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 2025  aprile 16 Mercoledì calendario

Jordi Bertomeu: «La Nba europea è un pericolo, gli americani vogliono controllare il nostro basket e prendere i talenti»

Jordi Bertomeu, inventore e fino a tre anni fa Ceo di Eurolega, come vede la sua creatura oggi?
«La vedo da lontano. Dopo 40 anni passati a occuparmi solo di basket, 18 nella Lega spagnola, 22 all’Eurolega, dalla sera alla mattina mi sono trovato senza partite, senza i problemi con gli arbitri e con le tv. All’inizio ero un po’ spaesato, ora sono molto più sereno».
Meno serena pare Eurolega. La Nba spinge per entrare in Europa e la Fiba vorrebbe tanto darle una mano.
«La Fiba si è attivata solo perché dopo 25 anni ha la possibilità di cancellare Eurolega. Non deve fare nulla, solo aspettare e vedere che cosa succede. Non è la Fiba il problema».
Sottinteso, il problema è la Nba.
«Non mi piace dirlo, ma è vero che negli ultimi 3 anni Eurolega ha avuto due Ceo, dopo 22 anni con uno soltanto. Così come è vero che non si capisce in che direzione stia andando Eurolega, ed è evidente a tutti che ci sono difficoltà interne fra i club».
E la Nba come si inserisce?
«Nba ha sentito l’odore del sangue e ha visto l’opportunità di prendersi un vantaggio. La debolezza di Eurolega, la sua mancanza di progetti, ha fatto sì che ci fossero le condizioni perché qualcuno potesse subentrare. Solo 5 anni fa questo scenario non era pensabile».
Di fatto Nba potrebbe scalzare Eurolega così come ha fatto 25 anni fa Eurolega con la Coppa Campioni?
«Attenzione: quella Coppa Campioni era la stessa da vent’anni. Un torneo in cui si giocavano poche partite. Era importante, ma non si vedeva un futuro: l’unica certezza era che si spendevano soldi».
Non che l’Eurolega non costi, per un club...
«I club qui sono soci, decidono come spendere e come reinvestire».
Per capirci: il Ceo di Eurolega Jordi Bertomeu avrebbe mai pensato di portare le Final Four ad Abu Dhabi?
«No. Precisiamo: non sono contrario a un’apertura ai mercati del Middle East, perché adesso tutti vanno in quella direzione, lì ci sono i soldi, ma guardate cosa fanno gli altri. Il calcio va a disputarci finali di tornei minori, Coppe o Supercoppe. Non ci giocano le finali del campionato. Portare lì le Final Four dell’Eurolega è molto rischioso: dal punto di vista del business sarà molto positivo, ma la bellezza, il valore delle Final Four non è tanto il business quanto l’esperienza. Le Final Four sono una festa, i tifosi creano un’atmosfera unica, anche negli Stati Uniti ci guardano con ammirazione. Portare il momento decisivo della stagione molto lontano da dove sono i nostri tifosi, ovvero i nostri clienti, è rischioso».
Torniamo alla Nba in Europa. Che cosa succede se due società storiche, come Real Madrid e Barcellona dovessero passare dall’altra parte?
«Non lo so, ma la chiave è l’unità del gruppo, che in Eurolega è stato il problema più grave negli ultimi tre anni. Ma credo che siamo ancora lontani da questo scenario».
Ne è convinto?
«La realtà è che Nba e Fiba non hanno ancora detto nulla per quello che riguarda il progetto. Tanti “forse”, nessuna idea chiara e allora penso due cose: o il progetto non è ancora sviluppato, o non vogliono condividerlo con nessuno».
Voi, quando avete iniziato l’avventura di Eurolega 25 anni fa, siete stati velocissimi.
«Sì, un po’ pazzi. Abbiamo iniziato a marzo 2000, a luglio a Milano prima riunione ufficiale, ad agosto a Salonicco sorteggio del campionato. Tre mesi dopo c’erano giocatori e arbitri in campo. Tutto in sei mesi: molto veloce, forse troppo, ma in progetti del genere la velocità è decisiva».
Qualche club di Eurolega sembra tentato dalla Nba...
«Quando Eurolega ha chiesto ai club di estendere la licenza per 10 anni, Real, Barça, Fenerbahçe e Olimpiacos hanno detto no, noi aspettiamo. Ma attenzione: non hanno detto “aspettiamo la Nba”. Hanno detto: “aspettiamo di vedere che cosa accade”».
E che cosa accadrà?
«Il rischio è che tutti restino fermi, e sarebbe il problema più grave per il basket in Europa».
E se invece si muove la Nba?
«Altri rischi. Primo: non sono sicuro che tutte le squadre che oggi sono in Eurolega interessino alla Nba. Balcani, Grecia, Turchia: siamo sicuri di voler perdere la loro passione? Secondo: la Nba in Europa diventerebbe una lega di sviluppo per gli Stati Uniti».
Addirittura. Ne è sicuro?
«In Africa la Nba è sbarcata da qualche anno ma nessuno ne parla. Il movimento non è cresciuto, ma gli americani intanto controllano tutti i talenti del continente. E in Europa sarebbe lo stesso».
I talenti europei vanno già nella Nba americana.
«Così come in tanti fanno il percorso contrario. E che gli mvp in America siano ormai sempre europei la dice lunga degli interessi di Nba sul nostro basket. Lo vogliono controllare».
Molto preciso. Meno male che l’Eurolega ormai la vedeva soltanto da lontano...
«Ma no, leggo quello che scrivono i giornali...».
Ma il basket non le manca?
«Il giusto. Mi mancano soprattutto i rapporti con la gente del basket».
E se le proponessero di rilanciare il malconcio basket italiano?
Risata. «Quella sarebbe una scommessa stimolante».
Colpo di scena! Si candida?
«No no, c’è già un presidente molto bravo...»