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 2025  aprile 15 Martedì calendario

Il 2024 invivibile dell’Europa: 335 morti tra inondazioni e ondate di calore, ghiacciai mai così in sofferenza, incendi inarrestabili e mare più caldo di sempre

In Europa tempeste e inondazioni hanno causato almeno 335 vittime, colpendo circa 413mila persone; i ghiacciai della Scandinavia e delle isole Svalbard non avevano mai perso tanta massa, più di quanta si sia sciolta in qualsiasi altra regione glaciale del mondo e in Portogallo gli incendi hanno mandato in fumo in una sola settimana tanta terra quanta brucia annualmente in tutto il continente. Anche la temperatura della superficie marina è stata la più alta di sempre. Il 2024 non è stato ‘esclusivamente’ l’anno più caldo mai registrato in Europa, che dagli anni Ottanta si riscalda a un tasso doppio rispetto alla media globale. Sebbene temperature record abbiano raggiunto le regioni centrali, orientali e sudorientali, dove c’è stata la più lunga ondata di calore mai registrata in quell’area, sono diverse le anomalie da tenere sotto osservazione. Il rapporto ‘Stato europeo del Clima 2024’, pubblicato dal Servizio per il Cambiamento Climatico di Copernicus (implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine per conto della Commissione Ue) e dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale descrive un anno di forti contrasti climatici tra Europa orientale – con condizioni estremamente secche e, spesso, da caldo record – ed Europa occidentale, alle prese con condizioni più nuvolose e umide che l’hanno portata a vivere uno dei dieci anni più piovosi mai registrati. Una situazione dovuta principalmente alla circolazione atmosferica.
Temperature record in mezza Europa – Il 2024 è stato l’anno più caldo per l’Europa e il primo con una temperatura media globale superiore di 1,5 gradi rispetto al livello preindustriale. Non è stato violato l’accordo di Parigi che parla di “una media a lungo termine fino a 20 anni con temperature superiori a 1,5 gradi”, mentre la temperatura media globale degli ultimi 5 anni è di 1,3 °C superiore ai livelli preindustriali. “Ma l’Europa è ad almeno 2,4 gradi in più, con temperature annuali da record in quasi metà (il 48%) del continente” ha spiegato in conferenza Florence Rabier, direttore generale dell’Ecmwf. L’aumento della temperatura ha riguardato principalmente Europa centrale, orientale e sud-orientale, ma anche Scandinavia settentrionale e Spagna sud-orientale. In Europa, il 45% dei giorni dell’anno è stato molto più caldo della media e circa il 12% è stato il più caldo mai registrato. Diminuiscono i territori dove le temperature restano anche sotto lo zero, mentre non è mai stata così ampia l’area con meno di tre mesi di gelo. Circa il 69%, contro una media del 50%.
Più sole, più potenziale per il fotovoltaico – Se l’Europa occidentale ha registrato una copertura nuvolosa maggiore della media, mentre l’Europa orientale ha registrato più ore di sole (Figura 2), questo contrasto si riflette nel potenziale di produzione di energia fotovoltaica, superiore alla media a est, ma inferiore alla media a ovest. Resta il fatto che la percentuale di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Europa ha raggiunto il 45%, superando il record del 43% stabilito nel 2023. Il numero di Paesi dell’Ue in cui le rinnovabili generano più elettricità dei combustibili fossili è quasi raddoppiato dal 2019, passando da 12 a 20.
In Europa occidentale uno degli anni più piovosi dal 1950 – Il contrasto tra Est e Ovest è stato molto evidente anche nelle precipitazioni. Quelle più elevate, superiori alla media, sono state osservate in Francia, Italia settentrionale, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Danimarca e Fennoscandia settentrionale, ossia l’area che comprende la Finlandia e la penisola scandinava. Questo ha avuto un impatto sui fiumi: anche in questo caso, l’Europa orientale ha registrato portate fluviali inferiori alla media per gran parte dell’anno, raggiungendo un minimo record a novembre, mentre flussi fluviali diffusi superiori alla media sono stati registrati in Europa occidentale. In tutto il continente era dal 2013 che le inondazioni non interessavano un’area tanto ampia di territorio. Quasi un terzo della rete fluviale ha registrato inondazioni che hanno superato almeno la soglia di alluvione ‘elevata’, mentre il 12% ha superato la soglia di alluvione ‘grave’. Il report passa in rassegna le principali inondazioni che si sono verificate, con particolare attenzione agli eventi estremi in Europa centrale e orientale associati alla tempesta Boris e a quelli di Valencia, in Spagna.
Lo scioglimento di ghiacciai – Ma il 2024 ha portato con sé anche altri record. “Uno degli aspetti più impressionanti credo siano le nostre visualizzazioni dei ghiacciai che mostrano la portata dello scioglimento avvenuta negli ultimi anni (Figura 4) e questo riguarda anche le Alpi e l’Italia” ha commentato Carlo Buontempo, direttore del Servizio Copernicus sui cambiamenti climatici (C3S). “Lo scioglimento dei ghiacciai è senza precedenti ed è per questo che le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2025 Anno Internazionale dei Ghiacciai” ha ricordato Celeste Saulo, segretario generale dell’Omm. Tutte le regioni hanno perso ghiaccio, ma l’Europa centrale è una delle aree del mondo in cui sta avvenendo più velocemente. Nel 2024, i ghiacciai della Scandinavia e delle Svalbard hanno perso più massa di qualunque regione glaciale del mondo, in media uno spessore di 1.8 metri in Scandinavia e di 2.7 metri alle Svalbard. D’altronde, per la terza estate consecutiva ha raggiunto un nuovo record la temperatura media delle Svalbard che, negli ultimi decenni sono state uno dei luoghi a più rapido riscaldamento della Terra.
Il ruolo del Mar Mediterraneo – Per tutto il 2024, anche la temperatura della superficie marina (e quella dei laghi europei) è stata la più alta mai registrata: 0.7°C sopra la media per la regione europea e 1.2°C sopra la media per il Mar Mediterraneo, che ha superato anche il record del 2023. “Nel 2024 – scrivono gli autori – queste temperature potrebbero essere state un fattore determinante nelle precipitazioni estreme associate alla tempesta Boris, che hanno causato inondazioni nell’Europa centrale e orientale a settembre e gravi inondazioni nella regione di Valencia in Spagna, a ottobre”.
Lo stress da caldo e le notti tropicali – I giorni di stress da caldo e le notti tropicali sono in aumento in Europa (Figura 5). Per ‘forte’ stress da caldo si intende una temperatura percepita pari o superiore a 32°C, per ‘molto forte’ di 38°C e per ‘stress da caldo estremo’ pari o superiore a 46°C. Il 60% dell’Europa ha visto più giorni della media con almeno una condizione di ‘forte stress da caldo’. Nel 2024 si è registrato il secondo maggior numero di giorni di stress da caldo e di notti tropicali (quelle in cui la temperatura non scende al di sotto dei 20°C), in media, in Europa: quasi un mese di almeno ‘forte stress da caldo’ e circa 12 notti tropicali, con variazioni soprattutto nell’Europa sudorientale (66 giorni di ‘forte stress da caldo’ e 23 notti tropicali). Allo stesso tempo, il numero di giorni di ‘stress da freddo’ è stato il più basso mai registrato.
Ondate di calore da record nell’Europa sudorientale – “Abbiamo scoperto che l’Europa sud-orientale ha sperimentato sei ondate di calore tra giugno e il 5 settembre, tra cui quella più lunga (a luglio 2024) e la seconda più grave mai registrata nella regione, lunga 13 giorni, che ha interessato il 55% della regione” ha raccontato Samantha Burgess, responsabile strategico per il clima del C3S. In alcuni casi sono passati solo 3 o 4 giorni tra un’ondata di calore e l’altra. Il risultato? Su 97 giorni, 43 sono stati caratterizzati da ondate di calore. Nella Grecia meridionale, alcune aree hanno registrato fino a 55 notti tropicali in più rispetto alla media, gran parte dell’Italia fino a 50 in più, la Turchia occidentale fino a 40 in più e parti di Croazia, Serbia, Ungheria, Romania e Bulgaria fino a 35 in più. Dati significativi alla luce delle analisi del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici, secondo cui un riscaldamento globale di 1,5 °C potrebbe causare 30mila morti in più all’anno a causa del caldo estremo in Europa, con l’Europa sud-orientale che registra il bilancio più alto e in più rapida crescita. “L’adattamento climatico non è un’opzione futura, è una necessità molto concreta. Ora, oggi, non domani” ha dichiarato Celeste Saulo, segretario generale dell’Omm. In questo contesto sono fondamentali i piani nazionali di adattamento climatico, anche quelli adottati da singole città. Il 51% delle città europee ora ha un piano di adattamento al clima dedicato. Nel 2018 la percentuale era al 26%, ma la strada da fare su questo fronte è ancora lunga.