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 2025  aprile 15 Martedì calendario

Stati Uniti, migliaia di irregolari non stanno andando a lavorare: hanno paura di essere deportati

Diverse aree dell’economia statunitense, dal giardinaggio all’assistenza agli anziani, fino alla ristorazione, dipendono dal lavoro degli immigrati irregolari per sopravvivere. Si tratta di una forza lavoro invisibile ma essenziale per il funzionamento del paese, che include anche immigrati regolari con restrizioni lavorative, come studenti e richiedenti asilo. In genere, queste sono persone che svolgono lavori che gli americani, tendenzialmente, non vogliono più fare. Tuttavia, le misure repressive sull’immigrazione adottate dall’amministrazione Trump stanno creando paura tra i lavoratori, spingendoli a saltare il lavoro e mettendo a dura prova le aziende. E lasciando molte famiglie senza reddito.
Vari sono i casi di arresti mentre le persone andavano a lavoro, com’è capitato a fine marzo a una donna salvadoregna del Maryland, Elsy Noemi Berrios. È diventato virale il video che riprende il momento in cui gli agenti dell’ICE rompono il vetro della sua auto per poterla catturare.
Al ristorante San Juan di Columbia Heights, a Washington, i piatti tipici salvadoregni sono una specialità. Eppure una delle cameriere, Teresa, racconta alla Stampa che molti piatti non sono disponibili in questo momento. «Mi dispiace, ma oggi la cucina ha dei problemi con il cuoco». Teresa per ovvie ragioni non ha voluto specificare, ma è evidente che l’ansia stia aumentando tra i lavoratori irregolari, specialmente dopo che l’IRS (l’agenzia delle entrate federale) ha accettato di condividere i suoi dati con l’agenzia per il controllo dell’immigrazione.
Adesso molti sono preoccupati che il pagamento delle tasse possa essere utilizzato contro di loro. Secondo le stime del Pew Research Center, ci sono più di otto milioni d’immigrati irregolari nella forza lavoro statunitense. Il numero reale di persone che lavora infrangendo le regole è probabilmente superiore, poiché molte persone con visti, come quelli turistici o studenteschi, accettano lavori a nero nei ristoranti oppure nelle case dei privati, come babysitter o addetti alle pulizie.
Anche se, legalmente, non potrebbero farlo a causa della natura restrittiva dei loro visti. Un esempio illustre è Elon Musk, che ha ammesso di essersi trovato in una “zona grigia” legale quando ha avviato un’azienda, mentre si trovava negli Stati Uniti con un visto studentesco.
Tra i lavoratori dell’economia sommersa ci sono anche i richiedenti asilo, che devono attendere almeno sei mesi per ottenere un permesso di lavoro e spesso lavorano in nero per arrivare a fine mese. Se questi settori perdono lavoratori, «i consumatori americani vedranno prezzi più alti», afferma Patricia Campos-Medina, direttrice esecutiva del Worker Institute, presso la Cornell University.
Tra i repubblicani, molti sostengono che sia giunto il momento di far rispettare queste regole in modo più rigoroso, mentre l’amministrazione Trump afferma che la repressione proteggerà il lavoro e la sicurezza dei cittadini.
Allo stesso tempo, Trump è stato il primo a proporre la creazione di un percorso legale per i lavoratori agricoli e dell’ospitalità che sono irregolari.
In conclusione, gli economisti avvertono che, in assenza di questi lavoratori, che potrebbero abbandonare il mercato del lavoro in massa nei prossimi mesi, le conseguenze sarebbero drammatiche, dato che molti datori di lavoro, oggigiorno, dipendono da loro per andare avanti.
E senza di loro, in un’economia che sta andando verso una possibile recessione, sopravvivere sarà molto più complicato.