Avvenire, 16 aprile 2025
«Basta guerra»: anche 350 scrittori e tre premi Nobel con i riservisti
Dopo gli appelli dei riservisti di esercito e intelligence perché il governo Netanyahu negozi con Hamas per il rilascio dei 59 ostaggi, la mobilitazione perché Israele fermi la guerra a Gaza, è ormai un’onda lunga che attraversa tutta la società civile israeliana.
Decine di veterani e riservisti dell’unità d’élite navale israeliana Shayetet 13 – riferisce Haaretz – si sono uniti all’appello per il rilascio immediato degli ostaggi, «anche a costo della fine della guerra». Fra di loro 69 dei 254 firmatari della lettera prestano tuttora servizio attivo nella riserva. «Fermate i combattimenti e riportate tutti gli ostaggi a casa, ogni giorno che passa mette a rischio la loro vita», afferma il loro comunicato. Il nuovo appello è una risposta alla decisione del capo di stato maggiore, Eyal Zamir, e del comandante dell’aeronautica, Tomer Bar, di rimuovere i firmatari di una petizione simile tra i riservisti dell’aeronautica. Alcuni di questi hanno poi ritirato la propria firma. Il primo ministro Netanyahu ha reagito accusando i firmatari di incitare alla disobbedienza e cercare di «distruggere la coesione della società israeliana». Secondo Netanyahu «queste voci non rappresentano né i combattenti né il popolo». Quella di ieri è solo l’ultima presa di posizione tra unità dell’esercito israeliano tra cui l’unità di intelligence 8200, il programma Talpiot per l’eccellenza scientifica militare, il corpo corazzato, le Forze speciali e la Marina. Petizioni sottoscritte per fermare i combattimenti a Gaza per salvare gli ostaggi sono state firmate pure da circa 3mila operatori del sistema sanitario, tra cui vincitori del Premio Nobel per la chimica Aharon Ciechanover, Avraham Hershko e Ada Yonath. Times of Israel ha invece rilanciato l’appello sottoscritto da 350 scrittori e uomini di cultura, tra David Grossman, Shifra Horn, Fania Oz-Salzberger, insieme a traduttori, illustratori ed altri professionisti dell’editoria per «fermare immediatamente la guerra, riportare a casa tutti gli ostaggi e tracciare un futuro cammino internazionale e concordato per Gaza». Nella lettera gli scrittori lanciato dure accuse al premier Benjamin Netanyahu: «Per la propria libertà, temendo la detenzione per le accuse pendenti, il primo ministro continua a privare gli ostaggi della loro libertà, a mettere in pericolo i soldati delle Forze di difesa israeliane e a infliggere danni sproporzionati alla popolazione civile di Gaza, il tutto mentre intensifica un colpo di stato costituzionale all’interno di Israele». La mobilitazione non ha impedito a Netanyahu di visitare il nord della Striscia di Gaza mentre è sempre stallo nelle trattative per la ripresa del cessate il fuoco a Gaza. Lunedì i mediatori egiziani avevano consegnato ai rappresentanti di Hamas la proposta di un cessate il fuoco temporaneo di 45 giorni e il passaggio di aiuti umanitari in cambio del rilascio di metà degli ostaggi entro la prima settimana di tregua. Proposta respinta da Hamas perché si chiedeva il disarmo del gruppo islamista ma non era prevista alcun impegno a porre fine alla guerra o al ritiro delle truppe israeliane.
Dopo le aspre polemiche per il bombardamento, domenica, dell’ospedale Al-Ahli Arab – per cui il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres si è detto «profondamente allarmato» – non si fermano i raid aerei israeliani che ieri hanno colpito l’ingresso nord del Kuwaiti Field Hospital, un ospedale da campo nell’area di Mawasi, vicino a Khan Yunis dove centinaia di migliaia di persone hanno cercato riparo nella tendopoli. Almeno una persona è stata uccisa e altre nove sono rimaste ferite. L’uomo deceduto era un medico, mentre i feriti sono tutti pazienti e medici, ha precisato ai media arabi il portavoce Saber Mohammed. Infine le Brigate Ezzedine al-Qassam hanno «perso i contatti» con i miliziani che tengono in ostaggio l’israelo-americano Edan Alexander.