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 2025  aprile 16 Mercoledì calendario

Dazi Usa, per i farmaci italiani una tassa da due miliardi e produzione a rischio

Primo effetto, immediato: carenza di medicinali per i cittadini statunitensi. Seconda conseguenza, più a lungo termine: crisi per alcune aziende di un settore produttivo fondamentale per l’Italia, che impiega 70mila persone direttamente e altrettante nell’indotto. I dazi sui farmaci annunciati da Donald Trump spaventano ma si aspetta di capire quale sarà il loro valore. Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, invita alla prudenza. “I medicinali che dall’Italia vanno negli Stati Uniti valgono circa 11 miliardi – spiega – se ci fossero i dazi del 20% l’impatto potrebbe essere di 2 miliardi. Ma ancora i numeri non ci sono, quindi voglio essere positivo”.
Già con il 20% si rischiano crisi aziendali che sarebbero ancora più pesanti, se Trump imporrà tariffe più alte. Per Cattani le società italiane, “che rappresentano il settore a maggior valore aggiunto del Paese”, cercheranno altri mercati per compensare la perdita di fatturato. Ma non è una strada facile, ci vuole tempo per trovare nuovi clienti nel mondo, anche per un produttore come l’Italia, il primo in Europa. “Comunque, a trarne grande vantaggio sarebbe la Cina – dice sempre Cattani, che spera nell’incontro bilaterale fra Trump e Meloni – Sta lanciando messaggi di forte apertura nei confronti di investimenti stranieri».
Nel nostro Paese producono farmaci varie multinazionali, anche statunitensi, ma ci sono anche aziende italiane e tra queste tante sono “contoterziste”, cioè fabbricano il medicinale finito per altre società, o mettono a disposizione i principi attivi. Le prime sono un’ottantina, le seconde hanno 100 stabilimenti.
Queste realtà, con i dazi, sarebbero tra le prime ad avere problemi, visto che hanno molti clienti proprio negli Usa. “Non va dimenticato il ruolo della produzione italiana in conto terzi: col governo e le istituzioni europee dobbiamo fare il possibile per tutelare questa specificità italiana dalla guerra commerciale che si sta scatenando. Non vorremmo che indirettamente i dazi colpissero questo settore cruciale per la nostra industria», ha detto Stefano Collatina, presidente di Egualia, l’associazione dei produttori dei farmaci equivalenti. Una crisi di chi produce i principi attivi o lavora in conto terzi colpirebbe anche chi fa i generici, con conseguenze sull’occupazione.
L’obiettivo della Casa Bianca è far tornare la produzione negli Usa, ma la fabbricazione di medicinali è complessa e prevede l’utilizzo di “ingredienti”, come eccipienti e appunto principi attivi, che possono arrivare da diversi Paesi nel mondo. Per mettere in piedi uno stabilimento nuovo ci vogliono anche 5 anni, spiega sempre Cattani, durante i quali non si può certo interrompere la produzione in Italia o in Europa di prodotti contro il diabete o altre malattie croniche, di vaccini e così via.