la Repubblica, 15 aprile 2025
Nel cuore dello Utah con Bernie & Alexandria la strana coppia liberal
L’applauso più fragoroso lo incassa Gesù. Quello stampato sulla t-shirt del ragazzo sugli spalti, inquadrato per caso sullo schermo gigante dell’Huntsman Center, lo stadio di basket dell’Università dello Utah colmo ben oltre la capacità di 25mila persone. D’altronde, siamo nel cuore dello Stato più religioso d’America: fondato dai mormoni di Brigham Young nel 1847, dove ancora il 42 per cento degli abitanti appartiene alla Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni. Non a caso il senatore del Vermont Bernie Sanders, «ebreo non praticante ma fedele alla morale» come si presenta, denuncia le nefandezze dell’amministrazione Trump a inizio discorso citando il “Discorso della Montagna”: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, fatelo a loro». È standing ovation.
Affiancato dalla deputata newyorchese Alexandria Ocasio-Cortez,guest star del “Fighting Oligarchy Tour” con cui sta attraversando l’America, l’idolo dell’estrema sinistra due volte candidato alla presidenza cerca nel cuore di Trumplandia la resurrezione dei dem. Il partito, ancora privo di guida, è troppo stordito dalla vittoria di Trump per reagire (unico sussulto finora, il discorso lungo 25 ore di Cory Booker al Senato). Sebbene nelle scorse settimane la gente sia tornata ad affollare le piazze, chiedendo risposte forti agli atti di una destra sempre più estrema al governo. «Se negli ultimi mesi vi siete sentite soli, guardatevi attorno», incoraggiano Sanders e Ocasio: «Non lasciatevi sopraffare, alzate la testa, protestate, partecipate».
Dopo la tappa a Los Angeles di sabato con 36mila persone ad affollare un parcheggio e l’apparizione a sorpresa al Coachella Festival – fra un brano dei Green Day riadattato per ricordare le stragi di Gaza e la session della “brat”Charli XCX – la strana coppia di politici accomunati dalla fede “socialista” ora si spinge dunque lì dove i dem solitamente non vanno. Gli Stati iper-repubblicani di Utah, Idaho e Montana. Nuove tappe di un percorso che già a marzo li ha visti battere Arizona e Nevada. Una sfida strategica: città e Stati scelti accuratamente perché i risultati li mostrano potenziali talloni d’Achille dell’Elefante. Lo Utah, per dire, è roccaforte conservatrice da sempre. Ma, in controtendenza con il resto del Paese, alle ultime elezioni i repubblicani sono cresciuti molto meno che negli altri Stati. Eppure il governo locale sta promuovendo politiche trumpiane restrittive: primo a vietare la bandiera arcobaleno nelle scuole e il fluoro nell’acqua, a restringere il voto postale e certe politiche ambientali lì dove il lago salato, sempre più a secco, rischia di sprigionare una nube d’arsenico.
Troppo anziano per correre alle prossime presidenziali (ha 83 anni) il leader populista sta dunque offrendo alla 35enne Ocasio l’opportunità di farsi conoscere a livello nazionale: per poter magari prendere un giorno il suo testimone e correre per la Casa Bianca. Ma intanto i due hanno un piano immediato esplicito e semplice: reclutare giovani leve della politica a livello locale, con l’aiuto di associazioni di base come Indivisible, braccio dei loro eventi. Volti nuovi per sfidare alle Midterm sia l’establishment del partito dem, ormai percepito come moderato e fiacco, sia i repubblicani «specchio di Big Money», come li definiscono. «Miliardari che fanno politica per interessi di classe», denuncia Ocasio: «Gente come il vostro senatore dello Utah Mike Lee, rampollo di una facoltosa famiglia». Ecco perché, davanti al pubblico che ha rispolverato le maglie delle sue vecchie campagne, Bernie evoca la storia di Alexandria: «Dopo la morte del padre ha fatto la cameriera perché non poteva più pagarsi gli studi. Ha deciso di correre ribellandosi a un sistema ingiusto e ha vinto senza soldi né lobby alle spalle. Ebbene, in questo stadio ci sono altri potenziali leader. Prendetevi responsabilità, uscite dalla comfort zone».
La scenografia povera – un semplice leggio di legno su un palco di tubi innocenti – rafforza le parole: «Miprendevano in giro perché parlavo di oligarchia. Guardate oggi chi c’è dietro il presidente: i tre uomini più ricchi del mondo, Elon Musk, Jeff Bezos e Mark Zuckerberg, impegnati a imporre tagli feroci ai bisogni della gente per ottenere immensi sconti fiscali. Vogliono colonizzare Marte tagliando i pasti ai bambini e le pensioni ai veterani. Per privatizzare licenziano controllori della qualità dell’aria, del fisco, delle regole».
Poi, per non essere troppo astratto, chiama sul palco figure locali a raccontare l’impatto delle politiche governative. L’insegnante invitata a staccare dal muro della classe un cartello disegnato dai bambini con figurine d’ogni colore e la scritta “Qui sono tutti benvenuti” perché “divisivo”: «Ho rifiutato e mi hanno licenziata». Il coltivatore d’erba medica Alfalfa che lo Utah importa in Cina: «M i hanno suggerito di “riconvertire”. E nel frattempo, di cosa campo?». C’è pure Ben Jolley, la cui farmacia è la più antica della città: «Ci costringono sotto l’ombrello del colosso Cvs che ci impone i medicinali da vendere e vuole sostituirci con mega store con personale non qualificato. Ora per trovare una farmacia si devono fare 30 chilometri in auto». Come cambiare? Sanders cita il discorso di Lincoln a Gettysburg: «Sta a noi darci una rinascita di libertà e impedire che l’idea di un governo di popolo, dal popolo, per il popolo abbia a perire dalla terra. Cacciamo col voto il governo di miliardari e per miliardari che non si cura del popolo». Gli rispondono in coro: «Amen».