corriere.it, 16 aprile 2025
«Le persone trans non hanno diritto ad essere tutelate come donne»: la decisione della Corte Suprema britannica
Donne si nasce, non si diventa: è la portata della storica sentenza della Corte suprema britannica, che ha stabilito che la definizione legale di cos’è una donna si basa sul sesso biologico e che «il concetto di sesso è binario». In altre parole, le persone transgender non possono accedere a quote e servizi riservati alle donne, anche se questo non significa che i trans non vadano protetti dalle discriminazioni.
È la conclusione di una lunga battaglia legale cominciata nel 2018, quando il Parlamento scozzese approvò una legge destinata a incrementare le quote rosa nella pubblica amministrazione: nell’interpretazione dei legislatori di Edimburgo, anche le persone transgender, cioè nate maschi ma in possesso di un certificato di riconoscimento di genere, potevano rientrare nelle quote riservate alle donne.
Il gruppo femminista For Women Scotland, sostenuto e finanziato dalla scrittrice JK Rowling, la creatrice di Harry Potter, ha però fatto appello e portato la questione fino alla Corte Suprema di Londra, che ha dovuto in sostanza dare risposta alla domanda «cos’è una donna?» Il responso ha fatto giustizia di ogni ambiguità: la parola «donna», hanno stabilito, non può essere «variabile», perché una persona «o è una donna o è un uomo».
Dunque «i provvedimenti che si riferiscono alla protezione delle donne necessariamente escludono gli uomini» e «il significato ordinario di quelle parole semplici e non ambigue corrisponde alle caratteristiche biologiche che rendono un individuo un uomo o una donna. Queste si spiegano da sé e non richiedono ulteriori chiarimenti».
È la restaurazione del senso comune di fronte all’ideologia, secondo i promotori dell’iniziativa, anche se ci è voluta una sentenza per arrivarci. Nell’aula del tribunale di Londra, alla lettura del dispositivo, le femministe si sono abbracciate in lacrime e hanno perfino stappato una bottiglia di champagne: perché la portata della decisione dei giudici è molto ampia e va al di là del caso specifico portato alla loro attenzione. «Oggi i giudici hanno affermato ciò che abbiamo sempre creduto – ha detto Susan Smith, co-fondatrice di For Women Scotland – e cioè che le donne sono protette in base al loro sesso biologico. Il sesso è reale e adesso le donne possono sentirsi sicure che i servizi e gli spazi designati per le donne siano per le donne».
È una battaglia che in Gran Bretagna ha assunto un carattere furibondo, fino al parossismo: le sostenitrici della realtà del sesso biologico si sono viste minacciate, come nel caso di J.K. Rowling, o soggette a una caccia alle streghe, come la filosofa Kathleen Stock, costretta a dimettersi dalla sua università. La polemica ha investito il modo politico, con i laburisti in preda a contorcimenti ideologici e lessicali e i conservatori pronti a cavalcare le «guerre culturali»: ma oggi anche il portavoce del governo di Keir Starmer ha dichiarato che «abbiamo sempre sostenuto la protezione degli spazi basati sul sesso biologico: questa sentenza porta chiarezza e fiducia, per le donne e per chi fornisce servizi come ospedali, rifugi o club sportivi». La leader dei conservatori, Kemi Badenoch, non ha però rinunciato alla polemica quando ha affermato che «dire che ‘le donne trans sono donne’ non era mai vero nei fatti e ora non è vero neppure per legge. Le donne sono donne e gli uomini sono uomini: non puoi cambiare il tuo sesso biologico».
Dissenso invece da parte dei Verdi, da sempre paladini dei diritti trans: «È una sentenza molto preoccupante per i diritti umani – hanno detto – e un grave colpo ad alcune delle persone più marginalizzate nella nostra società». L’associazione Scottish Trans, da parte sua, ha invitato le persone transgender a «non cedere al panico», mentre la modella e attivista trans Munroe Bergdorf ha scritto su Instagram di «stringerci vicini, attraverseremo tutto questo assieme».