Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  aprile 15 Martedì calendario

Nordio rilancia la matematica dei femminicidi: “In proporzione sono più gli autori stranieri”

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio torna sulla matematica dei femminicidi. A suo parere anche se «i colpevoli di casi di femminicidio in Italia prevalentemente in termini assoluti sono italiani, in termini relativi no». «Noi in Italia abbiamo 50 milioni di italiani e 500mila di stranieri – continua il suo ragionamento ospite di Start su SkyTg24 -. Se andiamo a vedere i femminicidi, il numero commesso dagli italiani è sicuramente maggiore. Ma tenuto conto del rapporto tra italiani e stranieri di 10 a 1, se si va a vedere i femminicidi commessi dagli stranieri allora la percentuale aumenta a scapito degli stranieri».
Come aveva già avuto occasione di spiegare dopo la notizia dei barbari e crudeli femminicidi di Ilaria Sula e Sara Campanella, il ministro Nordio torna a dire che la ragione delle morte ammazzate sta in «una cultura» diversa da quella che indica come «la nostra».
«Era un discorso di ordine generale» continua il ministro Nordio. «Io credo che qualche volta le realtà addirittura evidenti vengano travisate o interpretate in buona o in malafede perché sono troppo evidenti. Pascal diceva che la troppa luce abbaglia come il troppo buio – prosegue il ragionamento -. Allora vogliamo ammettere che al mondo ci sono delle culture dove la donna è considerata una cosa, ci sono delle culture dove c’è l’infibulazione, dove la donna adultera viene lapidata, frustata, dove i diritti delle donne sono addirittura eliminati. Se noi non ammettiamo questo, viviamo veramente in un mondo ideale, in un paese di Bengodi. Poi quando queste persone, e adesso paradossalmente spendo una parola anche a loro favore, quando queste persone o alcune di queste persone arrivano in Italia con una mentalità che non è la nostra ma che da loro è perfettamente legittima, non è per loro molto facile ambientarsi in questa nuova cultura».
Dall’inizio dell’anno sono state ammazzate undici donne. La media italiana degli ultimi anni è di un caso ogni due giorni. Le denunce di maltrattamenti e stalking sono in aumento, ma ancora molto lontane dall’erodere la cifra nera, quelle denunce mancate ancora molto diffuse soprattutto nel Sud Italia.
In Italia non esiste una banca dati istituzionale e pubblica in cui periodicamente sono registrati i femminicidi: i dati ufficiali ci sono ma si trovano in report a cura dell’Istat e del ministero dell’interno, aggiornati con tempistiche diverse e compilati senza la stessa metodologia. Secondo i dati Istat nel 2023 in Italia sono stati 96 i femminicidi presunti, su un totale di 117 omicidi con una vittima donna. Il 94,3% delle donne italiane uccise è stato vittima di un omicida italiano. I conti, anche con questa fantasiosa proporzione sui residenti stranieri che poi seguendo il suo ragionamento andrebbero ripartiti tra “culture buone” e “culture cattive”, non tornano nemmeno questa volta.
Ricordiamo che nella stragrande maggioranza dei casi abusi e violenze arrivano dall’ambiente familiare, da persone conosciute o con cui si ha avuto in passato una relazione.
Beato il ministro Nordio, che non conosce i numeri né pare ricordare le storie e i volti delle nostre donne: massacrate a mani nude, buttate giù da cavalcavia e balconi, tagliate, violentate, bruciate. Fatte a pezzetti e buttate in valigia e nei boschi e nell’immondizia. «Quel che emerge dalle parole del ministro Nordio, invece, è la sottovalutazione delle ragioni profonde sottese alla violenza di genere: l’incapacità degli uomini, anche italiani e di cultura, di accettare la libertà e la emancipazione delle donne – commenta Egle Pilla, presidente dell’associazione che riunisce le toghe progressiste Area -. Finché mancherà questa consapevolezza la repressione penale arriverà sempre troppo tardi. Finché la colpa sarà sempre degli altri, degli stranieri, il dramma del femminicidio non solo non sarà sconfitto ma nemmeno compreso».