La Stampa, 16 aprile 2025
Intervista ad Alessandra Mao
Il sorriso riempie la faccia di Alessandra Mao, tutta felicità e stupore per un titolo italiano nei 200 stile libero vinto a 14 anni. Ultima atleta sbucata fuori della generazione incredibili, i teenager dello sport italiano che si dimostrano sempre più precoci, sempre più decisi. E la prima capace di farsi notare nella distanza di Federica Pellegrini dopo il suo ritiro. Zona magica e zona rossa insieme: dove il livello determina l’inizio di un viaggio dal potenziale fantastico, dove il confronto è da subito impossibile. Mao non ha intenzione di iniziare la carriera in verticale, il paragone lo scansa e così anche il nome ingombrante con cui condivide l’età degli inizi, lo stile prescelto e la terra di origine, il Veneto.
Pellegrini di Spinea, lei di Mogliano, 15 chilometri che al momento paiono due continenti diversi, soprattutto per Mao. Pellegrini ha vinto il primo titolo italiano (nei 100 stile libero) a 14 anni e 7 mesi, la ragazzina che adesso si trova a fare slalom tra i nomi pesanti della nostra storia olimpica, ci ha messo 6 mesi meno. In testa alla classifica della giovinezza c’è Novella Calligaris, la migliore agli assoluti a 13 anni, anche lei nei 200 stile libero. Età che si sovrappongono, ma Mao deve ancora dare l’esame di terza media, sta in un altro posto e lo difende. Con le calze spaiate, di diverso colore, gadget del Team Veneto in cui si allena, tocco da Pippi calze corte in un’adolescenza sommersa dal nuoto.
Quale è stato il primo approccio con la piscina?
«Mio fratello maggiore ha cominciato con il nuoto prima di me, i miei genitori mi portavano in piscina negli stessi orari. Così ho cominciato anche io e da lì mi è piaciuto sempre di più. Non sono mai uscita dall’acqua».
Ha praticato altri sport?
«No solo e sempre nuoto. Il prescelto».
La prima gara da bimba.
«Avevo 5 anni, ero ancora in scuola nuoto ed era la competizione sociale della piscina, poco prima di Natale. Un regalo».
Ha mai parlato di agonismo e aspettative con i suoi genitori?
«No, loro mi supportano e basta. In ogni occasioni sono stati in tribuna a tifare per me».
I suoi compagni le hanno fatto fare anche il passaggio d’onoro a bordo vasca. Pensa che ora cambierà qualcosa?
«Proprio niente».
Distanza preferita?
«L’intero stile libero: dai 50 agli 800, non ho l’età per scegliere».
Segue il nuoto o lo pratica soltanto? Ha guardato le Olimpiadi?
«Sì, ho visto le gare di Parigi, mi piace tifare».
Calligaris ha vinto in Italia a 13 anni, Pellegrini a 14. Sempre stile libero. Che effetto fa stare in questa scia? Sono nomi che rappresentano qualcosa per lei o li sente solo citare da altri?
«Ammiro tanti campioni del nuoto e cerco di imparare da ognuno di loro, non ho miti ma sono curiosa».
Subito dopo il titolo ha citato come punto di riferimento la svedese Sarah Sjostrom, pluricampionessa nello sprint. Che cosa le piace di lei?
«Non saprei dare caratteristiche specifiche. Sarah è quella che ho visto di più e da cui sono stata più coinvolta».
Benedetta Pilato a 14 anni saliva sul podio mondiale. L’ha incrociata ai campionati italiani di Riccione. Pensa che questo debutto abbia qualcosa in comune con la sua esperienza?
«Non l’ho vista qui, non la conosco di persona, ma tramite le sue gare certo che sì. Però non mi specchio in quello che ha vissuto: credo di star facendo un percorso tutto mio».
Che musica sta ascoltando a Riccione?
«Poca, preferisco passare il tempo con i miei compagni e non isolarmi».
Sta guardando una serie tv?
«Non guardo proprio la tv, né serie, né altro. Il tempo libero lo passo in famiglia, con i miei gatti o fare origami».
Che rapporto ha con il suo allenatore: guida, maestro, amico?
«Nella mia squadra ci sono vari tecnici, con diversi ruoli. Mi trovo bene, sono in una fase di formazione. Il prossimo anno frequenterò il liceo scientifico-tecnologico e cambierà anche la routine, per adesso è scuola, piscina con 2 ore e mezza di allenamento, compiti e poi relax».