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 2025  aprile 15 Martedì calendario

E The Donald è pronto a ispezionare le leggendarie riserve di Fort Knox

«Andremo a Fort Knox a verificare se l’oro americano, il leggendario oro, è ancora al suo posto» Queste le parole di Donald Trump, che nelle scorse settimane hanno rilanciato l’attesa, la curiosità anche dei mercati finanziari per una possibile ispezione nei depositi aurei americani.
Non mancano, però, anche le tesi complottistiche, alimentando i dubbi sul reale quantitativo di oro presente a Fort Knox. Nella base militare del Kentucky, secondo i numeri ufficiali, sono custodite oltre 147 milioni di once d’oro appartenenti agli Usa. Per intenderci, quasi 4.600 tonnellate (più della metà delle riserve americane), oltre parte delle riserve di altri paesi, fra cui l’Italia.
La quota americana è contabilizzata a 42,22 dollari per oncia, ai prezzi degli anni Settanta, con un valore a bilancio di poco più di 6 miliardi di dollari. Oggi, però, il prezzo del lingotto si aggira intorno ai 3.200 dollari per oncia, sui massimi storici. In mezzo secolo il prezzo è salito di 70 volte ed il valore reale delle riserve Usa è di oltre 400 miliardi di dollari. Senza poi contare quello depositato nel tempo da altre banche centrali.
Ma tutto questo oro è ancora al suo posto? Sono in molti a chiederselo, anche perché l’ultima ispezione è del 1973 e si trattò pure di un audit parziale. Per l’ultima ispezione completa dobbiamo andare ancora più indietro nel tempo, al 1953. Le visite esterne ufficiali a queste riserve si contano sulle dita di una mano e Franklin Roosevelt (nel 1943) fu l’unico fra i Presidenti americani a visitarle.
Ma torniamo alla realtà: Scott Bessent, segretario di Stato per il Tesoro ha gettato acqua sul fuoco, ricordando che avvengono controlli su base annuale e sostenendo che le riserve sono sicuramente al loro posto. Inoltre, non intende aggiornare il valore di bilancio di quest’oro, nonostante la notevole salita del prezzo.
Veniamo ora all’ormai probabile ispezione di Fort Knox. Trump (seguito a ruota da Musk) potrebbe trasformare l’evento in uno show di massa, anche se va ricordato che un’ispezione completa potrebbe durare oltre un anno, impiegando un elevato numero di personale. Il controllo è complesso e riguarda centinaia di migliaia di lingotti, di cui occorre verificare peso, dimensioni ed anche il loro effettivo contenuto.
Trump, verosimilmente, vede l’operazione come a basso rischio, se non addirittura un win-win. Nel caso in cui tutto l’oro fosse effettivamente al suo posto, guadagnerebbe fiducia e sarebbe il primo presidente ad aver richiesto un’ispezione completa dopo decenni. Se così non fosse, invece, la colpa ricadrebbe sui suoi predecessori e sulle passate amministrazioni.
Ma quali implicazioni per i mercati finanziari? Senz’altro l’oro è l’asset più interessato dall’audit. Oltre il 2% di tutto il metallo giallo estratto dall’uomo nel corso dei millenni è custodito nei caveaux di Fort Knox. I mercati accoglierebbero positivamente un’eventuale conferma che i quantitativi di oro sono effettivamente corrispondenti con quelli dichiarati. In questo caso potremmo attenderci un rafforzamento del dollaro e una leggera discesa dei rendimenti americani, nell’occhio del ciclone in questi ultimi giorni dopo i vari dietrofront di Trump sui dazi.
Per contro, se la Fed lo avesse utilizzato all’insaputa delle borse (magari durante la crisi dei mutui subprime?) e oggi l’oro mancasse lo scenario sarebbe diametralmente diverso, con un danno crescente all’aumentare della quantità mancante di metallo giallo. Anche in questo caso l’oro sarebbe coinvolto, con un probabile aumento delle quotazioni, mentre il dollaro ed il mercato dei bond statunitensi potrebbero essere coinvolti da una certa perdita di fiducia. Chiaramente si tratta di scenari ipotetici, un po’ come quelle voci cospirazioniste che si sono rincorse man mano che crescevano gli anni trascorsi dall’ultima ispezione delle segrete di Fort Knox.