lastampa.it, 16 aprile 2025
La ricetta della fertilità di Bankitalia: “I bonus sono inutili, c’è bisogno di lavoro e servizi”
La popolazione invecchia e pure in fretta, lo sappiamo. Secondo le ultime proiezioni demografiche la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere un picco di poco superiore alle 10 miliardi di persone intorno alla metà degli anni Ottanta di questo secolo, per poi diminuire: la speranza di vita sarà di oltre 80 anni e le persone di 65 e più anni saranno più numerose dei 18enni. In Italia la popolazione è in calo dal 2015, una tendenza che si intensificherà per le nascite insufficienti a compensare le morti, pure se il saldo migratorio resta positivo: nel 2050 per ogni dieci persone in età da lavoro, ci saranno otto bambini e anziani rispetto agli attuali sei. «Meno disponibilità di manodopera, significa meno crescita economica. Quali fattori possono contrastare queste dinamiche demografiche negative?» ragiona il vice capo del dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia Andrea Brandolini nella presentazione alla “Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica” della Camera dei Deputati.
Nelle economie avanzate il tasso di fecondità è da tempo diminuito al di sotto della soglia di 2,1 figli per donna, il valore che manterrebbe la popolazione stazionaria nel lungo periodo. In Italia nel 2024 il valore è sceso al minimo storico di 1,18 figli. C’è però una possibilità. «Nonostante la flessione della fecondità, il recupero appare possibile se si tiene conto del fatto che la maggior parte delle coppie continua a desiderare due figli – continua Brandolini -. Ma nel progettare le politiche a sostegno della natalità va considerato che non vi è più una contrapposizione tra occupazione femminile e procreazione: al contrario dagli anni Ottanta il tasso di fecondità è più alto dove è più elevata la partecipazione delle donne al mercato del lavoro». Questa osservazione è confermata dall’analisi dei dati italiani disaggregati per regione o provincia. Nel 2024 il Trentino Alto-Adige era la regione italiana con il tasso di fecondità più elevato (1,39 figli per donna), mentre il Molise e la Sardegna avevano i tassi più bassi (rispettivamente, 1,04 e 0,91 figli per donna); il tasso di occupazione femminile era pari al 67,2 per cento in Trentino Alto-Adige, contro il 47,3 e il 50,5 per cento in Molise e Sardegna.
«Secondo la letteratura economica, l’offerta di servizi è più efficace dei trasferimenti monetari nel permettere alle giovani coppie di realizzare i propri desideri circa il numero di figli. In particolare, è importante il rafforzamento dei servizi educativi per la prima infanzia, che facilitano la partecipazione al mercato del lavoro dei genitori, oltre ad avere effetti positivi sui rendimenti scolastici dei bambini. I risultati non sono invece univoci relativamente all’efficacia dei sussidi monetari. Nei casi in cui si sono stimati effetti positivi sulla natalità, gli incentivi sono di ammontare assai elevato, generalmente di un ordine di grandezza superiore al 20 per cento del reddito medio della donna» continua il rapporto di Bankitalia.
Asili nido e congedi di paternità: così si supera il divario occupazionale
Nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni nel 2024 era attivo il 57,6 per cento delle donne, oltre 13 punti percentuali in meno della media europea. Nel Mezzogiorno questa quota vale appena il 43,1 per cento. «Le donne rappresentano circa due terzi di chi non cerca né è disponibile a lavorare. Escludendo le studentesse, i carichi di cura familiari sono il principale ostacolo al lavoro per oltre metà di queste donne – continua il rapporto -. Vi è ampia evidenza che la nascita di un figlio abbia un impatto negativo sia sulla probabilità che le donne rimangano nel mercato del lavoro dopo la maternità sia sui redditi di quelle che invece continuano a lavorare. Se in Italia si rimuovessero gli ostacoli che impediscono alla donna di continuare a lavorare dopo la maternità, nei prossimi vent’anni si riuscirebbe a colmare più di un terzo del divario di genere nell’occupazione».
Tra le misure più efficaci indicate da Bankitalia ci sono «l’ampliamento dell’offerta di servizi per l’infanzia accessibili e di qualità, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno dove la copertura è particolarmente bassa», oltre a «promuovere un’equa distribuzione dei compiti domestici e di cura, ad esempio incentivando un maggiore utilizzo del congedo parentale da parte dei padri».