corriere.it, 15 aprile 2025
Xi colpisce Boeing: la Cina ordina di non ritirare i nuovi aerei (e ferma anche i pezzi di ricambio Usa)
La Cina aumenta l’intensità della guerra commerciale con gli Stati Uniti e ordina alle compagnie aeree nazionali di non accettare ulteriori consegne di aerei realizzati da Boeing, il colosso aerospaziale Usa. Mentre in Europa il ceo di Ryanair, la principale low cost, avverte che se i velivoli ordinati – sempre da Boeing – dovessero diventare più cari a causa dei dazi a quel punto potrebbe ritirare i 737 Max più in là nel tempo. Una doppia notizia negativa per Boeing che cerca da tempo di riprendersi dopo gli anni difficili tra incidenti, progetti di sviluppo rallentati e la concorrenza schiacciante dell’europea Airbus.
L’ordine di Pechino
Secondo l’agenzia Bloomberg, che ha sentito fonti informate sulla questione, Pechino ha comunicato ai vettori cinesi – a partire da Air China, China Eastern e China Southern – di sospendere il ritiro dei Boeing ordinati, ma anche di non effettuare più alcun acquisto di attrezzature e pezzi di ricambio per aerei da aziende statunitensi. Tutto questo nell’ambito della guerra commerciale in corso con gli Stati Uniti: il presidente Donald Trump ha imposto dazi fino al 145% sui beni cinesi. E il gigante asiatico ha risposto con dazi del 125% sui beni americani.
Decine di aerei fermi
Non è ancora chiara la sorte degli aerei pronti per la consegna, con i documenti già firmati e con i pagamenti effettuati. È probabile che questi, dato il completamento delle procedure burocratiche prima dell’entrata in vigore dei dazi sui prodotti Usa, potrebbero comunque essere autorizzati a solcare i cieli cinesi. Ma resterebbero decine di altri velivoli Boeing fermi nei parcheggi dei centri di assemblaggio. Il governo cinese – prosegue Bloomberg – starebbe valutando modi per fornire assistenza alle compagnie aeree che noleggiano aerei Boeing e che si trovano ad affrontare costi maggiori.
Le perplessità degli esperti
Gli esperti contattati dal Corriere avvertono però che se lo stop alle nuove consegne di jet Boeing avesse un impatto sull’espansione dei vettori cinesi, l’ordine di bloccare l’arrivo di pezzi di ricambio dei velivoli potrebbe rivelarsi problematico e mettere sotto stress lo stato della sicurezza aerea in Cina. «Se l’arrivo di un aereo fa parte di un’azione pianificata da tempo, nessuno sa invece quando si potrebbe avere bisogno di un certo componente dopo un incidente minore o un guasto», spiega uno di loro. «E a meno che non ci sia un deposito già nutrito o di una auto-cannibalizzazione – cioè prendendo i pezzi che servono da altri aerei in flotta – serve chiedere i pezzi direttamente al produttore statunitense».
Il peso del mercato cinese
Perdere il mercato cinese, anche se temporaneamente, potrebbe complicare il percorso di risalita di Boeing. Secondo le stime soltanto la Cina rappresenterà il 20% della domanda globale di aeromobili nei prossimi vent’anni. Con Airbus in rapida espansione e la comparsa – sui collegamenti nazionali e intra-asiatici – del Comac C919 (il velivolo di fabbricazione cinese che sfida l’A320 e il B737), il colosso statunitense rischia di perdere definitivamente quella fascia di clienti.
La posizione di Ryanair
In Europa, parlando con il Financial Times, il ceo di Ryanair Michael O’Leary, avverte che potrebbe ritardare la consegna degli aerei sempre di Boeing se questi dovessero diventare più costosi a causa dei dazi. Si annuncia così il rischio di uno scontro – anche legale – tra produttori e compagnie su chi dovrà sostenere i costi derivanti dalla guerra commerciale. O’Leary, noto per ottenere da Boeing sconti sostanziosi, anche del 65-70% sui prezzi di listino, si aggiunge a quanto detto nei giorni scorsi da Ed Bastian, ceo di Delta Air Lines Ed Bastian: «Non abbiamo intenzione di pagare i dazi sui nuovi aerei Airbus – ha dichiarato – e rinvieremo le consegne degli aerei su cui gravano ulteriori aggravi di costi».