il Fatto Quotidiano, 16 aprile 2025
Intervista a Vanessa Incontrada
Ferma non ci so stare.
Quindi, ora…
Sono al negozio (di vestiti) di mio padre.
Commessa, cinema, teatro, televisione.
Nel 2026, per un mese e mezzo, sarò al Sistina.
Ansia da prestazione?
Cinque minuti prima del sipario sono sul palco a scherzare.
La diretta tv, l’ambiente di Zelig, l’avranno temprata.
Con Claudio Bisio è vera improvvisazione, una scuola di vita. E mi è servita pure sul set.
(Vanessa Incontrada è trilogia d’intenti, di volontà, di risultati. Prima modella, poi presentatrice di successo, quindi attrice e protagonista di serie televisive da Auditel a due cifre. L’ultima si chiama “Tutto quello che ho”, dramma famigliare, in onda il mercoledì in prima serata su Canale 5).
Si è riguardata nella serie?
Non ci casco mai.
Mai.
Mi vergogno, m’imbarazzo.
Le sarà capitato.
Sì e non mi rilasso, assumo uno sguardo strano, giudicante.
Si piace?
Raramente.
Qual è la comfort zone?
Quando sfoglio le foto.
Sfoglia anche gli album di anni fa?
Certo.
Conferma l’anomalia…
Cioè?
Anni fa al Fatto ha dichiarato: “Amo le scene d’amore, perché almeno ho la scusa di baciare degli uomini belli…”
(Ride) È l’unico contesto dove non risulta un tradimento.
Varie colleghe rifiutano.
Da giovane non temevo neanche il nudo, ora devo trovare una grande motivazione.
Magari Sorrentino.
(Ride, a lungo) Per lui girerei tutto il film, nuda.
Rispetto all’anomalia, oltre alle scene d’amore riguarda le foto.
I miei colleghi, no? Vivo bene la mia età, compreso il mio corpo, il mio viso, le mie rughe; sul comodino ho un settimanale di vent’anni fa con le 100 donne più belle al mondo: ero 70ª.
Capperi.
Quando lo guardo provo una certa soddisfazione e becco pure mio figlio mentre lo sfoglia.
Farà il modello?
(D’istinto) No! (Ci ripensa) Non lo spingo, vedrà lui.
Perché?
È una vita di sacrificio.
I sacrifici sono ovunque.
(Cambia tono) Infatti ho detto una cazzata.
Ma?
Gli augurerei di scegliere altro: ci sono passata e c’è dietro una competizione non sana.
Altra anomalia: ha iniziato con commedie, ora è protagonista di drammi.
Ogni volta che propongo una commedia, in televisione fanno fatica ad accettarla.
Insistiamo sull’anomalia.
Ho una parte malinconica che cerca anche la solitudine, non sono solo la tipa di Zelig. E nelle serie esce bene.
La malinconica è una costante tra chi vive di risate.
È vero e me ne sono accorta con i comici di Zelig; a me il lato malinconico piace, non lo fuggo.
Sono vent’anni da attrice. Com’è cambiata?
Mi vedo più matura, anche nell’accento, nella dizione, su come mi muovo; ho rivisto delle interviste di quando ero giovane: mi è preso un colpo.
Che è successo?
Avevo una vocina bassa, da bambina. Ingenua.
Nel 2001 Claudio Sabelli Fioretti le ha chiesto “qual è il suo obiettivo nella vita?”. Ha risposto: “Non ne ho, assisto a ciò che succede”.
È ancora così. Vado alla giornata; non dico: “Voglio recitare a Hollywood”. Ma se arriva sono contenta.
Perché la chiamano più per la tv rispetto al cinema?
Me lo domando, non lo so, ma in Italia chi fa tv non fa cinema, ed è un peccato: un artista è sempre un artista.
Vivere a Follonica l’ha ridimensionata professionalmente?
Un po’ sì. Ma è una scelta, pure di pigrizia.
Tradotto?
Non devo truccarmi o vestirmi in un certo modo, frequentare…
Libera.
Tornassi al Festival di Venezia o a Cannes, volentieri…
Le è capitato.
A Cannes avevo 22 anni, mi sembrava una favola per l’ambiente, la situazione, le persone incontrate.
Chi?
Monica Bellucci, di una bellezza disarmante.
Lei era la numero 70.
La Bellucci tra le prime dieci.
Le classifiche di bellezza non sono offensive?
Non sono femminista e la bellezza si può giudicarla.
Ha mai vissuto la sindrome dell’impostore?
No, però la gente a volte mi guarda con degli occhi imbarazzanti: mi domando se giustifico quello sguardo, perché sono insicura.
Su cosa?
Sono ansiosa, spesso non mi apprezzo; più cresco più devo controllare tutto.
Di che cosa non vorrà mai perdere memoria?
Di ciò che amo.
Lei chi è?
Sono Vanessa Incontrada, ho 47 anni, amo il mio mestiere. Sono una mamma, lavoro in un negozio di vestiti, vivo su un colle e ho fatto pace con mio marito.