Il Messaggero, 15 aprile 2025
Liliana Resinovich, il video-alibi si ritorce contro il marito. E Visintin non torna a casa
Aveva consegnato agli inquirenti un video girato con una telecamera GoPro la mattina della scomparsa della moglie, il 14 dicembre 2021, mentre con la bicicletta faceva un’escursione sul Carso, per dimostrare si trovasse fuori città. Ora quel video, uno degli alibi di Sebastiano Visintin, indagato per l’omicidio della moglie Liliana Resinovich, ha un effetto boomerang e rischia di essere l’elemento che lo incrimina perché tracce degli abiti che indossava e che sono stati sequestrati dagli inquirenti all’interno della sua abitazione, potrebbero essere compatibili con quelle trovate sul corpo di Lilli.
LA PARTENZA
Visintin intanto non è ancora tornato a Trieste. Lo scorso sabato mattina, quando la notizia della sua iscrizione sul registro degli indagati è diventata nota, è partito per Villacco, in Austria. Aveva detto di essere tranquillo ma che non sapeva quando sarebbe tornato. La pm titolare delle indagini, Ilaria Iozzi, potrebbe disporre un nuovo interrogatorio, in quel caso il 73enne sarebbe obbligato a tornare a Trieste. Per ora però nessun obbligo. I suoi legali, gli avvocati Alice e e Paolo Bevilacqua hanno infatti spiegato che Visintin è indagato a piede libero e che non ha nessuna restrizione di movimento.
La super perizia dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo ha stabilito che la 63enne, ritrovata morta nel bosco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste il 5 gennaio 2022 – con la testa avvolta da due sacchetti di plastica trasparente legati da un laccio di corda e il corpo in altri due sacchi neri – ha stabilito che Liliana è stata picchiata e uccisa e che la data della morte coincide con quella della scomparsa. Di qui la nuova inchiesta per omicidio, l’iscrizione al registro degli indagati del marito e la perquisizione di una settimana fa nella sua abitazione, durata una notte intera. Oltre alle centinaia di utensili da taglio (circa 700), tra gli oggetti sequestrati dagli agenti della Squadra mobile di Trieste ci sono diversi indumenti e, in particolare, una felpa gialla e i guanti arancioni che Visintin indossava il giorno della scomparsa di Liliana.
LE IMMAGINI
A fornire alla procura un’indicazione precisa sugli indumenti indossati dal 73enne quel 14 dicembre di tre anni fa, proprio uno dei video girati con la GoPro installata dall’uomo sulla propria bicicletta. La telecamera inquadra un sentiero, dopo pochi secondi appare Visintin, indossa i guanti di lana arancioni e da sotto la giacca spunta la felpa gialla. Poi, davanti alla telecamera descrive il sentiero che sta percorrendo. Quegli indumenti potrebbero essere compatibili con le tracce rinvenute durante la prima autopsia e durante la seconda superperizia. Partiamo dalla felpa gialla: sul polsino sinistro della maglia indossata da Liliana al momento della morte, è stato trovato un «pelo/fibra di colore chiaro, giallo, di lunghezza di circa due centimetri, con estremi assottigliati». Se sia una traccia lasciata dalla felpa indossata da Sebastiano saranno i consulenti nominati dalla procura a stabilirlo. Altre maglie e maglioni sono stati sequestrati dall’abitazione di via del Verrocchio e anche questi verranno comparati con le tracce trovate sul corpo e sui sacchi nei quali era chiuso il corpo della vittima.
Lo stesso vale per i guanti arancioni: «Sul sacco che imbustava la parte inferiore» del corpo di Liliana è stata trovata dagli specialisti «un’impronta di guanto». «Tali tracce – si legge nelle 240 pagine della perizia – potrebbero essere temporalmente riferibili o al momento del confezionamento del corpo di Liliana Resinovich o trattarsi, in alternativa, di contaminazione dovuta all’attività degli operatori intervenuti, e che a vario titolo hanno avuto contatti con gli stessi sacchi, al momento del ritrovamento».
LE LAME
La verifica sugli utensili da taglio sembra invece più complessa. Centinaia quelli sequestrati – tra coltelli e forbici – ma solo una piccola parte saranno quelli analizzati e poi comparati con i segni da taglio alle estremità del cordino che fermava i sacchi di plastica trasparente sul capo di Liliana. Questo perché Visintin è un arrotino e molti degli arnesi potrebbero non appartenere a lui o essere stati comprati dopo il delitto. Senza considerare il fatto che una lama, se arrotata, può facilmente cambiare la sua forma.