ilgiornale.it, 16 aprile 2025
La sorella dell’emiro ha messo gli occhi sulla villa di Agnelli
Ci fu un tempo durante il quale i torinesi chiamavano e definivano gli immigrati arabi e affini “i ramadà”, qualunque riferimento al mese e al rito musulmano era puramente voluto. Per contrappasso, risulta che un ramadà, al secolo Tamin bin Hamad Al Thani, emiro del Qatar e capo del consiglio di amministrazione del fondo Qatar Investment Authority, abbia avanzato l’offerta di acquistare Villa Frescot, per oltre mezzo secolo, dimora di Gianni Agnelli e dei suoi famigliari.
La proprietà è stata messa in vendita due anni fa da Margherita de Pahlen, figlia di Gianni e Marella Agnelli; l’erede ha deciso di disfarsi di qualunque memoria, immobile e beni legati al periodo cosiddetto bello e famoso, non certamente il suo, visti i rapporti aspri con i genitori. Voci di quartiere riferiscono che sia la sorella dell’emiro, Al Mayassa bint Hamad Al-Thani, a voler investire nella villa, trasformandola in un hub di arte e cultura. La residenza conta 53 stanze e si trova al civico 291 della strada comunale da San Vito a Revigliasco sulla collina di Torino, si estende per mille metri quadrati, comprende tre ville, tra cui Villa Bona, il domicilio privato di Edoardo Agnelli, il figlio suicida.
La dimora ha numerose opere d’arte, affreschi, stoffe e arazzi, disegnati da Marella, anche un deposito di monete dell’imperatore romano Massenzio ma soprattutto i 636 dipinti della collezione persone dell’Avvocato e di sua moglie. Parte di questi ultimi sarebbe scomparsa, trafugata, secondo la denuncia di Margherita che accusa i figli, John, Lapo e Ginevra di avere manipolato le scritture testamentarie della loro madre Marella e di avere fatto sparire, per l’appunto le tele le più preziose, così come sono presenti opere di Picasso, Fontana e Balla nella casa romana, l’appartamento di Palazzo Mengarini Albertini Carandini, in via Nazionale, anch’esso messo in vendita da Margherita.
Singolare che la cifra richiesta per la dimora torinese si aggiri sui 10 milioni, cioè la metà della valutazione dell’appartamento nella capitale. A Villa Frescot, Gianni Agnelli decise di chiudere la sua vita, dopo una malattia breve e sofferta, nella dimora è passata la storia ultima della famiglia, personalità della politica internazionale, dell’imprenditoria, dello sport, della cultura sono stati ricevuti “a corte” con la consueta ironia e sarcasmo del padrone di casa.
Giorgio Forattini racconta che quando venne assunto da La Stampa, fu invitato per un brindisi. Forattini si presentò all’incontro, orgoglioso di tale evento, l’Avvocato lo accolse in una delle sale tenendo in mano una coppa di champagne e offrendone un’altra all’invitato: “Tenga, brindiamo e festeggiamo! Abbiamo preso Platini!”. Era il modo dissacrante di Agnelli per spiazzare ospiti di qualunque censo.
Un’altra volta, con la mano fasciata per un morso del suo cane Husky, andò incontro a due ospiti di football e di giornalismo, avvisandoli: “State attenti alla bestia!”. Asterischi di cronaca per una storia lunga e improvvisamente grigiastra per l’involuzione e il tramonto che la dinastia, gli Agnelli come onomastica, stanno vivendo, tra eredità contestate, liti famigliari e processi penali.
Resta ancora da definire il futuro delle numerose imbarcazioni di proprietà di Gianni Agnelli e la settecentesca dimora di Villar Perosa, ormai abbandonata e negata a qualunque visita di John e Lapo. È la fine di un secolo, segnata dalla scomparsa di chi lo ha segnato e vissuto, è il declino e la decadenza di una casata, offuscata da vili questioni di denaro. Il denaro oggi appartiene ai ramadà.