché non sento il bisogno di farmi coinvolgere. Con la pronipote ti lasciano in pace. Le insegno le parolacce, per dire».
Le donne possono avere tutto?
«Lo fanno già. Intendo dire, hanno altra scelta? A volte, quando fai tutto, pensi che non sia la maniera giusta. Ma la vita vera è un’altra cosa. Io mia figlia la portavo ovunque perché non avevo soldi per le babysitter e dovevo lavorare. Che cosa avrei dovuto fare? Fermare tutto? Quando lavori non puoi. Devi andare avanti».
Dicono che lei sia feroce e brutale nei giudizi. È vero?
«Dico quello che penso. E a volte ho un cattivo carattere. Ma sono umana. Cerco di fare del mio meglio per essere giusta. E non giudicante, ma lo sono. Ma poi arriva il giorno dopo e mi sento meglio».
Hollywood ha imposto rigidi standard di bellezza per anni. Come è riuscita a difendersi?
«Credo di aver sempre saputo che sarei stata nera. E non ho mai voluto fare filler o altro... Quindi è per questo che assomiglio ancora a me stessa. E anche quando ho preso tanti chili per una caduta e mi hanno dato Ozempic l’ho fatto per me, non per compiacere gli altri. Quando la scienza fa dei test per le medicine, li fa sempre sugli uomini. O su topi maschi. La nostra medicina è creata dagli uomini, e gli uomini non sanno molto del nostro corpo. Per me, questo è sempre stato un problema. Siamo molto diverse».
C’è una donna che l’ha ispirata più di chiunque altro, a parte sua madre?
«Tutte le donne del mio quartiere. Erano tutte lavoratrici, di tutti i colori e cercavano solo di fare del loro meglio per i loro figli. A volte mi guardo indietro e penso a cosa hanno sopportato, come hanno protetto i loro figli...».
La sua attrice preferita?
«Anna May Wong. È la prima donna sino-americana nel mondo del cinema. E poi Sophia Loren, così orgogliosa del suo corpo. E Anna Magnani che diceva: “Sono una donna e non mi interessa se lo capisci”».
È vero che sogna di interpretare un mostro?
«Sì. Amo i mostri. Voglio essere il mostro di cui hai paura prima di andare a letto perché forse sono lì sotto».
Ha mai sperimentato il razzismo?
«Molte volte. Spesso è in maniera sottile. E in quei casi devo prendere una decisione: vale la pena di litigare? A volte sì. Ma non credo che le persone siano abbastanza coraggiose da dirmi certe cose in faccia. Non ancora».
Lei non cucina ma odia le uova.
«No, non mangio le uova. Fin dalla nascita l’odore mi ha messo molto a disagio perché mi sento come se avessi delle uova dentro di me. Non mangio me stessa!».
Non beve, ma produce un Prosecco. Perché?
«Perché ai miei amici piace bere molto. E io voglio dar loro solo il miglior alcol possibile. Il Prosecco che stiamo facendo ora è come una lettera d’amore ai miei amici».
Qual è il suo legame con l’Italia? Aveva casa a Stintino, in Sardegna, ma ora si è spostata in Sicilia, vicino a Ortigia. Perché?
«Io seguo Tom ovunque. Due inverni fa decisi che avrei trascorso il Natale con lui e il suo compagno, Salvo, in Sicilia. Lì abbiamo fatto passeggiate, incontrato gente, assistito a processioni... E in quel momento ho pensato: “È qui che sto bene”. Mi sentivo in mezzo alla vita. In Italia non ho paura. E non è lontana dall’Africa. Mi sento a casa qui. Al sicuro».
Ha paura della morte?
«Un po’. Sono sempre riluttante nel dire “Ascoltate, quando succederà, vorrei solo addormentarmi”. Ma chi lo sa come andrà? E sì, ho un po’ paura perché ora a questa età, forse ho davanti 25 anni, forse 30. Ma per tutti arriva il proprio turno. Baudelaire ha avuto il proprio turno. Mia madre ha avuto il proprio turno. Mio fratello ha avuto il proprio turno. Alcune persone hanno vissuto meno di me. Altre vivranno di più, ma ad ogni compleanno che festeggio, festeggio per tutte le persone che non ci sono arrivate».
Quali parole italiane conosce?
«Prego. Piano piano. Piano piano. Grazie, ciao, buongiorno. Me ne hai insegnato una oggi.
Qual era?
«Culo. Adoro questa parola».
In Italia puoi usarla per un sacco di cose. Molto utile.
«Sì, credo che userò molto culo nei miei discorsi».